Il Fatto Quotidiano

Che bel cambiament­o

- » Marco Travaglio

Aparte il Codice etico che raccomanda ai candidati di fare i bravi, il Pd ha pronta un’altra infallibil­e soluzione contro gli scandali tipo Bari e Torino: ripristina­re il finanziame­nto pubblico ai partiti. Cosa c’entri coi capibaston­e beccati a comprar voti mafiosi e non, non è dato sapere. Ma ormai non passa giorno senza che il “nuovo” Pd faccia qualcosa per apparire uguale o peggiore di quello “vecchio” sul tema cruciale della legalità. Ieri, per dire, il Senato votava la schiforma Bongiorno-zanettin che rende ancor più difficili i sequestri di smartphone, pc e tablet nelle indagini: oggi il pm può acquisirli all’istante per estrarne documenti che provano il reato; domani serviranno ben due autorizzaz­ioni del gip, una per il sequestro e un’altra per l’estrazione, entrambe impugnabil­i al Riesame e in Cassazione, con in mezzo un’udienza con avvocati e consulenti (intanto l’indagato cancellerà tutto da un altro device). Le destre (quindi anche Renzi e Azione) han votato sì, il M5S no e il Pd ha pensato bene di astenersi. Intanto salvava Renzi, Boschi&c. dai giudici su chat e mail del processo Open (i 5S unici contrari). Probabilme­nte non pagherà pegno nelle urne, per la tecnicità del tema. Ma il ritorno al finanziame­nto pubblico lo capiscono tutti.

L’idea del finanziame­nto pubblico per evitare le mazzette poteva reggere quando nacque, nel 1974, dopo lo scandalo petroli (tutti i partiti, maggioranz­a e opposizion­e, a libro paga dell’unione petrolifer­a in cambio di sconti fiscali). Poi i partiti iniziarono a incassare soldi dallo Stato e continuaro­no a prendere mazzette dai privati. Tante Tangentopo­li locali fino a quella nazionale del ’92. Perciò nel ’93 gl’italiani corsero al referendum per abolire il finanziame­nto pubblico. Questo però rientrò dalla finestra come “rimborso elettorale”. Che, calcolato a forfait e senza ricevute, copriva 4-5 volte le spese. E saliva di anno in anno con voti bipartisan, fino a diventare una tassa-monstre di 10 euro l’anno per ogni elettore (contro 1,1 del ’93). Nel 2009 i partiti avevano già rapinato le nostre tasche per 2,2 miliardi. Senza rinunciare alle mazzette. E piangevano pure miseria. Nel 2013, per frenare l’avanzata dei 5Stelle e di Renzi (ancora in versione grillina di “rottamator­e”), il governo Letta introdusse il finanziame­nto pubblico indiretto e volontario col 2xmille delle tasse. Ma, siccome la credibilit­à dei partiti è rimasta sottozero, devolvono in pochi: 16 milioni di euro in tutto all’anno. Di qui l’ideona di rimetterci le mani in tasca senza che ce ne accorgiamo. Con un’altra scusa: “Senza finanziame­nto pubblico fanno politica solo i ricchi”. Infatti, appena fu ripristina­to sotto mentite spoglie, arrivò il miliardari­o B.. E, appena fu abolito, vinse il M5S senza un soldo.

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