Muore senza documenti: lavorava, ma non aveva il permesso di soggiorno
L’inchiesta Per i pm di Firenze, che indagano per omicidio colposo e crollo, due immigrati “irregolari” tra le vittime
Sulla strage di Firenze si allunga l’ombra dell’irregolarità di alcuni dei lavoratori coinvolti nel crollo. Elemento che, se provato, potrebbe mettere in dubbio anche la regolarità della loro presenza nel cantiere dove era in costruzione un megastore della Esselunga. Dai primi accertamenti, tutt’ora in corso, emerge infatti che a uno degli operai morti – Bouzekri Rahimi, 56 anni, originario del Marocco – negli anni recenti era stato revocato il permesso di soggiorno. Al connazionale Mohamed Ferhane, 24 anni, tutt’ora disperso, era invece stata respinta in primo grado una domanda di protezione internazionale, per “manifesta infondatezza”; Ferhane era in attesa dell’appello e, nel frattempo, era stato denunciato per violazione delle norme sull’immigrazione. Al momento ci sono altre tre vittime certe: Tauoufik Haidar, 45 anni, marocchino; Mohamed Toukabri, 54 anni, tunisino residente in provincia di Caserta; Luigi Coclite, 59 anni, residente vicino a Livorno.
Questi elementi, raccolti nel caos delle prime ore, potrebbero aprire nuovi scenari investigativi e sono ora al vaglio della Procura di Firenze, che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo e crollo. Ieri i pm hanno sentito i primi testimoni, tra cui alcune figure responsabili della sicurezza dei lavori. Al momento non viene dato per scontato niente e si sta cercando di fare chiarezza su elementi di base, come la certezza della ditta per cui lavoravano gli edili. A Palazzolo sull’oglio, comune in provincia di Brescia in cui vivevano Haidar e Fehrane, un amico ha aperto una raccolta di fondi. Si tratta di Jaouad Laghlimi, titolare di una macelleria islamica: “Erano spesso in negozio – dice raggiunto telefonicamente dal Fatto – Haidar ha una moglie e due figli in Marocco, che ora cerchiamo di aiutare, ci conoscevamo da otto anni; con Fehrane da due”. Anche Laghlimi dice di non sapere per quale ditta fossero impiegati gli amici: “Facevano gli edili, ma non so chi fosse il loro datore di lavoro. Mi risulta che lavorassero lì da due settimane, l’ultima volta ci siamo sentiti domenica”. Nella sessantina di aziende di subappalto in mano alla Asl c’è una sola azienda con sede a Palazzolo sull’oglio, la Pavindustria Technology srl. Ieri il Fatto ha provato a contattarla, senza successo.
I fatti risalgono a venerdì mattina. Il cantiere è quello della riconversione del vecchio panificio militare, a Rifredi-novoli, dove Esselunga sta costruendo un complesso da 2.500 metri quadri. Il crollo, alle 8:52, viene ripreso da una telecamera. Era in corso il getto del calcestruzzo. Nelle immagini è ripreso il cedimento di una trave di cemento del quarto piano, lunga 20 metri, che travolge a catena i piani sotto. Tre operai romeni al piano più alto rimangono feriti. Quattro muoiono travolti dalle macerie. I soccorritori stanno ancora cercando il quinto corpo.
I pm stanno prendendo in considerazione vari elementi tecnici che potrebbero spiegare il disastro: il materiale della trave, un prefabbricato; il pezzo
Il bilancio Recuperato nella notte il corpo di un quarto operaio Resta un disperso
d’appoggio della trave stessa; l’esecuzione regolare dell’operazione; la fase progettuale. C’è poi una serie di approfondimenti che riguarda la sicurezza del cantiere. Al momento del crollo ci sarebbero stati una cinquantina di lavoratori. I pm li stanno cercando e sono par