Il Fatto Quotidiano

Salvini tra selfie e canzoni “La Lega pronta per Bari”

- INVIATO A BARI

Gli altoparlan­ti sparano Maledetta primavera ,i militanti con Alberto da Giussano su bandiere e spillette e Bari Vecchia nell’inflession­e riempiono la sala. Lui, “capitano” per soprannome, vicepremie­r e ministro per davvero, si palesa dopo le 11 con giacca e camicia bianca. “Sei un grande” dice a quasi tutti Matteo Salvini mentre si concede ai selfie in un cinema della periferia di Bari, nel quartiere Mungivacca, fatto di case popolari e poca voglia di scherzare.

È VENUTO con Roberto Calderoli, Giuseppe Valditara e vari altri leghisti di governo a giurare che a giugno “qui vinceremo noi”, anche se lui è “garantista”, per carità, quindi “ce le faremo per le nostre proposte, non per le inchieste”. Magari con un candidato della Lega, perché “noi abbiamo uomini e donne in grado di proporsi alla guida della città”, però “ne parleremo con gli alleati”. Quindi potrebbe essere il consiglier­e regionale leghista Fabio Romito, gli chiedono nella ressa di telecamere? Salvini svicola, non si espone. Ma potrebbe essere lui. Almeno per ora, finché non si capirà se e quando si voterà, vista la minaccia di scioglimen­to che incombe sul Comune. Poi si potrebbe anche tornare su una delle due ipotesi più quotate, il senatore meloniano Filippo Melchiorre o il viceminist­ro alla Giustizia, il forzista Francesco

Paolo Sisto. Tra oggi e domani il nome dovrebbe saltare fuori. Comunque quello che conta per il capo leghista è prenderla Bari, “qui la parabola la parabola del Pd di Michele Emiliano e di Antonio Decaro sta politicame­nte finendo, Pd e M5S si insultano un giorno sì e un giorno no”. Mica come il centrodest­ra, “esempio di unità e compattezz­a” assicura, anche se già dalla mattina era tornato a difendere il suo piano casa che ha sorpreso Palazzo Chigi e lasciato un po' così perfino gli elastici alleati forzisti. “Chi lo definisce condono non lo ha letto” si lamenta Salvini.

IL CANDIDATO IPOTESI ROMITO, UN NOME DI BANDIERA

E SONO APPLAUSI

, ovvio, dalle poltrone in classico raso rosso colme di attivisti o ufficialme­nte tali, venuti e portati da tutto il Sud, molti dalla Calabria. “Tra dentro e fuori siamo in 1200” assicura Calderoli. Una folla piena di eletti locali che parlano fitto di liste, voti e controllan­o chi c’è. Sognano di e

spugnare la Bari che da 20 anni è un fortino del Pd, pregustano già le Regionali del prossimo anno, “stavolta ce la possiamo fare” e infatti anche Salvini ne parla dal palco. “È finito un ciclo” si ripetono , mentre dal microfono urlano contro “le eurofollie di Von der Leyen”, presidente di commission­e Ue in ottimi rapporti con Giorgia Meloni, quindi attaccarla a testa bassa va sempre bene. Il capo invece se la prende con i giornalist­i di sinistra, “magari saranno capaci perfino di dire che qui oggi non c’era gente”. In una Bari estiva, finisce con il deputato Rossano Sasso, presentato­re di giornata, che dà le istruzioni: “Per farsi il selfie con Matteo la fila è quella centrale”

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FOTO ANSA Offensiva Matteo Salvini è piombato sul caso Bari: cerca un ruolo per la Lega

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