Doppio fronte per Bibi tra economia e riservisti
CHI ARRUOLARE? Mentre Moody’s declassa rating a Tel Aviv, il governo pensa a nuove leve (anche tra gli ultraortodossi)
Nella storia di Israele non era mai accaduto che il suo rating creditizio venisse declassato. Eppure il primo ministro Benjamin Netanyahu non sembra preoccuparsene né tantomeno il ministro delle Finanze, il leader dei coloni dell’ultradestra sionista religiosa, Benzahel Smotrich, uno dei principali fautori della guerra contro Gaza nonché ideologo dell’espulsione dei palestinesi dalla Cisgiordania. Alla decisione dell’agenzia internazionale Moody’s del downgrade di Israele, Bibi ha risposto con queste parole: “Niente di cui preoccuparsi. L’economia israeliana è forte. Il downgrade non è legato all’economia, è interamente dovuto al fatto che siamo in guerra. E quindi il rating aumenterà nel momento in cui vinceremo la guerra – e vinceremo”. Smotrich invece nega l’evidenza sostenendo che si tratti di “un manifesto politico che non include argomentazioni economiche serie”. Secondo Moody’s invece il problema non sta nella guerra, ma nel modo in cui Israele e la sua economia sono attualmente gestiti.
LA GUERRA
in corso contro Hamas ha contribuito a questa inedita mossa solo nella misura in cui “le sue conseguenze e le conseguenze più ampie aumentano materialmente il rischio politico per Israele e indeboliscono le sue istituzioni esecutive e legislative e la sua forza fiscale, per il prossimo futuro”. E sul futuro incombe soprattutto lo sforzo militare, per lo meno dal punto di vista delle risorse umane da impiegare al fronte, per dare il cambio ai riservisti che hanno trascorso lì già 4 mesi. Per ovviare a questo problema, il governo prepara il disegno di legge sul servizio militare che modificherebbe sia i termini anagrafici sia la lunghezza della coscrizione per i soldati di leva sia quella per i riservisti. Se dovesse passare verrà anche alzata l’età massima di coloro che presteranno servizio di riserva: da 40 a 45 anni. Ciò implica un peggioramento dell’economia del Paese, perché altre migliaia di cittadini lasceranno temporaneamente il lavoro aumentando i problemi economici delle imprese pubbliche e private senza parte del personale. Ma il disegno di legge non crea solo problemi economici, ma anche scontri tra le comunità ultra-ortodosse e laiche di Israele che – secondo quanto racconta il giornale israeliano Haaretz – già litigano su chi dovrà prestare servizio nell’idf. Questo sebbene all’inizio del conflitto, alcuni ultraortodossi esclusi dal servizio militare – l’alta corte di Giustizia ha definito incostituzionale in quanto discriminatoria questa norma – si fossero offerti di arruolarsi come volontari.
“L’INIZIATIVA – spiega ancora il quotidiano progressista – finì nel giro di poche settimane con il ritorno di molti alla vita civile. Occasionalmente verranno richiamati per il servizio di riserva leggera nel corpo del Rabbinato Militare”. Ma per il gabinetto di guerra il problema degli uomini resta, tanto che “la tattica del premier – continua Haaretz – è mettere in risalto i volontari Haredi” per continuare la guerra. Strategia opposta a quella indicata anche dalla società di rating che critica il governo per aver respinto i piani presentati dagli Stati Uniti e dai paesi arabi che includerebbe un nuovo quadro di governance e leadership politica a Gaza, che a sua volta potrebbe contribuire a migliorare la sicurezza per Israele. Sicurezza che il governo pensa di potenziare coi corpi di sorveglianza in Cisgiordania a protezione degli insediamenti. Ma i politici di estrema destra che rappresentano i coloni sono pienamente consapevoli del rischio che cresca la rabbia nei loro confronti e hanno adottato misure preventive: i soldati dell’idf uccisi a Gaza dall’inizio della guerra che erano essi stessi coloni, o almeno istruiti nelle scuole religiose sioniste, vengono costantemente enfatizzati dai media.