Zakaria, l’infermiere bambino “Aiuto i medici a curare i feriti”
IIn tempo di pace l’inserimento di un ago cannula nella vena di un ferito è una mansione affidata esclusivamente agli infermieri diplomati. Ma nella Striscia di Gaza devastata da mesi di bombardamenti, che hanno provocato la morte di molti medici e paramedici, questo compito, assieme a molti altri, lo svolgono ormai anche i ragazzini. Dopo essere sopravvissuti alla distruzione delle proprie case, allo sfollamento, alla morte di genitori e fratelli e alla mancanza di cibo, alcuni di loro anziché chiudersi in se stessi hanno sviluppato una sensibilità tale da offrirsi come volontari per tentare di aiutare i medici.
UNO DI QUESTI
è il dodicenne Zakaria Sarsak, della cui casa nel nord della Striscia sono rimaste solo le macerie. Dopo essere stato medicato presso l’ospedale Al-aqsa di Gaza, questo bambino diventato in soli sei mesi un adulto consapevole della crudeltà umana, ha realizzato che il personale sanitario è allo stremo. “Sono rimasto impressionato dallo sforzo che fanno medici e infermieri 24 ore su 24 per cercare di curare tutti anche se qui manca quasi tutto, dagli anestetici alle siringhe” spiega Zakaria con fare professionale alle telecamere di Al-jazeera dopo essersi abbassato la mascherina ma continuando a portare i guanti di lattice blu come il pile che indossa. Mentre cammina senza esitazione in mezzo a un mare di persone maciullate adagiate su barelle di fortuna e stuoie, Zakaria afferma di essersi sentito ispirato dalla abnegazione dei suoi “colleghi” disposti a tutto pur di strappare alla morte i tanti innocenti che non sono mai stati militanti di Hamas e non l’hanno neanche mai votata. Come le migliaia di bambini e minori rimasti uccisi sotto i calcinacci o mutilati. Quelli per i quali Zakaria prova ancora più compassione, essendo suoi coetanei. Per loro riempie siringhe, porta l’asta delle flebo, sposta barelle, misura la pressione sanguigna, cambia le sacche delle urine o le padelle con grande zelo. Determinato a dare il massimo, questo ragazzino coraggioso trascorre gran parte del suo tempo tra le corsie cercando di alleviare i dolori fisici e mentali di chi è stato più sfortunato di lui. Il suo sorriso e il suo ottimismo sono medicine davvero preziose quando mancano quelle appropriate.
Ci sono però momenti in cui questa creatura illuminata non riesce a sfoggiare la propria incredibile forza che sembra essergli stata infusa da un’entità suprema. “Aiuto anche a portare i feriti all’ospedale di Al-aqsa. Trasferiamo inoltre i martiri all'obitorio, e anche in queste circostanze io vado sull’ambulanza con loro. Non mi fa paura. Mi sento però molto triste quando tra i feriti dalle bombe che andiamo a recuperare troviamo neonati e bambini”. Se Zakaria non troverà la morte, come tanti suoi coetanei, spera di poter studiare medicina perché “è un lavoro che fa stare bene. Mi piace aiutare chi soffre”. Il medico responsabile del pronto soccorso con gli occhi lucidi dice: “Voglio che tutti sappiano che è un vero eroe”. Un eroe suo malgrado perché Zakaria e gli altri bambini di Gaza che ogni giorno cercano di supplire alla scarsità di organico ospedaliero, avrebbero preferito giocare al dottore, non trovarsi a farlo sul serio, per giunta in un campo di battaglia. L'ospedale Al-aqsa è fra i pochi che ancora riescono a prendersi cura dei feriti. Dei circa 32 mila morti registrati finora, la metà ha meno di 18 anni.