Quanta confusione sui 62° C percepiti a Rio (37° effettivi)
In Italia – Il 20 marzo, con l’equinozio, la primavera è arrivata anche sotto il profilo astronomico. Quella meteorologica per convenzione era già iniziata il primo del mese e si è portata avanti al galoppo con temperature degne più di aprile che di marzo, sopra i 20 °C questa settimana in molte città da Nord a Sud. Gli unici episodi di qualche rilievo sono le piogge cadute tra lunedì e martedì dal Nord-est all’adriatico, le nebbie mattutine in Pianura padano-veneta, e i temporali di giovedì sera in Emilia-romagna con potenti fulminazioni a Bologna. Ieri un fronte freddo da Nord-ovest ha raggiunto le Alpi seguito da vento forte, mentre da martedì saranno le depressioni atlantiche a riportare piogge estese. In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, il 22 marzo, l’ispra ha diramato i dati sulla disponibilità di risorsa idrica nazionale, che nel 2023 – benché in ripresa dopo la carenza record del 2022, e nonostante le piogge alluvionali di maggio – è rimasta inferiore del 18% alla media del periodo dal 1951 (112 miliardi di metri cubi in luogo dei 138 normali), confermando una tendenza al ribasso manifesta da anni, con siccità più estreme, frequenti e diffuse cui contribuisce l’aumentata evaporazione a causa delle temperature elevate.
NEL MONDO –
Ondate di calore estremo colpiscono Caraibi, Sud America, Europa occidentale, Africa e Oceania. Il 19 marzo il villaggio sudafricano di Viooldrif, al confine con la Namibia, ha toccato 45,1 °C, valore mai registrato così tardi nell’autunno australe nel
Paese; eccezionali i 33 °C in Galizia
(Spagna), in Marocco già si misurano 38 °C, e nel Sud Sudan sono state chiuse le scuole di fronte a temperature straordinarie anche per questo Paese appena a Nord dell’equatore (attesi 45 °C). Record nazionale di temperatura massima per marzo in Repubblica Dominicana (38,6 °C) e la minima notturna di 32,5 °C registrata giovedì a Liberada, in Paraguay, è la più elevata storicamente nota in questo mese in tutto il Sud America. È divenuta virale la notizia dei 62,3 °C di temperatura percepita il 17 marzo in un sobborgo di Rio de Janeiro: si tratta di un indicatore calcolato per quantificare lo stress da calura sul corpo umano (Heat Index) e diffondere allerte alla popolazione locale considerando la combinazione di temperatura e umidità relativa, in quel momento circa 37 °C e 75%, effettivamente insopportabile e a livelli record; ma il suo utilizzo mediatico su vasta scala senza indicare anche la temperatura realmente rilevata dal termometro (37 °C) ha creato confusione. Non mancano le alluvioni, cinquemila evacuati in Uruguay per piogge fino a 154 mm in 24 ore. Per la Giornata mondiale della meteorologia, celebrata ieri, la World Meteorological Organization ha pubblicato il rapporto State of the Global Climate in 2023, anno di molteplici e sorprendenti primati: mai così elevate le concentrazioni di gas serra, le temperature medie di atmosfera (+1,45 °C rispetto all’era preindustriale) e superficie marina, il contenuto di calore e il livello degli oceani, la fusione dei ghiacciai, e mai così ridotta l’area della banchisa antartica. In un commento su Nature, Gavin Schmidt, direttore del Goddard Institute for Space Studies della Nasa, spiega che nessun anno come il 2023 (probabilmente il più caldo degli ultimi centomila) ha mai disorientato e inquietato tanto i climatologi, con un salto di temperatura oltre ogni previsione, non spiegabile con il temporaneo contributo di “El Niño” sovrapposto al riscaldamento antropogenico di fondo. Si teme che il sistema climatico stia reagendo più rapidamente delle attese con meccanismi ancora poco noti, proiettandoci verso “territori inesplorati”. Forse c’entra la riduzione delle emissioni solforose delle navi che finora mascheravano un po’ l’aumento termico, ma servono altri dati e una più urgente azione contro il riscaldamento globale. Invece buttiamo miliardi di dollari in armi.
DALLA NASA ALLARME: IL SURRISCALDAMENTO ACCELERA IN MODO ANOMALO E IMPREVISTO