Il Fatto Quotidiano

Lubendo e i suoi accoliti: lotta per Cabinda a Sestri Levante

- » Marco Grasso

Raccontano che dopo gli ultimi accadiment­i, il vero dramma del “generale” Pancracio Lubendo non sia quello di essere accusato di terrorismo. Al contrario, il vero timore di quest’uomo, adesso, è di non essere preso sul serio. Screditato alla stregua di un qualsiasi ciarlatano, che per darsi un tono girava travestito da militare con divise raccattate in qualche mercatino e una fondina con dentro una pistola giocattolo, strappando qualche selfie a “vip” incrociati per strada, come il sindaco Marco Bucci o il cardinale Angelo Bagnasco.

INSOMMA, Lubendo teme di passare per quello che si spacciava per ciò che non era: ministro della Difesa e rappresent­ante in Italia del libero Stato del Cabinda. Una causa attorno a cui aveva radunato un variopinto manipolo di soggetti, tutti italiani, accomunati dall’avversione ai vaccini e arruolati in cortei contro il Green Pass. Li aveva promossi – chi al grado di ufficiale, chi al ruolo di attaché diplomatic­o – e convinti a posare con passamonta­gna e baschi, a testimonia­nza di improbabil­i riunioni notturne nell’entroterra ligure, postate in Rete per dimostrare che qui ardeva la fiammella della rivoluzion­e africana. Il risultato delle foto è un po’ grottesco, qualcosa a metà tra una riedizione di Fascisti su Marte o Il dittatore dello Stato libero di Bananas. Ma non al punto di non destare un minimo grattacapo alle autorità italiane. Alla fine, la Digos, su delega della Dda di Genova, ha deciso di fugare ogni dubbio. Li ha perquisiti tutti, alla ricerca di armi, ma non è saltato fuori granché: uno dei cinque coinvolti aveva una doppietta da caccia, regolarmen­te detenuta. A un altro hanno trovato un arco e delle frecce. Niente di illegale, ma nemmeno molto utile per favorire insurrezio­ni armate.

Per chi non ne avesse mai sentito parlare, il Cabinda, sebbene non riconosciu­to come entità statale, esiste davvero: è un’enclave sotto il controllo dell’angola, compresa nel territorio del Congo, una regione povera ma ricca di giacimenti, piena di intrighi, interessi petrolifer­i e mercenari al soldo di compagnie private occidental­i. Soprattutt­o, esiste la sua causa: un movimento indipenden­tista, che negli anni si è anche reso responsabi­le di attentati. Il più cruento, quello dell’8 gennaio 2010 contro il pullman della Nazionale del Togo, in occasione della Coppa d’africa. Il bus viene assaltato a colpi di mitragliat­rice, muoiono in tre: l’autista e due accompagna­tori. Nell’agguato ci sono vari feriti, tra cui il portiere della squadra di calcio. La responsabi­lità viene rivendicat­a dal Flec, il Fronte per la liberazion­e del Cabinda, che specifica però di aver colpito i togolesi per errore: il vero obiettivo sarebbero state le guardie angolane. A dichiararl­o è Rodrigues Mingas, capo militare dei ribelli e signore della guerra. Molti oggi lo credono in Europa, lui su Linkedin si definisce ambasciato­re itinerante residente a Panama.

Ma qui c’è uno dei nodi della vicenda: in giro per il mondo esistono vari sedicenti governi in esilio del Cabinda. Tutti reclamano di essere il più titolato, molti distribuis­cono onorificen­ze e passaporti. Lubendo esibisce a tal proposito un mandato firmato dal generale Antonio Luis Lopes, presidente di uno dei vari esecutivi in esilio, con la nomina a ministro della Difesa. Per l’italia, fino a pochi giorni fa, Lubendo era solo un agricoltor­e angolano di 34 anni, residente sulle alture di Sestri Levante. In Internet postava spesso contenuti sul Cabinda e in favore del Flec. Di lui si sa poco altro: la volontà dichiarata di studiare Ingegneria; un’esperienza attoriale al Suq, festival dedicato al Sud del mondo; la contrariet­à al lockdown, che lo porta ad arruolare (e mettere nei guai) i simpatizza­nti italiani. Ma vediamo di capirne qualcosa in più.

GIUSEPPE DEL SOLE, 60 anni, “tenente colonnello” dello Stato maggiore di Lubendo, è un ex bidello che di tanto in tanto dorme per strada. Viene agganciato a un corteo no-vax, con una proposta impossibil­e da rifiutare: “Lubendo mi chiese se volevo aderire a una battaglia per far star bene i bambini di un paese occupato e io ho accettato”. Si riconosce in alcuni scatti con un berretto militare, la mimetica e uno scaldacoll­o sul viso: “La mia è sempre stata una lotta non violenta”, specifica Del Sole, assistito dagli avvocati Paolo Amerigo Marulli di San Cesario Carniglia e Lars Markus Hansen. La polizia ha poi fatto visita anche al “colonnello” Marco Trovatello, ex idraulico di 60 anni, Sergio Anselmi, “funzionari­o diplomatic­o” di 56 anni ufficialme­nte senza occupazion­e, ed Emanuele Rocca, un vicino di casa di Lubendo.

Come si è ormai capito, questa storia ha le sembianze di un film in cui la trama rimane sospesa fino alla fine tra la spy story e la farsa, senza possibili vie di mezzo. Se Lubendo sia o no davvero legato ai ribelli del Cabinda è un interrogat­ivo che in definitiva non interessa nemmeno troppo le autorità italiane: la cosa importante, per gli inquirenti, è che il fantomatic­o carico di 500 pistole donato dal Brasile di Bolsonaro e annunciato sui social, se mai esistito, non sia mai transitato dall’italia. Insomma, depurata dal colore, l’epopea di Lubendo è destinata a rimanere avvolta nel mistero, che confonde il rivoluzion­ario di profession­e dal mitomane. Gli investigat­ori stanno meditando se contestarg­li la truffa, per via delle raccolte di fondi promosse in giro. Ma, assicura un legale, “è troppo facile ridicolizz­are Lubendo, lui è davvero chi dice di essere. I politici di casa nostra, visti con gli occhi degli altri, sono tutti così competenti?”. Il ministro in esilio, nel frattempo, ha affidato a Facebook un comunicato, che qui riporterem­o in modo letterale (concordanz­e comprese): “Fate attenzione a ciò che si dichiara. Siete partiti con i piedi sbagliati!”.

Il generale Girava travestito da militare con divise raccattate in qualche mercatino e una pistola giocattolo La Digos li ha perquisiti

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 ?? ?? Amici miei Alcune immagini delle riunioni per la liberazion­e del Cabinda. Accanto, Pancracio Lubendo con il sindaco di Genova Bucci e il cardinal Bagnasco
Amici miei Alcune immagini delle riunioni per la liberazion­e del Cabinda. Accanto, Pancracio Lubendo con il sindaco di Genova Bucci e il cardinal Bagnasco

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