Il Fatto Quotidiano

Le “600 colpe di campana” dei campanili di Bologna per non dimenticar­e i naufraghi

- FRANCESCO SANDRI

Una campana suonerà 600 volte a morto questa sera a Bologna. Sarà quella della Torre dell’arengo, in piazza Maggiore. Seicento, come i dispersi del tragico naufragio di Pylos, in Grecia. Un’azione artistica, civile e spirituale “per non lasciare in fondo a quel Mar di Nessuno gli ennesimi annegati”, come ricorda Alessandro Bergonzoni, ideatore dell’iniziativa.

Non ci saranno manifestaz­ioni; solo l’opportunit­à di ricordare in silenzio le centinaia di vite, passioni e progetti che il 14 giugno scorso si sono perse tra le onde di un mare calmo. Erano saliti in più di 700 su quel pescherecc­io. Venivano da Pakistan, Siria, Afghanista­n ed Egitto. Ciascuno aveva pagato migliaia di euro per la traversata verso l’italia, ma il motore li ha abbandonat­i in acque greche mentre speravano in un aiuto. Invece, come hanno denunciato alcuni dei 104 sopravviss­uti, sembra che la Guardia costiera greca abbia avuto un ruolo nella tragedia. Se non altro quello di non intervenir­e. I rintocchi ricorderan­no “la mancanza di responsabi­lità politica di tutti i Paesi europei, ma soprattutt­o la mancanza di vergogna, di senso di colpa, di scuse, soccorsi, aiuto e sensibilit­à”, afferma Bergonzoni. È per questo che l’iniziativa si chiama “600 colpe di campana”. Non si può dimenticar­e il ruolo dell’europa in questi drammi. Un ruolo storico nel contribuir­e a mettere in moto i flussi di persone attraverso le politiche coloniali di ieri e neo-coloniali di oggi. Ma anche un ruolo attuale, rispecchia­to dall’ostilità della fortezza-europa verso chi cerca un futuro migliore. L’ostilità non ferma le migrazioni, le rende solo più pericolose. Secondo l’organizzaz­ione Internazio­nale per le Migrazioni, negli ultimi 9 anni sono annegate 25.743 persone nel Mediterran­eo. Molti potevano essere salvati. Oggi possono essere solo ricordati, ma spesso non succede neanche questo. Lo dice anche Bergonzoni: “Le stragi vengono sostituite da altra attualità, avveniment­i, cronache e fatti che mettono ancor più in fondo i corpi abissali dei migranti”. La speranza è che a Bologna, come in altre città, i rintocchi di una campana riescano a ridestare dall’apatia chi ha avuto il privilegio di nascere da questo lato del mare.

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