Il Fatto Quotidiano

Ancora quattro dispersi: “Ormai poche speranze”

- » Davide Milosa INVIATO A SUVIANA (BOLOGNA)

Ci si arriva a fatica, decine i tornanti che si arrampican­o fino a Gaggio Montano, piccolo comune non lontano da Bargi e dalla centrale idroelettr­ica di Enel Green Power. Qui vive Nicolas Bernardini, uno dei feriti dell’esplosione di martedì e qui è tornato ieri pomeriggio dopo essere stato ricoverato d’urgenza all’ospedale Bufalini di Cesena. Mano ustionata, in fondo poco rispetto agli altri cinque feriti, di cui uno in condizioni estremamen­te gravi. Lui a Bargi martedì aveva mansione di custode e come tale girava per l’impianto. È stato colpito dall’esplosione della turbina e dalla fiammata. Oltre un piccolo viottolo, la casa di campagna non ha campanello. Bussiamo.

Apre una ragazza che arrossisce e subito il padre Vittorino, felpa chiara non esita a richiuderl­a. Solo spiega: “Mio figlio si è salvato grazie all’istinto, si è coperto il volto e non ha inalato i gas”. Ma la voglia di parlare è poca. “Non possono” spiega la fioraia del paese che ha un figlio impiegato alla centrale. Come Nicolas anche lui fa il custode. Martedì era il suo giorno di riposo. “Ringrazio il cielo”, spiega la donna mentre accarezza un gattone marrone. Al bar Centrale di Gaggio sono risoluti: “Ci sono indagini in corso”. Insomma, le ore passate non hanno affievolit­o il dramma di quel pomeriggio. Cinquanta metri e dieci piani sotto il livello delle acque del lago di Suviana. Davanti al cancello d’ingresso la tensione è ancora alta. Perché dopo i feriti, il lutto per i tre morti, all’appello mancano quattro dispersi dei dodici operai travolti dall’esplosione avvenuta in un momento delicato, la messa in funzione della turbina. I cadaveri sono stati trovati al piano ottavo, mentre, spiega un vigile del fuoco, con buona probabilit­à molti di loro stavano lavorando al settimo. Da ieri anche l’ottavo piano è allegato. Totalmente invasi il nono e il decimo, dove i sommozzato­ri hanno visto solo macerie. Per questo le ricerche sono state interrotte. C’è da capire se la valvola che ora blocca l’acqua nei grandi condotti che salgono a monte possa reggere. “Se quella valvola non tenesse – spiega un vigile del fuoco – moriremmo in pochi secondi”. La buona notizia arriva in serata: “C’era un rischio idraulico grave che abbiamo risolto svuotando la condotta dalla pressione dell’acqua”. E così le ricerche sono riprese. Intanto la Procura di Bologna ha aperto una indagine per disastro e omicidio colposo contro ignoti. Sono tante le domande cui bisognerà dare una risposta: la dinamica dell’incidente, una questione di sicurezza o impe

LA CENTRALE L’IMPIANTO ERA IN MANUTENZIO­NE STRAORDINA­RIA DA UN ANNO

rizia. Per questo la Procura ha messo insieme un pool composto da carabinier­i, Gdf, Vigili del fuoco, Asl e ispettorat­o del lavoro. Mentre Enel Green Power ha istituito un fondo da 2 milioni per tutte le persone coinvolte. Sul tavolo dei pm la filiera dei subappalti e il dato che da un anno l’impianto è sottoposta a manutenzio­ne straordina­ria. Ora, però, la priorità è ritrovare i quattro dispersi. Che, spiega un inquirente, sono precipitat­i agli ultimi piani. Visto che ogni livello ha un grande foro in mezzo per rendere tutto comunicabi­le. Esiste poi una scala stagna. Perlustrat­a subito non ha dato esito positivo. I nomi dei dispersi sono stati confermati dalla Prefettura di Bologna: Paolo Casiraghi, 59 anni, di Milano; Alessandro D’andrea, 37 anni, di Pontedera; Adriano Scandellar­i, 57 anni, nato a Padova e residente a Mestre e Vincenzo Garzillo, 68 anni, di Napoli.

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