Il Pse timido sul cessate il fuoco a Gaza Il “manifesto” insiste sulle armi a Kiev
“Guarda quanto è bello il cielo senza bombe”. Lo striscione all’ingresso del Circolo Arci Zalib a Roma, a pochi passi da Regina Coeli, dove Elly Schlein porta una delegazione del gruppo Socialisti e Democratici nella Capitale per il congresso del Pse sembra un monito, visto che le posizioni dei Socialisti non sono esattamente le stesse del pacifismo mondiale. E il monito si accresce di enfasi quando un funzionario di Bruxelles si mette al pianoforte e canta sulle note di Imagine di John Lennon, che inneggia alla pace, alla fine dell’evento.
LA TAPPA è la seconda, dopo che la segretaria del Pd e lo Spitzenkandidat lussemburghese Nicolas Schmit di prima mattina sono andati al monumento in memoria di Giacomo Matteotti. Entrambi cercano una legittimazione: Schmit, Commissario al Lavoro, è un candidato piuttosto debole, che però si è distinto per essere il padre del salario minimo. Schlein lavora per una legittimazione a livello europeo: neanche oggi annuncerà la sua candidatura, ormai scontata, ma lo farà a breve.
Nel Manifesto del congresso del Pse, che oggi verrà presentato alla Nuvola all’eur si parla di salario minimo, ma non di una direttiva per i lavoratori delle piattaforme digitali (i rider, per intendersi). A proposito di posizioni radicali, ma fino a un certo punto. E di cessate il fuoco in Medio Oriente, stando alle bozze che giravano fino a ieri sera, neanche si parlava. Forse perché non era possibile arrivare a una posizione sufficientemente netta.
Il gruppo di lavoro Pd – coordinato dal responsabile Esteri,
Peppe Provenzano – ha provato fino all’ultimo a far passare la posizione dem (per un immediato cessate il fuoco, prima della liberazione degli ostaggi, pure chiesta con forza), ma ha trovato la ferma opposizione dei tedeschi, che su questo punto sentono il peso della loro storia nei confronti degli ebrei. Ieri Schlein ha avuto un bilaterale di un’ora con il
Cancelliere tedesco, Olaf Scholz. Il tema Medio Oriente è stato affrontato. Di certo c’è un gruppo Pd, M5S, Avs che domani parte per Rafah: tra loro Andrea Orlando, Arturo Scotto, Nicola Fratoianni.
Inoltre, il Pse ribadirà che l’invasione dell’ucraina è stata “un punto di svolta nella storia” e che non solo bisogna continuare ad aiutare Kiev, ma anche sviluppare la politica di difesa europea, in maniera che affianchi la Nato. E si parla specificamente di sostegno all’industria collegata. Ieri al Nazareno si sono susseguiti incontri.
Ma il clou mondano della due giorni romana è stata la cena di ieri sera in Campidoglio. Oltre al sindaco, Roberto Gualtieri, a Schlein e a Schmit, c’erano pure la premier Mette Frederiksen (Danimarca), Antonio Costa (dimissionario, Portogallo), Scholz, Marcel Ciolacu (Romania) e Pedro Sanchez (Spagna). Con Sanchez avrà un bilaterale stamattina, con gli altri lo ha avuto ieri. Da notare che sia Scholz che la premier danese hanno appena firmato l’accordo di sicurezza con l’ucraina, come fatto da Giorgia Meloni per l’italia. In particolare, la Danimarca ha stanziato in quell’intesa 1,8 miliardi per il 2024. Dal Nazareno ci tengono a far sapere che la segretaria è in pressing sulla pace.
MEDIORIENTE I TEDESCHI DICONO NO A POSIZIONI NETTE
SIA SCHLEIN sia Schmit in questi ultimi due giorni ci hanno tenuto a mandare a dire a Ursula von der Leyen che “c’è una chiara esclusione sul fatto che i socialdemocratici europei possano allearsi con l’estrema destra di ogni tipo. Quindi, né con Identità e Libertà (dove siede il Carroccio, ndr), né con l’ecr (il gruppo dei Conservatori, ndr)”. Ma se poi andrà davvero così e il Pd non si troverà a votare la presidente della Commissione con FDI è tutto da vedere. Schmit ha detto in un’intervista a Politico che oggi alla Nuvola annuncerà: “Chiariremo le nostre differenze, e anche le differenze tra le nostre famiglie politiche”, ha detto. Dopo il voto di Bruxelles ci si aspetta che parta la competizione tra le due delegazioni più nutrite, gli spagnoli del Psoe e gli italiani del Pd, per le cariche. Potrebbe trattarsi del presidente del Parlamento europeo o del capogruppo di S & D. Tra i dem già sono pronti a entrare in rotta di collisione Pina Picierno e Nicola Zingaretti.