Il Fatto Quotidiano

Salario minimo, si muovono i Comuni

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Dopo che il governo Meloni ha affossato la proposta sul salario minimo, è partita la controffen­siva di diversi Comuni che, pure nel limite delle proprie competenze, stanno adottando delibere per affrontare a livello locale il problema delle retribuzio­ni di chi lavora. Partiti con le iniziative di Livorno e Firenze, più qualche altro piccolo centro, negli ultimi giorni ha iniziato a muoversi anche Milano, con un’iniziativa un po’ diversa. Non è quindi un caso che i primi passi siano stati compiuti proprio nelle città che sono morse in questo periodo dal problema dell’alto costo degli affitti.

QUELLO DEL CAPOLUOGO

lombardo è un progetto particolar­e, perché mira a individuar­e una cifra di salario minimo che sia adeguato alla vita nella città. A Milano quindi sarà istituita una commission­e di esperti per stabilire questa soglia.

In Senato

Se ne è parlato in un convegno a Palazzo Marino l’altro ieri. Il movimento di proposta Adesso!, insieme con think tank Tortuga, ha presentato una ricerca per cui l’attuale salario medio di Milano è pari a 8,45 euro l’ora, ma scende a 7,84 euro per i lavoratori con massimo la terza media. Quindi la proposta di mettere su un gruppo di studiosi e componenti delle parti sociali per arrivare a un salario minimo comunale che sia sufficient­e. Bisogna ricordare che i Comuni non hanno la competenza di istituire un salario minimo sul proprio territorio. Quindi il risultato della ricerca sarà messo a disposizio­ne dell’amministra­zione e della contrattaz­ione collettiva, oltre che del mondo delle aziende, che poi dovranno trovare il modo per applicarlo nella pratica.

Di diverso stampo, come detto, i provvedime­nti di Livorno e Firenze. Questi non hanno previsto l’individuaz­ione di una cifra parametrat­a in base al costo della vita locale, ma hanno recepito la soglia dei 9 euro prevista dalla proposta delle opposizion­i in Parlamento. Tuttavia, queste amministra­zioni hanno già cercato un modo per renderlo esecutivo. In pratica, quei Comuni si sono impegnati a garantire uno stipendio orario di almeno 9 euro a tutti gli addetti impegnati negli appalti pubblici del Comune. Stessa impostazio­ne per il Comune di Firenze, che l’ ha approvato in Giunta. Quindi, un’applicazio­ne circoscrit­ta ai lavori commission­ati dal Comune. Il Comune di Pellezzano, in provincia di Salerno, ha deliberato sull’obbligo di applicare i contratti collettivi maggiormen­te rappresent­ativi per le aziende che lavorano con l’ente pubblico e ha previsto una serie di incontri con i sindacati per raggiunger­e l’obiettivo di far sì che comunque non si vada mai sotto i nove euro l’ora.

Molte delle profession­i che oggi in Italia sono pagate sotto i 9 euro fanno riferiment­o a servizi, come la vigilanza, svolti proprio in favore delle pubbliche amministra­zioni. Ecco perché l’introduzio­ne del salario minimo a livello nazionale non sarebbe a costo zero, ma imporrebbe a tutti gli enti pubblici di adeguare i loro appalti.

LE GIUNTE

che si sono mosse in tal senso sono consapevol­i dell’aumento dei costi che questo comporterà per i bilanci comunali. Ma è un movimento che sta comunque crescendo e ricorda quanto successe circa dieci anni fa su un altro tema: allora il governo nazionale tergiversa­va sull’approvazio­ne della legge sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso, quindi decine di Comuni anticiparo­no approvando i registri comunali delle unioni civili e trascriven­do i matrimoni celebrati all’estero.

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FOTO ANSA
Proteste FOTO ANSA

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