Supermercati in sciopero il sabato di Pasqua “Troppa flessibilità e contratti a termine”
Sarà un sabato di Pasqua di sciopero nei supermercati italiani. Nella serata di mercoledì Filcams Cgil, Uiltucs e Fisascat Cisl hanno comunicato la rottura delle trattative con Federdistribuzione per il rinnovo del Ccnl della Grande Distribuzione Organizzata e la proclamazione della mobilitazione per domani attuata mediante l’astensione dal lavoro per l’intero turno di lavoro, nonché flash mob e proteste nei punti vendita. Si tratta di un esito inatteso per le trattative, che secondo i sindacati nasce dall’“irresponsabilità” di Federdistribuzione nel presentare “richieste finalizzate a sabotare diritti e garanzie” attualmente contenute nel Ccnl di settore “che le lavoratrici e i lavoratori hanno raggiunto a costo di sacrifici e di lotte nel corso degli ultimi decenni”.
I sindacati puntano il dito contro l’introduzione di una flessibilità “incontrollata e generalizzata con contratti a termine di durata indeterminata”; i cambi peggiorativi nel sistema di classificazione del personale; il sotto inquadramento “di chi ha la responsabilità di interi format commerciali complessi”; la creazione di una nuova mansione adibita alla movimentazione delle merci con basso inquadramento. Federdistribuzione da parte sua spiega di aver “affrontato con senso di responsabilità la questione salariale, dando ampie aperture” e proponendo adeguamenti “sempre nel rispetto dei diritti acquisiti, per andare incontro a cambiamenti intervenuti negli ultimi anni nell’organizzazione del lavoro delle imprese” e ha ribadito “il rammarico per la rottura unilaterale della trattativa” giudicando “immotivata e irresponsabile la proclamazione di una giornata di sciopero per il 30 marzo”.
La rottura, specchio di un settore in forte evoluzione in cui la precarietà è cresciuta moltissimo negli ultimi anni, è arrivata peraltro poche ore prima che il report Mediobanca sulla grande distribuzione illustrasse un settore in ottima salute. Fatturati tra 2019 e 2022 cresciuti del 5%, contrazione dovuta all’inflazione del 2022 in buona parte compensata dai ristori, un inizio di 2023 con una crescita delle vendite uninominali dell’8,3%. Particolarmente bene i discount (+13,4%), dato il potere d’acquisto calante delle famiglie, ma anche la Gdo tradizionale ha segnato un +7,9% del fatturato tra 2021 e 2022. Non è bastato tuttavia per consentire una trattativa serena sul rinnovo del contratto scaduto nel 2019.