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Bibi: pronti a entrare a Rafah Msf: morti e vivi uno sull’altro

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“Ci stiamo preparando a entrare a Rafah”. Lo ha annunciato una volta di più il premier israeliano, Benjamin Netanyahu parlando con le famiglie dei militari dell’idf tenuti in ostaggio da Hamas a cui ha sottolinea­to che solo la pressione militare garantirà il loro rilascio: “I vostri figli sono i nostri eroi. Eroi di Israele: abbiamo conquistat­o il nord della Striscia di Gaza e Khan Younis. Abbiamo messo in sicurezza la Striscia e ci stiamo preparando ad entrare a Rafah”. Netanyahu parla ai familiari dei militari rapiti, mentre le famiglie degli altri ostaggi, i civili, lanciano contro di lui dure accuse: “Lo Stato ci ha spaventati, per questo finora siamo rimasti in silenzio”. Intanto, nella Striscia, le truppe israeliane dislocate intorno all’ospedale Al-shifa a Gaza hanno ucciso Raad Thabet, tra i dieci comandanti ai vertici di Hamas.

Mentre dall’ospedale al-aqsa giunge la drammatica testimonia­nza di Medici senza frontiere: “Centinaia di persone sono nei corridoi. Ci sono pazienti per terra, feriti, ma anche molte persone che vivono all’interno dell’ospedale perché non c’è più altro posto dove andare”. Persone ammassate che “è anche difficile capire se una persona è viva oppure è morta”. A parlare è il medico Roberto Scaini dall’interno della struttura. “La situazione nella emergency room è drammatica”, ha aggiunto, spiegando che “i pazienti vengono curati per terra. Di fronte a una catastrofe di tale potata mancano farmaci, garze, il minimo indispensa­bile per fare un lavoro normale e le sale operatorie lamanar vorano incessante­mente tutto il giorno”. Inoltre, dichiara Scaini, “le infezioni post operatorie sono altissime”. E mentre “i feriti di guerra continuano ad arrivare, arrivano anche brandelli di corpi, morti”. Si registra anche un “netto aumento dei casi di malnutrizi­one infantile, che prima della guerra non c’erano”, tanto che “Msf ha avviato programmi terapeutic­i mirati”.

L’idf, da parte sua, ha diffuso un video che mostra l’interrogat­orio di un membro del Jihad islamico palestines­e che confessa di aver violentato una donna israeliana in un kibbutz nel sud di Israele durante l’assalto del 7 ottobre guidato da Hamas. L’uomo, identifica­to come Qassem, è stato arrestato dalle forze israeliane all’inizio del mese a Khan Younis, nel sud di Gaza, e ha riferito di essere un membro delle forze navali del Jihad islamico.

LA CORTE PENALE

internazio­nale ha, invece, stabilito che Israele deve “adottare tutte le misure necessarie ed efficaci per garantire, senza indugio” e in coordiname­nto con le Nazioni Unite, “la fornitura senza ostacoli e su larga scala” di aiuti umanitari: cibo, acqua, elettricit­à, carburante, alloggi, abbigliame­nto, igiene e servizi igienico-sanitari, nonché forniture e cure mediche. Allo stesso modo, la Corte afferma che è necessario “aumen

UN MILIZIANO DEL JIHAD AMMETTE UNO STUPRO

tare la capacità e il numero dei valichi di terra” per la consegna di aiuti umanitari alla popolazion­e di Gaza in tutta la Striscia, e “mantenerli aperti per tutto il tempo necessario”.

Alla fine di gennaio il tribunale aveva già ordinato misure di emergenza e intimato a Israele di fare tutto il possibile per prevenire il genocidio nella Striscia di Gaza. Tutte queste deliberazi­oni verrebbero ulteriorme­nte ignorate dall’invasione di Rafah che non farebbe che aggravare l’aspetto umanitario.

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LAPRESSE Terrore Un’immagine dall’interno dell’ospedale al Aqsa di Deir al Balah, centro della Striscia

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