Il Fatto Quotidiano

Ora la sinistra dem vuole ridare i finanziame­nti pubblici ai partiti

Orlando tentato dalla proposta dell’ex tesoriere Ds sulle risorse in base ai dati elettorali e sul sostegno alle Fondazioni

- » Wanda Marra

“La chiave per tornare al finanziame­nto pubblico dei partiti è trasferire in Italia il Regolament­o europeo sul tema”. Ugo Sposetti, storico tesoriere dei

Ds, seduto a un tavolino davanti a Sant’eustachio, a poche decine di metri da Palazzo Madama, ragiona con Andrea Orlando e Andrea Martella, sinistra Pd nella maggioranz­a che ha appoggiato Elly Schlein al congresso, di un tema che, dopo le inchieste di Torino e Bari, sembra essere tornato all’ordine del giorno. Si è detta favorevole Chiara Gribaudo, vicepresid­ente dem. Ma intanto gli orlandiani, che rappresent­ano la principale spina nel fianco di Schlein, una sinistra che non è quella della segretaria, ci stanno lavorando. Con l’idea di ripresenta­re in Parlamento l’antica proposta Sposetti, quella che per lui è stata oggetto della battaglia di una vita.

SPIEGA

Sposetti al Fatto: “I capisaldi dell’intervento del Parlamento europeo sul finanziame­nto ai partiti sono: 1) distribuir­e le risorse in base al risultato elettorale; 2) dare sostegno alle Fondazioni collegate ai partiti, che presentano progetti. I quali sono ovviamente collegati alla formazione della classe dirigente”. Il Regolament­o è stato approvato nel 2014 ed è in vigore in Europa dal 2017. Sposetti si è scagliato pubblicame­nte più volte contro la scelta del governo Letta di abolire il finanziame­nto pubblico ai partiti, lasciando solo il 2x1000 (“per fare politica ci vogliono i soldi, è una questione di democrazia”, ha detto più volte). Ma nel ragionamen­to sul tema è particolar­mente intrigante la parte che riguarda le Fondazioni. Perché lo stesso Sposetti è presidente dell’associazio­ne Berlinguer, nata per gestire e coordinare l’eredità anche materiale dei Ds, costituita da una rete di Fondazioni. E insomma quale miglior modo per fare politica e indirizzar­e la linea del partito, se non quello di poter gestire risorse, oltre che idee? “Per esempio, le Fondazioni legate ai partiti tedeschi hanno sedi in molti Paesi del mondo. Da lì raccolgono memorie e report e costruisco­no la politica”, dice ancora Sposetti al Fatto.

La riunione improvvisa­ta fuori dal Senato più che arrivare a una conclusion­e, tira fuori qualche spunto. Ma Orlando avrebbe ogni intenzione di darvi seguito, trovando qualche parlamenta­re pronto a presentare una proposta in linea con le idee di Sposetti. Nelle chiacchier­e di Montecitor­io, il deputato spiega pure come sarebbe centrale dare attuazione all’articolo 49 della Costituzio­ne, ovvero selezionar­e anche le candidatur­e attraverso gli organi interni dei partiti. Di questi tempi, se non proprio un attacco, sembra quanto meno un avvertimen­to alla segretaria del Pd, in un momento in cui i dem si lamentano di non aver idea di quali saranno i candidati alle Europee, a parte le teste di lista. E insomma, tra ruolo dato alle Fondazioni e stop alle decisioni individual­i, ce n’è abbastanza per provare a condiziona­re la segretaria. Va detto che è tutta da verificare, infatti, la disponibil­ità del Nazareno a riaprire il dossier, vista la scivolosit­à del tema. Così come è difficile trovare una maggioranz­a trasversal­e in Parlamento.

In realtà, una proposta di legge a Palazzo Madama a pri

ma firma Andrea Giorgis, incardinat­a a gennaio del 2023 in Commission­e Affari costituzio­nali, già esiste. È piuttosto light e fondamenta­lmente porterebbe da 25 a 45 milioni i fondi per il 2 x mille. Forza Italia potrebbe essere d’accordo, ma Fratelli d’italia all’epoca aveva espresso resistenze. I capisaldi del testo sono, dunque, democrazia interna, trasparenz­a, limiti più stringenti al finanziame­nto privato, riforma dei criteri di riparto del 2 x mille sull’esempio del meccanismo dell’8 x mille delle confession­i religiose. In questi mesi ci sono state delle audizioni. Intanto, Martella ci tiene a chiarire al Fatto che questa è la proposta del Pd, che non ce ne sono altre. Ma chissà che non diventi proprio questo testo l’occasione per presentare un emendament­o.

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FOTO ANSA Altra tegola Orlando, Conte e Emiliano. A destra, Alfonso Pisicchio

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