Favori a banche e aziende È la nuova legge sulle armi
Vogliono che sia solo il governo a decidere se e quando vietare l’esportazione di armi. Soprattutto, non vogliono che si sappia quali banche fanno affari con gli armamenti. E intendono ignorare il trattato delle Nazioni Unite sul commercio delle armi del 2013, che pone diversi paletti al commercio di materiale bellico.
LIMITI EVIDENTEMENTE
fastidiosi per il governo delle destre, che il 21 febbraio scorso in Senato hanno incassato il primo via libera alla revisione della legge 185 del 1990, che norma “il controllo sull’esportazione, l’importazione e il transito dei materiali di armamento”. Una normativa di cui il ministro della Difesa Guido Crosetto, ai tempi in cui era presidente dell’aiad - federazione che raggruppa le aziende della difesa e dell’aerospazio - aveva più volte invocato la modifica nelle audizioni in Parlamento. Ora potrebbe farcela, per la preoccupazione delle associazioni pacifiste e di tanto mondo cattolico. La nuova versione della 185 è già stata depositata presso le commissioni Difesa e Affari esteri, alla Camera, con l’obiettivo di chiudere tutto entro aprile. A breve, le destre potrebbero avere una legge che ripristina il Cisd, comitato interministeriale presieduto dal presidente del Consiglio, che potrà revocare i divieti all’esportazione di armamenti, fatte salve rare eccezioni. Ma è altro a preoccupare il senatore del Pd Graziano Delrio, che a Palazzo Madama si era espresso in dichiarazione di voto contro la nuova legge, ricordando che già ora “in Europa si investono 345 miliardi in armi” e che i guadagni delle industrie del settore sono già notevolmente cresciuti. Al Fatto, Delrio sottolinea diverse criticità del testo: “Innanzitutto, dalla relazione annuale del governo al Parlamento sulle esportazioni verrà tolta la parte sulle attività delle banche. Non sapremo più quali istituti prestano soldi alle aziende specializzate in armi, una modifica chiesta da tempo dall’associazione bancaria italiana. ‘Per colpa di quei dati, diverse banche perdono clienti’ era la tesi”. Ma secondo il senatore c’è anche “una grave omissione”: “Non si fa cenno al trattato sul commercio delle armi, che in particolare agli articoli 6 e 7 pone limiti
SCURE NESSUN CENNO ALLE NORME ONU, MENO PALETTI
alla vendita”. Infine, “non sono stati recepiti le segnalazioni e i suggerimenti delle organizzazioni non governative e delle associazioni”. Chiusura, a doppia mandata. Intanto ora la partita si sposta a Montecitorio. E il 5Stelle Marco Pellegrini, membro della commissione Difesa, la mette così: “Il punto è innanzitutto politico, con questa legge vogliono allargare le maglie per favorire la vendita di armamenti”.
ANCHE PELLEGRINI insiste sul nodo delle banche: “Il controllo sulle transazioni degli istituti non può essere annacquato”. E assicura: “Presenteremo molti emendamenti, anche se la maggioranza vuole andare di corsa”. Perché le armi non possono aspettare, per alcuni.