DA GIULI A LETTA SR, “MODERATI” AL SERVIZIO DEGLI ESTREMISTI
Sai che notizia che Sgarbi faccia Sgarbi... Ovvero maleducazione, sessismo, volgarità, turpiloquio. Soprattutto provocazione compiaciuta, ostentata, rivendicata. Tanto abituale da venire a noia. Ai miei occhi non è questo che merita un commento, ma l’ipocrisia di chi si è precipitato a offrire le proprie scuse. Da Sangiuliano a Giuli. Autorizzano un duetto tra due lord come Sgarbi e Morgan e poi si stracciano le vesti. Moderati al servizio di estremisti, una tipologia che abbiamo imparato a conoscere. Giuli si è guadagnato una visibilità nei talk show politici, dissimulando imbarazzo ma nella sostanza avallando la nomea di opinionista fiduciario della Meloni. Adottando una tecnica collaudata: in prima istanza riconoscere che personaggi e comportamenti della destra nostrana talvolta eccedono, per poi puntualmente ridimensionare la portata del problema e infine argomentare che si sarebbe trattato di un equivoco, che avremmo a che fare con una destra moderata, civile, liberale. Una tecnica simile, sul piano più strettamente politico, per un paio d’anni, ha adottato Crosetto. Recitando la parte di un semplice simpatizzante e fiancheggiatore della Meloni. Il gigante buono e moderato che rivendicava i suoi trascorsi democristiani e forzisti, cui media e politici hanno dato credito. Salvo poi fiondarsi al governo quale ministro della Difesa, esorcizzando il suo gigantesco il conflitto di interessi (connesso alla sua attività professionale riccamente remunerata alla testa della lobby dell’industria delle armi condotta sino al giorno prima).
Non esattamente un attestato da cultura liberale.
Solo due esempi tra i tanti. Ma – temo i suddetti possano inorgoglirsene – il campione assoluto di quella fattispecie antropologico-politica è indiscutibilmente Gianni Letta. Andreottiano per estrazione e per indole, a sua volta forgiato alla scuola clerico-dorotea, in eccellenti rapporti con il Vaticano (inteso come ciò che residua del potere temporale della Chiesa, a cominciare da una certa doppiezza, semmai agli antipodi di quel che rappresenta papa Francesco). L’uomo che sa navigare con consumata abilità e mellifluo cinismo in tutti i meandri delle istituzioni. Colui che sapeva e sa portarsi come si conviene nei salotti romani che contano e che ha gestito un potere straordinario sin dall’avvio della trentennale stagione dominata da Berlusconi. Nei vertici ministeriali, nella gestione delle nomine, nel siglare compromessi con i più diversi settori dell’establishment.
Un uomo, Letta senior, cui si deve la straordinaria, incredibile impresa – gli va riconosciuto – di essere riuscito, in parte anche se non sempre, a dare a credere alla più clamorosa delle mistificazioni ovvero che il Caimano fosse moderato, liberale, europeista, persino cristiano.
Al proposito, lo confesso, non da oggi, mi sovviene un ricordo del vecchio catechismo, mandato a memoria in gioventù, relativo ai tre requisiti del peccato mortale (distinto dal peccato veniale). Eccoli: “Materia grave, piena avvertenza, deliberato consenso”. Pensando appunto ai supposti moderati a servizio di estremisti è difficile negare che ricorrano tutti e tre quei requisiti: di sicuro la materia è grave (lo Stato e la vita pubblica); così pure la perfetta consapevolezza, nonché l’intenzionalità e il dolo. Altri, meno avveduti o sinceramente attratti dal fascino degli estremisti, forse no. Questi sì, proprio perché coscienti e responsabili della parte che hanno scelto di servire. Di loro non si può dire che non sanno quello che fanno.
MAXXI M. PEGGIO DEL TURPILOQUIO DEL CRITICO SONO LE SCUSE IPOCRITE DI CHI LO DIFENDE