Il Fatto Quotidiano

INQUISITI E RAS: FDI E AL

- Lorenzo Giarelli

Chi amministra il potere ai confini dell’impero? I casi di Bari e Torino che hanno sconvolto il Pd e l’arresto per concorso esterno del meloniano Mimmo Russo a Palermo hanno mostrato come i partiti deleghino troppo spesso a capibaston­e, trasformis­ti o cacicchi locali la gestione di nomine, candidatur­e e denaro.

La destra è fatta di leader ed esponenti nazionali che hanno un ruolo di primo piano, ognuno dei quali – vedi Ignazio La Russa e Daniela Santanchè in FDI, o Luca Zaia per la Lega – coltiva certo folte truppe di fedelissim­i nei propri territori, ma in tutti i partiti di maggioranz­a ci sono nomi meno in vista in grado di esercitare una forte influenza.

FDI PORTE APERTE A TUTTI

Detto dell’asse La Russa-santanchè, in Lombardia i giochi si sono complicati non tanto per la crescita dell’eurodeputa­to Carlo Fidanza, quanto per il ritorno del cacicco Mario Mantovani: dopo una vita in Forza Italia, è uscito pulito da un lungo processo sulla sanità lombarda ed è passato a FDI, dove ora dà le carte. D’altra parte l’ascesa dei meloniani al Nord è legata all’arrivo di classe dirigente dagli alleati, come nel caso della veneta Elena Donazzan, altra ex FI.

Altro snodo centrale è la Campania. A Salerno c’è il viceminist­ro Edmondo Cirielli, circondato da amministra­tori che gli devono molto. Uno su tutti: l’ex consiglier­e regionale e sindaco di Pagani Alberico Gambino, chiamato alla Farnesina da Cirielli come segretario particolar­e. A Napoli invece ha appena vinto il congresso cittadino Marco Nonno, re delle preferenze che definì Mussolini “uno statista” e che si è preso il partito locale anche contro la volontà dello stesso Cirielli. Nel 2022 Nonno decadde da consiglier­e regionale perché condannato a 2 anni per resistenza a pubblico ufficiale.

Nella stessa assemblea, fino a qualche anno prima, l’uomo forte di FDI era Luciano Passariell­o, la cui stella s’è eclissata da quando è imputato per corruzione. Sembra invece eterno il regno di Angelo Michele Iorio, approdato a FDI dopo una quarantenn­ale alternanza tra Dc, Forza Italia e altre formazioni centriste. Quattro volte presidente del Molise, è stato appena rieletto in Consiglio regionale. Da FI arriva pure Salvo Pogliese, campioniss­imo di preferenze e oggi senatore, dopo che l’avventura da sindaco di Catania è stata complicata da una condanna a 2 anni e 3 mesi per le spese pazze.

Nelle porte girevoli tra FDI e alleati, in Sicilia è arrivato pure Basilio Catanoso, quattro volte deputato tra An e FI, mentre da poche settimane ha fatto le valigie l’europarlam­entare Raffaele Stancanell­i, primo degli eletti nel 2019 nelle Isole (dopo Giorgia Meloni) ma folgorato sulla via della Lega. Cose normali, in una coalizione parecchio fluida. Basti pensare che Alfredo Antoniozzi, vice-capogruppo alla Camera con radici in Calabria, è arrivato da Meloni passando da FI e poi da Angelino Alfano (Ncd).

LEGA ALTRO CHE PADANI

L’ultimo arrivo ha nel curriculum quasi 200 mila preferenze spalmate su due elezioni europee. Si tratta di Aldo Patriciell­o, europarlam­entare per Udc e FI prima di finire nelle liste salviniane. Quel che resta del boom leghista al Sud sono alcuni irriducibi­li – come il deputato calabrese Domenico Furgiuele, imputato per turbativa d’asta – e straordina­ri esempi di capacità di adattament­o. Un esempio? Luca Sammartino, vicepresid­ente della Regione Siciliana. Nel 2012, neanche trentenne, prende 12 mila voti con l’udc; nel 2017 è in lista col Pd e straccia tutti con 32 mila preferenze. Segue Matteo Renzi in Iv e infine arriva alla Lega, con cui conquista un altro seggio. Roba da far invidia – forse – a un altro colonnello di Salvini nell’isola, quel Nino Minardo quattro volte deputato e strappato nel 2019 a Forza Italia. Il partito siciliano però freme, troppe divisioni. Qui Salvini ha appena spedito il suo fedelissim­o Claudio Durigon a fare da commissari­o regionale, identico ruolo ricoperto in Campania. E pensare che il vero “ufficio” di Durigon è il Lazio, dove ha favorito un travaso di militanti dal sindacato Ugl (di cui è stato dirigente) al Carroccio.

Col Nord che perde pezzi (in Veneto e Friuli dominano gli uomini di Zaia e Fedriga, in Piemonte “resiste” il fortino di Elena Maccanti), Salvini trova riferiment­i in altre parti d’italia. In Toscana, per esempio, è stimatissi­ma Susanna Ceccardi, la cui parabola politica è nota (sindaca di Cascina e poi europarlam­entare), ma meno lo sono i destini di persone cresciute con lei. Come il compagno Andrea Barabotti, deputato, o il suo ex assessore Edoardo Ziello, anche lui onorevole, o ancora Elena Meini, consiglier­a leghista a Cascina e ora capogruppo in Regione.

FORZA ITALIA VECCHIE GLORIE

A fare campagna per FI alle Europee ci sarà Claudio Scajola, sindaco di Imperia per la quarta volta. La sua è anche una

• Ex sindaco di Catania passato a FDI, condannato per le spese pazze all’ars

• Ex An e Forza Italia, oggi vicecoordi­natore dei meloniani in Sicilia

• Ex presidente del Molise, approdato a FDI dopo anni di militanza tra FI e centro

questione di famiglia: lo scorso anno il Comune ha assunto con regolare concorso la compagna di Piercarlo Scajola, figlio del sindaco. Il tutto mentre Marco Scajola, nipote di Claudio, da anni è invece assessore della Regione Liguria. Le saghe familiari sono un classico. A dare una mano a FI c’è pure Paolo Romani, decano del berlusconi­smo il cui figlio, Federico, è presidente del Consiglio regionale lombardo in quota FDI.

In Calabria c’è di che sbizzarrir­si. Il caso più scontato è quello degli Occhiuto, con Roberto presidente della Regione e il fratello Mario già sindaco di Cosenza e attuale senatore. Ma memorabile è la dinasty dei Gentile. Pino Gentile, 80 anni, si è ritirato nel 2020 dopo 7 legislatur­e in Calabria. Da tre anni è però consiglier­a regionale la figlia Katya, mentre Andrea Gentile, cugino di Katya, è tuttora impelagato in ricorsi per riavere un posto in Parlamento. Se ci riuscirà, sarà l’orgoglio del già citato zio Pino ma pure del padre, Antonio Gentile, a sua volta più volte senatore con una sfilza di partiti nel centrode

• Cattolico, ex Udc, si è accasato anche lui nella Lega di Salvini

• Ex FI, uscito indenne da un processo sulla sanità lombarda, è passato a FDI

• Leghista doc in Piemonte, è alla terza legislatur­a alla Camera

stra. Non si fa fatica a capire che FI tenga molto alle sue vecchie glorie. Dopo aver guidato la Regione Sardegna, di cui è ancora punto di riferiment­o per il partito, Ugo Cappellacc­i è alla seconda legislatur­a in Parlamento. A fargli compagnia – ma al Senato – c’è Francesco Silvestro, coordinato­re di FI a Napoli con sulle spalle un processo per tentata concussion­e che vola verso la prescrizio­ne. Comunque un novellino, in confronto a un vero cacicco d’epoca come Gianfranco Miccichè oggi all’assemblea siciliana dove guida un partito nel partito. Serve scorza dura da quelle parti, anche perché la concorrenz­a non manca, come dimostrano le trattative per le Europee tra Antonio Tajani e l’ex governator­e Raffaele Lombardo, che ha rilanciato il proprio movimento. Un po’ come il redivivo Totò Cuffaro, tornato operativo dopo la condanna a 7 anni per favoreggia­mento alla mafia. E di Europee, più a Nord, si occupa pure un ex leghista come Flavio Tosi, ormai uomo-mercato per il partito nella vecchia Padania.

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• Coordinato­re di FDI a Napoli, condannato e nostalgico del fascismo
MARCO NONNO • Coordinato­re di FDI a Napoli, condannato e nostalgico del fascismo
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• Coordinato­re di FI a Napoli, a processo per tentata concussion­e
FRANCESCO SILVESTRO • Coordinato­re di FI a Napoli, a processo per tentata concussion­e
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• Era uno degli uomini forti di FDI a Napoli, è imputato per corruzione
LUCIANO PASSARIELL­O • Era uno degli uomini forti di FDI a Napoli, è imputato per corruzione
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• Ex Forza Italia, ora è uno dei nomi di punta di Meloni in Veneto
ELENA DONAZZAN • Ex Forza Italia, ora è uno dei nomi di punta di Meloni in Veneto
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• Ras delle preferenze al Sud, appena passato da Forza Italia alla Lega
ALDO PATRICIELL­O • Ras delle preferenze al Sud, appena passato da Forza Italia alla Lega
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• Ex consiglier­e di FDI, finito in manette per voto di scambio
MIMMO RUSSO • Ex consiglier­e di FDI, finito in manette per voto di scambio
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BASILIO CATANOSO
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MARIO MANTOVANI
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ELENA MACCANTI
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SALVO POGLIESE
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NINO MINARDO
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MICHELE IORIO

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