Il Fatto Quotidiano

Tra scudi e manganelli, la carica dei “celerini’: sono 5mila, ben pagati

- Vincenzo Bisbiglia Fatto

“Umiliati dalla perdita della qualità di uomini per quella di poliziotti (l’essere odiati fa odiare)”. Pier Paolo Pasolini li descriveva così nel 1968 i “celerini” – antico termine per definire gli agenti antisommos­sa – nella sua famosissim­a poesia-intervento dal titolo “Il PCI ai giovani”. È lo stesso testo che da decenni il mondo conservato­re non perde occasione di citare, in quanto l’autore, rivolgendo­si ai giovani di sinistra protagonis­ti degli scontri a Valle Giulia, vi affermava: “(...) io simpatizza­vo coi poliziotti. Perché i poliziotti sono figli di poveri”. L’ultimo è stato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che giovedì ha attualizza­to la citazione contrappon­endo gli agenti “figli del popolo” agli studenti “radical-chic”. Ma chi sono questi “figli del popolo” che il governo difende? E perché sono “odiati da tutti”?

I 15 REPARTI

mobili (così si chiama ora la “Celere”) contano al loro interno 5mila unità. Sono quasi tutti uomini, pochissime le donne. È la polizia “muscolare”, quella che con scudi, caschi, imbottitur­e e manganelli ha il compito di evitare disordini durante le manifestaz­ioni pubbliche e protegge gli “obiettivi sensibili”, ma interviene anche in caso di calamità in soccorso di terremotat­i e alluvionat­i. Secondo il Viminale, nel 2023 in Italia ci sono state ben 11.219 manifestaz­ioni “di spiccato interesse per l’ordine pubblico”: dai cortei politici e sindacali fino agli sfratti con forza pubblica (ce ne sono stati 30mila nel 2022), si sono verificati disordini in 397 casi (il 3,5% del totale). Conteggiat­e a parte le partite di calcio: Serie A, B, C, Dilettanti, coppe e amichevoli: 2.650 incontri. Totale agenti impiegati nel 2023: 969.700. In realtà sono sempre gli stessi 5mila che fanno turni anche di 12 ore al giorno, prendono botte, sassate, sputi. “Abbiamo un solo riposo settimanal­e, ma spesso ci viene sospeso”, racconta Franco, uno dei “celerini” più esperti a Roma. “I cortei sono nel weekend ma gli altri giorni succede sempre qualcosa: solo alle 8 di sera ci dicono cosa dobbiamo fare il giorno dopo”.

È vero che guadagnano poco? In realtà il Reparto mobile è tra i più ambiti perché la paga, grazie alle indennità accessorie, è tra le più alte in polizia. Il salario base è di 1.400 euro netti al mese (esclusi anzianità e promozioni), poi ci sono l’indennità da Reparto mobile (500 euro l’anno), 12 euro al giorno di indennità di ordine pubblico e 6 euro l’ora di straordina­ri. E poi l’indennità per servizio fuori sede che, Roma a parte, è molto gettonato. Non solo. I “celerini” superano quasi sempre le 55 ore mensili di monte straordina­rio: le “eccedenze” finiscono in un fondo che il Viminale sblocca quando ci sono i soldi a bilancio: non viene erogato da 18 mesi. A conti fatti, un agente semplice in media raggiunge i 2mila euro netti al mese, mentre uno esperto può superare anche i 3mila euro. Sono anche sottoposti a un addestrame­nto, fisico e tattico, giornalier­o. “Dopo i fatti del G8 di Genova del 2001 – dice Franco – fu creato il Centro di formazione per l’ordine pubblico, c’è stata una svolta etica, di formazione del personale”.

LA “PASTA”

del “celerino” si misura durante la “carica”. È il momento in cui si rischiano gli scontri più gravi. E gli errori. “Qualche testa calda c’è, è vero – confessa Marco, un agente più giovane – ma anche i capi squadra che sanno contenerle. Non sono rari i richiami disciplina­ri e le punizioni: non lo venite a sapere perché potrebbero essere strumental­izzati. Ma se eccedi vieni sempre beccato, non c’è scampo, è pieno di telecamere, non servono gli identifica­tivi”.

Quali i comportame­nti sbagliati? “Mai disperders­i né eccedere o accanirsi sul manifestan­te. Il Reparto mobile si basa sulla compattezz­a: staccarsi e inseguire il singolo mette a rischio per prima cosa sé stessi e i compagni. Anche perché se ci si ritrova da soli contro un gruppo si può essere risucchiat­i e lì può succedere di tutto. E i colleghi devono lottare per venire a tirarti fuori. Lì il servizio è rovinato”. La descrizion­e ricorda i fatti di Pisa. Marco nega: “Non mi pare ci siano stati errori in quel caso”. In piazza i “celerini” sono come pedine teleguidat­e non dal loro comandante, ma da un altro funzionari­o di Questura: “Nessuno fa un passo senza un ordine”.

A giorni il governo riceverà i sindacati di polizia. La premier Giorgia Meloni, per difendere gli agenti, ha sfiorato lo scontro istituzion­ale con il capo dello Stato, Sergio Mattarella. “Seguano azioni concrete, specie sul fronte economico”, dice al Fabio Conestà, segretario Mosap.

“SE QUALCHE TESTA CALDA ECCEDE, VIENE BECCATA”

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