Doris, nel biopic il banchiere è metà Copernico e metà santo
Il titolo non è originalissimo: C’è anche domani, ma Paola Cortellesi non c’entra, casomai c’entra Rossella O’hara. “C’è anche domani” è quello che sussurrava il padre a Ennio Doris bambino, e quello che il fondatore di Banca Mediolanum ripeterà per tutta la vita a sé e ai suoi collaboratori, i mitologici “consulenti globali” degli anni Ottanta poi trasfigurati in family banker.
È raro che il trailer di un film susciti tanto clamore e ilarità come sta accadendo in rete, ma C’è anche domani se lo merita perché è ancora più raro riuscire a concentrare tanta estasi incondizionata in due minuti scarsi. Eppure in quei due minuti c’è tutto: la semplice infanzia rurale, i flashback al rallentatore tra i campi della campagna veneta, gli inizi difficili del giovane ragioniere, i colpi di genio, l’addio allo sportello, le candele che brillano nel buio, le cornici d’argento, i contratti milionari che prendono il volo dal gazebo (nel miracolo di Mediolanum c’è anche la mano di B.), Massimo Ghini col sorriso stampato e il riporto aerodinamico. Da quel che si può arguire il regista Giacomo Campiotti, specialista di fiction all’acqua di rose purché l’acqua sia benedetta (tra i suoi biopic San Filippo Neri, Chiara Lubich, Giuseppe Moscati e perfino Maria di Nazareth), ha costruito un’immagine di Ennio Doris tra Copernico, Fratel Ettore (“Voglio aiutare le persone a vivere meglio la propria vita”) e il Veterinario dell’amaro Montenegro.
Fatto il segno della croce, non gli si può negare una certa coerenza; dopo tanti spot con il vero Doris che avanza nel pack artico, afferra un bastone, traccia un cerchio magico tipo Gandalf del Signore degli Anelli, e annuncia che la sua banca è costruita attorno a noi, ora arriva nelle sale Massimo Ghini costruito intorno a Doris. Difficilmente C’è anche domani passerà alla storia del cinema, ma potrebbe lasciare un segno nella storia del fumetto.
CAMPIOTTI SPECIALISTA IN FICTION RELIGIOSE