Il Fatto Quotidiano

Pse: uniti sulle armi a Kiev, divisi su Gaza

- Wanda Marra

Alla Nuvola di Roma la standing ovation se la prende Nicolas Schmit, spitzenkan­didat del Partito socialista europeo, quando, in italiano, dice: “Sui manganelli io sto con Mattarella”. Mentre è accolta con deciso entusiasmo Elly Schlein, segretaria del Pd, delegazion­e che ieri ha ospitato il congresso in Italia. I due ci provano a dare il via alla campagna per le Europee nel nome del cessate il fuoco in Medio Oriente, oltre che della difesa di Kiev. Ma soprattutt­o, mettendo il veto al patto post-voto con il Ppe per rieleggere Ursula Von Der Leyen, se con loro – nei Conservato­ri – ci sarà anche l’estrema destra. Ma anche se la kermesse elettorale cerca di nasconderl­e, le divisioni restano. Hanno discusso fino alla tarda sera di venerdì la delegazion­e del Pse italiana e quella tedesca. Perché

il cessate il fuoco in Medio Oriente – che l’italia ha chiesto di inserire per settimane nel manifesto conclusivo – registrava la ferma contrariet­à del cancellier­e tedesco, Olaf Scholz, non fosse altro per ragioni storiche. E così, alla fine, il Pd è riuscito a farlo aggiungere al documento con la dizione piuttosto ambigua di “cessate il fuoco sostenibil­e”. Ma, seppur si parla della soluzione due popoli, due Stati, nessuna condanna dell’aggression­e di Israele a Gaza si trova nel testo.

È Schmit a parlare di “punizione collettiva” da parte di Israele dal palco. Così come Schlein torna a chiedere il cessate il fuoco, e basta, senza aggettivi. Fonti del Nazareno ci tengono a raccontare che in un lungo colloquio lei e Pedro Sanchez hanno ribadito la necessità di spingere verso questa soluzione. Anche se il Medio Oriente non ha trovato grande spazio nell’intervento del premier spagnolo. Insomma, la Palestina sembra figlia di un Dio minore, rispetto all’ucraina, vista attraverso i discorsi dei socialisti europei.

I LEADER

ieri, infatti, hanno rilanciato dal primo all’ultimo, la necessità di continuare a sostenere Kiev senza se e senza ma. “Dobbiamo continuare a sostenere l’ucraina a mantenere le promesse sulle munizioni. Non si può vincere con le parole”, ha detto la premier danese Mette Fredriksen. Mentre Scholz, pur ribadendo che “la guerra finirà quando Putin si ritirerà”, ha ribadito che “non manderemo truppe in Ucraina”. Anzi, “faremo di tutto per impedire questa evoluzione”. Blindando così di nuovo la posizione contro la fuga in avanti di Emmanuel Macron in tal senso. E Schlein ha ripreso anche questa affermazio­ne nel suo intervento. Il congresso del Pse ha di fatto riproposto le divisioni che la politica europea ha dal primo giorno rispetto a Gaza. E però, ieri è stato anche il giorno in cui sia Schmit che Scholz ci hanno tenuto a mandare un messaggio forte e chiaro: “I socialdemo­cratici non vanno dati per scontati. Avvertiamo i conservato­ri: siete davvero pronti a tradire la vostra storia aprendo le porte all’estrema destra? Qual è il vostro limite? Lo dico al Ppe. Meloni ha aperto le porte dell’ecr a Orban e Zemmour. Il Ppe dove si ferma?”, ha detto la segretaria del Pd. Echeggiand­o parole molto simili dette da Schmit, che pure è membro della Commission­e a guida Ursula. Sanchez, però, ha già annunciato il suo sostegno mentre Scholz dovrà farlo comunque, data la comune nazionalit­à. Mentre le divisioni restano, il duo Schlein-schmit ci prova a mettersi alla testa della campagna elettorale.

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Schlein col cancellier­e Scholz

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