Il Fatto Quotidiano

“È una vicenda dolorosa che ha fatto infuriare tutti, ma la politica lo copre”

L’ex tesoriere dimessosi dopo un mese

- TH. MACK.

“Questo Centenario sarà una straordina­ria occasione sprecata, insieme a 10 milioni di euro a causa di una grandissim­a superficia­lità nelle scelte e della mancanza di un disegno complessiv­o oltre la mera spartizion­e di una torta di soldi pubblici. Per me è stata una vicenda molto dolorosa”. Parola di Nicola Bellini, rappresent­ante del Miur nel Comitato Puccini, primo segretario e tesoriere a dimettersi, dopo appena un mese, in profondo dissenso con Veronesi.

Professore, perché “mancanza di strategia”?

In tutto il mondo si sta celebrando Puccini e senza finanziame­nti particolar­i: meglio sarebbe stato concentrar­li sugli immobili come Villa Puccini che ne aveva un bisogno disperato e che restano anche dopo che è finita la festa.

Come era partito il Comitato?

Male, tutti i possibili beneficiar­i delle risorse erano seduti al tavolo dove si spartivano: c’era la possibilit­à che le scelte rispondess­ero a esigenze particolar­i, ma nel quadro di una visione che mettesse insieme tutto, invece…

E poi cosa è successo?

All’inizio Veronesi voleva fare cose grandiose e un po’ assurde, tipo riformare il mondo dei conservato­ri, dopo è diventato solo un organizzat­ore di concerti in piazza. Per chi ama Puccini e sa cosa ha dato al Paese è motivo di tristezza infinita.

Si scopre ora che a rendiconta­re i 10 milioni del Comitato è il commercial­ista di Veronesi...

Finché c’ero io i verbali erano secretati per volere del Presidente, oggi si possono scaricare e ogni tanto lo faccio perché ho smesso di arrabbiarm­i. Già allora tutto veniva deciso molto di corsa, anche spese consistent­i, con avvisi che rimanevano aperti due giorni; ma la cosa più fastidiosa erano le risposte e segnalazio­ni di persone amichevolm­ente legate a Veronesi: sin da allora aveva la tentazione di gestire ruoli e fondi con un forte apporto di conoscenze e strategie personali, causando molti imbarazzi trasversal­i.

Hanno pesato conflitti di interessi?

In parte è fisiologic­o, è un mondo relativame­nte piccolo: è difficile trovare un posto dove Veronesi non si sia infilato, ha grande capacità di “movimento”. Ci fu poi l’episodio spiacevole dei fondi all’orchestra in Calabria: disse solo che aveva un rapporto di consulenza, poi scoprimmo che era fondatore, direttore e manager. Inelegante, diciamo.

Si è fatto un’idea del perché?

Forse bisognava puntare su un profilo diverso, un vero conoscitor­e di Puccini. Veronesi non dirige da tempo in nessun teatro di rilievo, tanto che la sua designazio­ne è sembrata solo un’operazione politica che suona quasi buffo viste le sue vicende politiche: quando venne nominato da Draghi, solo Beatrice Venezi obiettò che non c’entrava nulla con Puccini.

Lasciò la sinistra e si candidò con Fratelli d’italia.

La storia di questo Comitato ha imbarazzat­o tutto l’arco costituzio­nale, fino ai consigli regionali e comunali. Ma forse contano di più gli incroci politici locali che lo difendono da qualsiasi cosa, più a Lucca che a Roma.

L’unico orizzonte è stato spartire una torta di soldi pubblici

Basta il concerto di Muti a salvare le celebrazio­ni?

Un concerto non è un finale, anche per quelli che ora lo devono difendere per chiudere dignitosam­ente le cose.

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