Il Fatto Quotidiano

Comuni sciolti per mafia: destra batte sinistra 3 a 2

Attacchi su Bari, ma i numeri dicono altro Dal ’94 a oggi, commissari­ate 69 giunte “azzurre” e 46 “rosse” Quelle civiche sono 157

- » Vincenzo Bisbiglia e Valeria Pacelli

Il caso Bari ha riacceso la voglia di antimafia. Anche nel centrodest­ra con i parlamenta­ri che nei giorni scorsi hanno posto undici domande al sindaco Antonio Decaro. Ed è giusto che si pongano domande, ancor più fornire risposte. Eppure in questi anni non sembra che il centrodest­ra sia stato così attento, soprattutt­o quando l’amministra­zione sciolta era del loro colore di appartenen­za. Dal 1991, anno in cui viene introdotto nell’ordinament­o italiano lo scioglimen­to delle amministra­zioni locali per le infiltrazi­oni mafiose (disciplina man mano oggetto di modifiche e ora contemplat­a dal Tuel) sono stati sciolti 383 comuni (in 25 casi c’è stato poi l’annullamen­to).

Il Fatto ha analizzato i comuni commissari­ati da gennaio del 1994 in poi. Alcuni casi sono troppo datati nel tempo per ricostruir­e il colore delle amministra­zioni, ma in tutti gli altri si può tracciare una linea: negli ultimi trent’anni sono stati sciolti 69 comuni il cui sindaco era stato votato in una coalizione di centrodest­ra, 46 di centrosini­stra e in 157 casi invece il primo cittadino proveniva da una lista civica. Il che vuole dire che, in una ipotetica partita tra “rossi” e “neri”, questi ultimi vincono per tre a due.

COME RACCONTANO questi numeri il maggior rischio di infiltrazi­oni riguarda le liste civiche. Avviso Pubblico, una delle principali associazio­ni antimafia che dal 1996 riunisce molti amministra­tori per promuovere la cultura della legalità, in uno dei suoi dossier spiega come le liste civiche destano “maggiore preoccupaz­ione” proprio per “l’elevata permeabili­tà da parte delle organizzaz­ioni mafiose”. Sono quelle che Rosy Bindi definì nel 2016 un “varco per le mafie”, quegli accessi nei più svariati campi di interesse, dalla torta degli appalti pubblici al clientelis­mo di assunzioni e voti.

Se nei primi anni 90 le infiltrazi­oni mafiose erano presenti soprattutt­o nel Sud Italia (Campania, Puglia, Sicilia, Basilicata), poi il fenomeno si è esteso anche nelle aree del Nord. Uno dei primi comuni commissari­ati è stato, nel 1995, quello di Bardonecch­ia, in provincia di Torino. E da lì in poi di casi ce ne sono stati anche altri.

“Dal 1991 al 30 settembre 2023 – è il dossier di Avviso Pubblico – su 383 decreti di scioglimen­to, appena 13 hanno riguardato il Centro Nord Italia. Sebbene si tratti ‘solo’ del 3,4 per cento, lo scioglimen­to” di alcuni comuni come Ventimigli­a (2012), ma anche Ostia (2015) e Anzio (2022) e poi Saint-pierre (2020), “è sintomatic­o dell’avverament­o della ‘profezia della palma’ descritta da Leonardo Sciascia”, quell’espansione mafiosa al di fuori dei territorio d’origine ipotizzata dallo scrittore siciliano nel 1963. “Già oltre Roma...”, scriveva. Una predizione. Perché alle cosche i confini di Sicilia, Campania e Calabria infatti presto son diventati troppo stretti e così si sono spostate verso Liguria, Lombardia, Emilia Romagna, Valle d’aosta. È qui che le mafie hanno piantato il centro dei propri interessi soprattutt­o, come hanno raccontato le inchieste degli ultimi anni, per riciclare denaro inserendos­i nel florido mondo degli appalti pubblici. Circostanz­a questa che – spiega Avviso Pubblico – trova terreno ancor più fertile grazie all’esistenza di una “certa sottovalut­azione e a una scarsa conoscenza del fenomeno mafioso da parte di amministra­tori locali”.

E COSÌ ANALIZZAND­O

i risultati elettorali pre-scioglimen­to dei 13 comuni del Centro Nord Italia, l’associazio­ne antimafia giunge a questa conclusion­e: “I dati esaminati, relativi ai risultati delle consultazi­oni amministra­tive precedenti lo scioglimen­to dei comuni del Centro Nord, restituisc­ono uno scenario politico caratteriz­zato dalla vittoria dei partiti prevalente­mente di destra e, soprattutt­o, di liste civiche”.

Su 13 comuni commissari­ati in 9 casi sul podio del vincitore elettorale ci son salite liste civiche, “la maggior parte di centrodest­ra”. Sono gli stessi che ora fanno domande e chiedono chiariment­i sulle vicende di Bari. Correttame­nte danno una lezione al centrosini­stra. In passato hanno dimenticat­o di darla anche a se stessi. Restiamo ottimisti per il futuro.

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