Ci sono già soluzioni per i miasmi Ma il problema è la crescita infinita
Da sessant’anni si parla di smog in Val Padana. Si dice che la situazione oggi è migliorata, e in parte è vero, considerando che sono aumentate a dismisura automobili ed edifici. Sono infatti spariti il carbone e la nafta ad alto tenore di zolfo, che causavano le piogge acide, sostituti dal metano, più pulito. Ma purtroppo sono aumentati ossidi di azoto e polveri fini. Quindi per la salute cambia poco. Il cambiamento climatico ha un ruolo marginale, la maggior frequenza di alte pressioni invernali che favoriscono il ristagno d’aria e impediscono la dispersione degli inquinanti atmosferici. Le principali fonti sono traffico stradale, riscaldamento domestico, industrie, agricoltura. Per ripulire la miscela mefitica bisogna cambiare abitudini sbarazzandoci del ritornello che ciò implica danni economici. I danni a salute e clima non diventano poi sociali ed economici?
Trasporti: si esorta a usare i mezzi pubblici invece dell’auto privata, ma più di tanto non è possibile: urbanizzazione sparsa, biglietti costosi, scarsa puntualità. La novità è il telelavoro, sdoganato da Covid: più gente lavora da casa, più viaggi si eliminano. Però oggi molti fanno marcia indietro non per produttività ma per proteggere interessi consolidati: valore degli uffici, clienti di bar e ristoranti e tutto quanto legato ai pendolari. Altra possibilità per azzerare le emissioni nocive soprattutto nei centri urbani è l’auto elettrica, ma anche qui, apriti cielo, non va, costa, non ci sono le colonnine, le batterie le fanno in Cina...
Edifici: consumiamo troppa energia e la buttiamo dalle finestre. Il 36% delle emissioni europee proviene dagli edifici, veri colabrodo energetici. La riqualificazione può far risparmiare almeno il 60% dell’energia rispetto a edifici non isolati. I vari ecobonus, incluso il 110%, sono stati attaccati perché troppo costosi. Eppure per questi incentivi parliamo sempre di soldi, mai di kilowattora, tonnellate di CO2 e micropolveri. Mentre i negozi hanno il riscaldamento a palla e porte aperte o i dehors i funghi a gas che scaldano la strada.
Industria: qui le norme sono più stringenti e l’innovazione ha spinto a rinnovare gli impianti e ridurre consumi e costi. Molto resta da fare ma la strada è imboccata. Agricoltura: i reflui zootecnici sparsi come fertilizzante sui terreni producono ammoniaca, precursore delle polveri fini. La soluzione c’è: dopo il passaggio dei mezzi spandiliquame bisogna interrare subito le deiezioni invece di lasciarle all’aria. Ma costa di più e non tutti lo fanno.
Infine, anche lo smog mette in luce i limiti ambientali invalicabili. La tecnologia può migliorare l’efficienza e ridurre gli sprechi, ma non all’infinito. Dobbiamo convincerci che non si può continuare a crescere in territori limitati. Più auto, più capannoni, più villette, più logistiche, più camion, più consumi, più rifiuti, più voli, più di tutto. Alla fine non ci sta più nulla e salta la baracca.