Tavares: “Avremo vittime se il governo apre ai cinesi”
Guerra all’arrivo dei cinesi dell’auto in Italia. E poi minacce di chiusura di stabilimenti, vaticini di “vittime” senza posto di lavoro, rimproveri e richieste: tutti indirizzati al governo. Nessun annuncio, invece, per lavoratori e sindacati su nuovi modelli per Mirafiori e gli altri stabilimenti italiani di Stellantis.
Un messaggio duro e netto. Al di là delle blandizie ormai di rito su un’italia che non si intende abbandonare, pronunciate con i toni di chi parla comunque come un “papa straniero” (“Ci sentiamo a casa, stiamo investendo pesantemente, siamo leader del mercato con più del 34%”), e sulla città dell’ex Fiat (“Abbiamo una visione”).
COSÌ HA PARLATO,
ieri a Torino, Carlos Tavares: l’ad di Stellantis arrivato per inaugurare il nuovo reparto di trasmissioni elettriche per motori ibridi di Mirafiori, ma anche per incontrare tutti i sindacati del settore. Proprio 48 ore prima dello sciopero generale unitario che, come non accadeva da 15 anni, bloccherà lo storico stabilimento torinese. Le parole più aggressive, Tavares le ha riservate al governo, con un monito preciso sul possibile arrivo di un secondo produttore cinese: “Dicono che non siamo interessati all’italia e poi chiamano i cinesi: un pericolo per noi. Se accadrà, qualcuno sarà responsabile delle nostre decisioni impopolari. La nostra quota sarà intaccata, addio al milione di auto l’anno e non mi serviranno più quegli stabilimenti. Combatteremo, ma potranno esserci vittime. Non aspettatevi che usciremo vincitori senza cicatrici”.
Alle minacce sui tagli produttivi, hanno fatto seguito anche i rimbrotti sugli incentivi: “Agli italiani sono stati promessi aiuti per l’acquisto di auto elettriche, ma siamo ancora in attesa. Noi, comunque, investiremo almeno
100 milioni per la nuova batteria della 500 elettrica: più chilometri e meno costi”. In serata, la replica del ministro Adolfo Urso: “È Stellantis che deve rassicurare l’italia, non l’italia che deve rassicurare Stellantis. L’italia è l’unico Paese in Europa con un’unica casa automobilistica: un’anomalia che va sanata”.
Toni più carezzevoli (“Un incontro aperto, sincero e rispettoso”), ma totale reticenza invece coi sindacati: dal silenzio sul futuro di Mirafiori da 17 anni in cassa integrazione, a una breve “lezioncina” sul metodo. “Col dogmatismo ci intrappoliamo, col pragmatismo invece riconosciamo i problemi da risolvere. E tutto è possibile”. Una comparsata in riva al Po, insomma, che delude i rappresentanti dei lavoratori. Samuele Lodi, segretario nazionale della Fiom, è ironico: “Tavares dice sempre di preferire fatti e concretezza, oggi li ha lasciati a casa”. Edi Lazzi, segretario provinciale, aggiunge: “Mirafiori è sull’orlo del baratro. Servono 200 mila vetture in più e assunzioni di giovani: ma non abbiamo sentito nulla”. Persino il Fismic, la più “aziendale” delle sigle sindacali, arriccia il naso: “Stellantis e governo escano dalla nebbia su Mirafiori”.
Tavares ha taciuto anche
MINACCE SUI TAGLI E ATTACCO SUI BONUS
sull’ipotesi di un trasferimento a Torino dalla Polonia della produzione della 500 a motore termico e ibrido, anche se solo dela 2026. A fine visita, è circolata la voce (non confermata) che l’ad possa averlo comunicato al presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e al sindaco di Torino, Stefano Lo Russo.
Infine, sollecitato da una domanda di un giornalista di Report, l’ad ha parlato dell’inchiesta sull’eredità Agnelli, nella quale il presidente di Stellantis, John Elkann, è indagato per truffa ai danni dello Stato: “Posso rispondere per la reputazione dell’azienda che è ottima: fortemente etica, paghiamo le tasse ovunque. La governance e il Cda, sotto la presidenza di Elkann, funzionano benissimo e danno stabilità all’azienda. Il resto riguarda la sfera privata che non posso commentare”.