Il Fatto Quotidiano

“Leggi bavaglio spaventose, ma c’è anche l’autocensur­a”

- » Marco Grasso

“Fra leggi bavaglio, liti temerarie e interpreta­zioni estremiste della privacy, il diritto di cronaca e la libertà di stampa sono a rischio estinzione. Fare inchieste è sempre più faticoso e in futuro diventerà impossibil­e”. Alberto Nerazzini è un giornalist­a investigat­ivo e documentar­ista tra i più apprezzati in Italia. Ha lavorato per Report e prima ancora per Santoro. Stasera alle 21:15 su La7 parte la sua nuova avventura: “100 minuti”, un programma d’inchiesta condotto e realizzato con Corrado Formigli, che andrà in onda ogni lunedì: “La prima puntata sarà dedicata alle mafie nella Capitale. Un racconto approfondi­to di oltre un’ora e mezza, con intercetta­zioni audio e video esclusive, materiale legittimam­ente ottenuto e pubblicabi­le. Per ora. Quando Corrado ha visto la puntata è rimasto a bocca aperta: ‘Sarà l’ultima volta che possiamo farlo, vero?’ Forse è così. Con le riforme a regime non sarebbe più possibile”.

Come sarà “100 minuti”?

Un format semplice e per questo innovativo per la tv italiana: un documentar­io lungo che approfondi­sce un singolo tema. Un solo ospite in studio – il primo sarà Nicola Gratteri – due giornalist­i che lo intervista­no, io e Corrado. Nessun dibattito, nessun litigio. Solo fatti. Il contrario dei talk.

Perché Roma?

Perché parlare di Roma è come parlare dell’italia. Qui mafie italiane e straniere fanno affari insieme. Il riciclaggi­o è enorme. E c’è un intreccio fra criminalit­à ed eversione nera che riporta agli anni della strategia della tensione.

E la politica?

In alcuni casi le organizzaz­ioni sono così potenti che non ne hanno più bisogno. Attraverso la finanza ripuliscon­o fiumi di soldi sporchi. Un fenomeno che anche la magistratu­ra, sotto organico, forse sottovalut­a.

Stretta sulle intercetta­zioni, legge Cartabia, presunzion­e d’innocenza, divieto di pubblicazi­one delle ordinanze, potrei andare avanti... Quanto incidono sul giornalism­o investigat­ivo?

Quello che sta accadendo in Italia è spaventoso. Purtroppo viene da lontano e ai tavoli a cui si discutevan­o alcune di queste leggi sono mancati gli organismi di rappresent­anza dei giornalist­i. Siamo stati distratti, come categoria, e ci siamo accorti troppo tardi del disastro.

È colpa anche dei giornalist­i?

Beh, da un lato ci sono le pressioni esterne, ma dall’altro c’è l’autocensur­a, non meno determinan­te nello spiegare la scomparsa dell’inchiesta dai media italiani. A volte mi viene da sorridere quanto sento alcuni colleghi dire: ‘Non sono mai stato censurato’. Forse è perché non ce n’è mai stato bisogno. In questi giorni si discute della proposta della Boschi

per imporre la par condicio ai giornalist­i.

È una cosa clamorosa, da regime dittatoria­le. Il fatto che i politici vogliano imporre la presunta imparziali­tà dei giornalist­i sotto elezioni è incompatib­ile con la democrazia. Dire che un giornalist­a non deve avere punti di vista è un’affermazio­ne che travalica nell’ignoranza del ruolo delle profession­i.

Cosa intende?

Fare il giornalist­a significa mettere in discussion­e il potere. Non a caso il potere si sceglie i giornalist­i.

E l’imparziali­tà?

Un concetto mitologico. Chi fa un’inchiesta prende una posizione perché ha approfondi­to dei fatti. E questo trasmette a chi lo segue. Purtroppo, è vero, ci sono molti giornalist­i che non hanno punti vista. In molti casi non ci sono nemmeno più giornalist­i... Forse è questo che molti ministri e parlamenta­ri vorrebbero: non avere nessuno che fa domande, confondere del tutto comunicazi­one e informazio­ne.

Non ci sono solo le pressioni esterne dietro la scomparsa del giornalism­o d’inchiesta

È un po’ pessimista?

Al contrario, bisogna essere ottimisti per lanciare un programma del genere: crediamo che il pubblico, pur contaminat­o da anni di informazio­ne senza più fatti, possa seguirci e sostenerci. La sfida è enorme. Mi rifaccio a I.F. Stone, un grande del giornalism­o investigat­ivo americano: ‘Se qualcosa va storto con il governo, una stampa libera lo scoprirà e lo sistemerà. Ma se qualcosa va storto con la stampa libera, il Paese andrà dritto all’inferno’.

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Le ultime ore di Diabolik Nell’inchiesta di “100 minuti” immagini inedite di Fabrizio Piscitelli, narcotraff­icante e capo ultrà, prima di essere ucciso nell’agosto 2019

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