A TEATRO HO INCONTRATO FINALMENTE UN AUTORE NUOVO: LUIGI PIRANDELLO
Ho il vivo piacere di annunciare ai nostri lettori, finalmente, l’avvento di un nuovo scrittore di teatro, tal Luigi Pirandello, del quale la settimana scorsa è stata rappresentata a Roma una commedia di tre atti in prosa dal titolo Sei personaggi in cerca d’autore. Questo lavoro si giova di vecchie trovate che corrono il mondo da migliaia d’anni (Plauto stesso le conosceva per averle imparate dai greci) e le sorprese psicologiche, le novità nei caratteri non sono certo notevoli; tuttavia questo scrittore ha dalla sua una fantasia elegantissima negli allacciamenti e negli sviluppi, i suoi trucchi hanno l’abilità propria alle vecchie volpi, la sua apparente banalità (il teatro nel teatro) si scopre presto essere poesia di quella autentica, le sue parole sono misurate ma essenziali, il suo stile facile ma potente, la sua etica sconcertante ma sostanziosa. A conti fatti ieri sera mi è capitata, non senza mio stupore, una fortuna che da tempo non mi era concessa: mi sono divertito.
Il fattaccio della trama (l’incontro del Padre con la Figliastra in una casa d’appuntamenti) è di quelli da dover raccontare solamente al portiere, tanto sa di pettegolezzo e non di altro; ma, come succede nelle opere d’arte, non ha che un’importanza minore nella costruzione della commedia. Sono i personaggi che contano, oltre a un’atmosfera inconfondibile. Questo lavoro non è dipanato, la situazione rimane la medesima dall’attacco fino all’atto terminale: non variano che le sfumature, e un drammaturgo che si appoggia soltanto su questo, riuscendo a stare sempre in piedi, è ammirevole. Gli elementi del grottesco rivestono una liricità, una commozione difficile da raggiungere. La superficialità stessa di questi Sei personaggi è adorabile: tutto vi è chiaro, immediato, palpabile, sensibile. Viva la faccia. Poiché nel teatro non è possibile giocare con gli approfondimenti verticali, come fa Proust, ma è richiesta una varietà per così dire panoramica (sapienza nei particolari, differenze infinite nella monotonia), l’armonia, che sembra non possa trovare luogo in un lavoro di questo genere, vi ha un’importanza di primissimo piano; e la sapienza verbale e stilistica vuole la sua parte. Pirandello è uno scrittore certo non dialettale, non voglio diminuirlo così, ma italianissimo: la sua lingua è piena di sapore e atmosfera; è aderente al suo tempo, elegante, viva. Non credo, contrastando col parere di molti, che Sei personaggi in cerca d’autore sia una commedia tanto difficile da interpretare: ed è secondo me un torto, tanto da parte degli spettatori quanto da parte degli attori, affrontarla come uno scoglio, un cimento, un impegno. È un modo di vedere quanto mai errato.
Sei personaggi in cerca d’autore è una commedia enorme di per sé, un capolavoro autentico, provvisto di tutte le doti che ai capolavori si domandano, e i suoi personaggi sono tipi così ricchi di possibilità che ogni attore di un certo rango può bellamente interpretarli, renderli con qualsiasi sfumatura, con qualsiasi stile, fare quello che vuole; c’è una sola condizione: deve accostarsi all’interpretazione con anima ingenua, lasciar fare agli istinti, non sopramettersi, non premere su nessuna di quelle furberie che gli attori possiedono per vizio. Mi sembra insomma di aver incocciato in un autore dei più tempestivi e, quel che conta assai, divertente e nuovo. I capocomici in busca di copioni autentici e di fondo non si lascino scappare questa speranza del nostro teatro. Lo incoraggino, via. Dopo tante incertezze, tante paure, ci siamo. Suonino le campane a stormo: