Il Fatto Quotidiano

Contadini africani, operai belgi e altre storie legate al caro-cacao

In Borsa si vende a 10 mila euro la tonnellata, quattro volte più del normale: ecco cos’è successo a una filiera che dal Golfo di Guinea arriva alle nostre uova di Pasqua

- » Marco Palombi

Questa è una storia che potete guardare da molti punti di vista: quello di un contadino ivoriano o del governo ghanese, quello di un operaio belga o del manager di un colosso delle commoditie­s alimentari oppure dal vostro, quello di un cittadino italiano che qualche settimana fa ha comprato le sue uova di Pasqua scoprendo che erano aumentate in media del 24% rispetto a un anno prima, quando peraltro erano già aumentate del 15% rispetto al 2022. Molti punti di vista, e mille altri ce ne sarebbero, per una sola storia: quella dell’aumento letteralme­nte mai visto dei prezzi del cacao, una di quelle che spiega quanto sia interconne­sso il mondo meglio di cento saggi accademici.

I PREZZI/1. Che sta succedendo? Questo: da un anno a questa parte i prezzi dei futures del cacao, che sono asset finanziari basati sulla produzione e la vendita di un prodotto fisico, sono esplosi. Alla chiusura di venerdì sui mercati di Londra e New York il prodotto delle fave di cacao andava via a quasi 9.600 dollari a tonnellata, in discesa dopo il record di 10.050 dollari del 2 aprile, probabilme­nte perché qualche speculator­e sta “realizzand­o” i suoi guadagni vendendo: per capirci, però, il prezzo è ancora oltre 5mila dollari superiore rispetto a quello di inizio 2024 e di settemila rispetto ai 2.500 dollari di inizio 2023.

I PREZZI/2. Perché il costo del cacao è impazzito? Tutto comincia perché la produzione è in calo, mentre la domanda globale di cioccolato continua a crescere. La Costa d’avorio vale da sola oltre il 40% delle fave di cacao prodotte ogni anno, il vicino Ghana un altro 20% ed entrambi sono alle prese con la siccità seguita a piogge torrenzial­i, un gran caldo e l’invecchiam­ento delle piante: gli ultimi dati dicono che la produzione ivoriana ottobre-marzo è crollata del 26,7%, quella annuale secondo gli analisti scenderà del 21,5% medio. Questa situazione non può essere corretta a breve: ci vogliono almeno cinque anni dalla semina al primo raccolto di una nuova pianta. Per la maggior parte dei modelli d'analisi il prezzo dei futures del cacao sarà sopra i 10mila dollari di media lungo il 2024. Al momento stanno tutti dando fondo alle scorte, che quest’anno saranno ai minimi da 45 anni: non a caso da quando fu stabilito il precedente record di prezzo del cacao, che però era la metà di quello attuale.

LO SPECULATOR­E. Non di sola bassa produzione vive l’impazzimen­to del prezzo: nella fiammata di inizio anno la parte del leone l’ha fatta la finanza. In principio furono fondi speculativ­i, che tra gennaio e febbraio hanno scommesso forte sull’aumento dei prezzi, contribuen­do a farli impennare: messe insieme le loro plusvalenz­e, però, da marzo hanno iniziato a uscire da un gioco ormai fuori controllo. Le scommesse finanziari­e, infatti, hanno fatto sanguinare anche chi il cacao lo commercia davvero e in genere ha posizioni di Borsa a copertura di variazioni dei prezzi, quasi sempre al ribasso: le “margin call”, le richieste di coprire le perdite sulle posizioni ribassiste mentre i prezzi salivano alle stelle, alla fine hanno costretto gli operatori a chiudere molte posizioni (in grave perdita) alimentand­o ulteriorme­nte i rialzi dei prezzi.

IL CONTADINO IVORIANO. La coltivazio­ne del cacao (il 70% in Africa, il resto in Indonesia e Sudamerica) avviene in piccoli appezzamen­ti, in genere a conduzione familiare: i prezzi sono stati storicamen­te troppo bassi per invogliare i grandi produttori. Ora che i prezzi sono alle stelle, però, gli agricoltor­i ivoriani e ghanesi non stanno certo guadagnand­o di più: in entrambi i Paesi i prezzi alla vendita delle fave sono amministra­ti da enti governativ­i e quelli attuali (sotto i duemila dollari a tonnellata) sono stati decisi oltre un anno fa. Di fatto, i contadini africani si stanno impoverend­o: il prezzo è lo stesso, la produzione cala. Anche alcuni impianti di trasformaz­ione sulla costa dei due Paesi stanno chiudendo o lavorano a singhiozzo per mancanza di materia prima. Ha scritto Reuters che persino Cargill - uno dei dominatori globali del mercato delle commoditie­s agricole, 165 miliardi di fatturato nel 2023 – abbia oggi difficoltà a trovare cacao sul mercato: il fabbisogno eccederà di un terzo la produzione disponibil­e. Non andrà meglio in futuro: dal 2025 le nuove norme Ue prevedono un teorico controllo della filiera sulla base di standard ambientali che, semplifica­ndo molto, pochi in Africa sono in grado di garantire.

Cioccolato amaro Produzione a picco come i redditi degli agricoltor­i, il ruolo della speculazio­ne e i licenziame­nti nel vecchio continente

IL GOVERNO GHANESE. Ad Accra ammettono un calo della produzione di cacao del 25-30%, Bloomberg ha scritto che potrebbe addirittur­a dimezzarsi. In ogni caso brutte notizie per un Paese che ha un bisogno disperato di moneta forte e, dopo il default del dicembre 2022, è ancora in trattative per convincere i creditori internazio­nali ad accettare un taglio di quanto dovuto. Peggio: ogni anno il governo prende prestiti garantiti proprio dall’export di cacao e quest’anno ha dovuto accettare dilazioni nei pagamenti e interessi più alti della media...

L’OPERAIO EUROPEO. Il rally iniziato un anno fa non è senza effetti neanche qui in Europa, dove c’è il consumo maggiore di cioccolata al mondo e la più grande industria della trasformaz­ione. Il colosso svizzero Barry Callebaut ha annunciato un piano taglia-costi che prevede 2.500 licenziame­nti in giro per il mondo: in Belgio, dove l’industria del cacao occupa 9mila persone (come la siderurgia), resteranno a casa in 500 su un totale di 900 esuberi annunciati in Europa.

CONSUMI. I prezzi della materia prima hanno già iniziato a scaricarsi su scaffali e vetrine, pessima notizia soprattutt­o per i produttori industrial­i: hanno bisogno di grandi quantità di cacao e presidiano la fascia bassa del mercato (possono alzare meno i prezzi rispetto agli artigiani). Pessima notizia pure per i consumator­i: in tutto o in parte questi record finiranno per pagarli loro.

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FOTO ANSA/LAPRESSE Filiera L’africa produce quasi tutto il cacao, l’europa è il consumator­e maggiore

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