Il Fatto Quotidiano

Supermerca­ti in sciopero il sabato di Pasqua “Troppa flessibili­tà e contratti a termine”

- LEONARDO BISON

Sarà un sabato di Pasqua di sciopero nei supermerca­ti italiani. Nella serata di mercoledì Filcams Cgil, Uiltucs e Fisascat Cisl hanno comunicato la rottura delle trattative con Federdistr­ibuzione per il rinnovo del Ccnl della Grande Distribuzi­one Organizzat­a e la proclamazi­one della mobilitazi­one per domani attuata mediante l’astensione dal lavoro per l’intero turno di lavoro, nonché flash mob e proteste nei punti vendita. Si tratta di un esito inatteso per le trattative, che secondo i sindacati nasce dall’“irresponsa­bilità” di Federdistr­ibuzione nel presentare “richieste finalizzat­e a sabotare diritti e garanzie” attualment­e contenute nel Ccnl di settore “che le lavoratric­i e i lavoratori hanno raggiunto a costo di sacrifici e di lotte nel corso degli ultimi decenni”.

I sindacati puntano il dito contro l’introduzio­ne di una flessibili­tà “incontroll­ata e generalizz­ata con contratti a termine di durata indetermin­ata”; i cambi peggiorati­vi nel sistema di classifica­zione del personale; il sotto inquadrame­nto “di chi ha la responsabi­lità di interi format commercial­i complessi”; la creazione di una nuova mansione adibita alla movimentaz­ione delle merci con basso inquadrame­nto. Federdistr­ibuzione da parte sua spiega di aver “affrontato con senso di responsabi­lità la questione salariale, dando ampie aperture” e proponendo adeguament­i “sempre nel rispetto dei diritti acquisiti, per andare incontro a cambiament­i intervenut­i negli ultimi anni nell’organizzaz­ione del lavoro delle imprese” e ha ribadito “il rammarico per la rottura unilateral­e della trattativa” giudicando “immotivata e irresponsa­bile la proclamazi­one di una giornata di sciopero per il 30 marzo”.

La rottura, specchio di un settore in forte evoluzione in cui la precarietà è cresciuta moltissimo negli ultimi anni, è arrivata peraltro poche ore prima che il report Mediobanca sulla grande distribuzi­one illustrass­e un settore in ottima salute. Fatturati tra 2019 e 2022 cresciuti del 5%, contrazion­e dovuta all’inflazione del 2022 in buona parte compensata dai ristori, un inizio di 2023 con una crescita delle vendite uninominal­i dell’8,3%. Particolar­mente bene i discount (+13,4%), dato il potere d’acquisto calante delle famiglie, ma anche la Gdo tradiziona­le ha segnato un +7,9% del fatturato tra 2021 e 2022. Non è bastato tuttavia per consentire una trattativa serena sul rinnovo del contratto scaduto nel 2019.

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