Il Fatto Quotidiano

Ecco l’incubo moderno da Meloni a Bocchino

- GIORGIO RIPARBELLI

Mi pare di scorgere un'italia segnata da una fortunata congiunzio­ne astrale in questa intrigante era socio-politica. Parlo da lontano perché non abito più qui. Meloni al governo non è la balilla della “Destra sociale”, ma una scrupolosa agente delle oligarchie angloameri­cane. Vediamo se sbaglio. La politica estera del suo governo è sotto gli occhi di tutti. In quella interna invece stravolge esattament­e nel segno di JP Morgan le istituzion­i rappresent­ative della Costituzio­ne liberal-democratic­a in un consiglio di amministra­zione aziendale, con il Ceo eletto dagli azionisti “ottimati” (quelli che ancora votano). Le imposte progressiv­e invece Giorgia le sogna sostituite dalle “donazioni”, cioè la “compassion­e” del cristianes­imo premoderno, cosicché gli ospedali vengano finanziati dal buon cuore di Don Rodrigo (quando va bene). Intanto gli addrizza zampe dei cani tipo Boschi sognano permanente­mente che al non conformist­a Travaglio si affianchi sempre un Mauro Mazza. Mentre Bocchino, che ormai porta la frangetta permanente come Marlon Brando-marc'antonio nel Giulio Cesare di Mankiewicz, augura (dalla Gruber) a Giannini un bagno di rieducazio­ne militare come avveniva un tempo ai giovani negli stadi con le maschie statue di marmo (“Ti farebbe bene”) che si concluse con la più grande catastrofe della storia unitaria. Ecco, questo hanno in mente i liberi tribuni della plebe che ci governano, inclusi i nostri pensieri, oggi. Come dire: “C'è un grande passato nel nostro futuro”. Che facciamo? Ci ribelliamo? Boh.

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