Il governo vuole una nuova commissione Via
Un avviso permanente che sostituisce un precedente avviso permanente, lanciando un messaggio politico su un organismo tecnico: è tempo di cambiare la commissione Via-vas già insediata (che scade a maggio ma che sarebbe potuta essere rinnovata come previsto dalle norme ), tanto più che dovrà esprimersi sulla Valutazione d’impatto ambientale del Ponte sullo Stretto.
IL PRIMO MARZO,
sul sito del Ministero dell’ambiente e della Sicurezza Energetica, è comparso un avviso di sostituzione dell’avviso permanente per “l’invio di manifestazioni di interesse alla nomina in qualità di componente della commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale Via-vas”, pubblicato nel 2022. Oltre a contenere la modifica del numero dei membri (che passano da 50 a 70 come previsto da uno degli ultimi decreti Energia), il coinvolgimento dell’ispra con una convenzione di mezzo milione di euro e il trattamento dei commissari provenienti dall’amministrazione pubblica, l’avviso sospende tutte le manifestazioni già arrivate invitando a presentarle nuovamente “anche in considerazione dell’imminente scadenza del mandato della Commissione Via-vas in carica”.
Quelle presentate negli ultimi due anni (se non ripresentate) non saranno prese in considerazione né si immagina di confermare la commissione attuale, lasciando così in sospeso l’iter di molti progetti, almeno 200 in totale, 30 quelli critici (una parte nella scheda qui accanto), che vanno dalle infrastrutture all’energia rinnovabile. Su tutti, il Ponte sullo Stretto tanto caro a Matteo Salvini.
Il progetto è stato infatti presentato nelle scorse settimane, con una norma che gli permetteva di avere una Valutazione d’impatto Ambientale rapida, in 90 giorni, come per le opere del Pnrr. La scadenza per la Via arriverebbe pero pochi giorni dopo la scadenza naturale del mandato quadriennale della Commissione Via-vas, a fine maggio. Il che crea una duplice difficoltà: una commissione in uscita difficilmente si prenderebbe la responsabilità di esprimersi su un progetto di tale importanza. Quella entrante, d’altra parte, impiegherà diverso tempo tra raccolta delle candidature, selezione, nomine, controllo preventivo della Corte dei Conti, nulla osta dalle amministrazioni di appartenenza per chi viene dalla Pa e avvio lavori, per diventare davvero operativa. C’è chi stima almeno sei mesi. Ma se pure riuscissero a fare tutto negli 84 giorni rimanenti, alla nuova Commissione resterebbero sei giorni per rispettare la scadenza dei novanta giorni. Il ritardo è quindi quasi certo così come una impasse non di poco conto (assieme alla voglia di cambiamento della Commissione) soprattutto se il regime di proroga dovesse protrarsi a lungo.
ED È PROPRIO
su questa difficoltà che si poggia l’idea, che circola da qualche tempo, di affidare la valutazione del progetto del Ponte alla commissione che si occupa dei progetti del Pnrr e che pure da quando si è insediata lavora con venti commissari in meno, senza supporto tecnico e tecnologico e nonostante questo è riuscita a dare pareri su un numero sempre crescente di giga di rinnovabili (quest’anno dovrebbero essere 12 quelli “parerati”). La base c’è, la difficoltà pure, al momento manca la norma specifica necessaria per farlo. Per ora.