Il Fatto Quotidiano

Bastano tre post sulla Formula 1 per finire dentro

- FABIO SCUTO

Succede in Bahrein che il più noto attivista dell’opposizion­e Ebrahim Sharif sia finito in cella la scorsa settimana. E questo non sembra essere una novità a una latitudine dove gli oppositori dei regnanti – siano raìs, emiri, sultani o re – facilmente varcano i portoni delle carceri o talvolta scompaiono (più o meno) senza lasciare tracce. Sharif già segretario generale della National Democratic Action Society (Wa’ad), il più grande partito della sinistra nelle 33 isole che formano l’arcipelago del Bahrein, è stato arrestato dalla polizia politica per tre post sui social media. L’argomento? La Mclaren. Sì la scuderia che corre in Formula 1.

La scorsa settimana “Mumtalakat”, il Fondo sovrano del Bahrein che era già il maggior azionista della scuderia dal 2007, ha rilevato la piena proprietà della company britannica che non viaggia finanziari­amente in buone acque. Ha perso 349 milioni di dollari nei primi 9 mesi del 2023. Abdullah bin Khalifa al-khalifa – amministra­tore delegato del Fondo e membro della royal family – ha annunciato l’acquisto della Mclaren come “un investimen­to strategico per far crescere le sue posizioni nel settore delle supercar di lusso e degli sport in pista”.

Nei suoi tre post Sharif ha messo in relazione quanto investito nella Mclaren dal Fondo – cioè circa 556 milioni di dollari – e quanto è stato destinato all’edilizia popolare (239 milioni di dollari per il 2023), perché nel Bahrein non sono tutti sceicchi. Ma la Formula1 ormai al pari di libri sacri e famiglie regnanti è diventata “intoccabil­e”. Troppi i ritorni di immagine e pubblicità da quando nel 2004 il Bahrein entrò, primo fra i Paesi del Golfo, nel circuito della Formula 1.

Attualment­e Sharif è in cella e può essere processato in base all’articolo 165 del codice penale dell’emirato, diventato Regno nel 2002: “Una pena detentiva sarà comminata contro chiunque inciti espressame­nte altri a sviluppare odio o ostilità verso il sistema di governo”. Un orrore di legge, con confini del diritto molto labili e ampi margini discrezion­ali. Insomma dipende da cosa ha ordinato la casa reale.

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