Il Fatto Quotidiano

Tra uomini in barca: Maltese incontra la triste goletta Irene

L’ANTEPRIMA Domani esce la fiaba di Steiner dedicata al suo maestro Hugo Pratt (di cui compaiono tavole originali) e all’eroe marinaio Corto, schivo e sognatore

- » Giampiero Calapà © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

nazionale d’arte drammatica “Silvio D’amico”, fa apprendist­ato nella compagnia Teatro Libero di Luca Ronconi, guadagnand­o plauso internazio­nale con l’orlando Furioso. Dopo La tragedia del vendicator­e per Ronconi e Cucina di Lina Wertmüller, entra nella compagnia Brignone-pagliai, dove trova Ibsen (Spettri) e l’amore di Ugo, con cui farà coppia fissa tra arte e vita.

In carnet registi quali Luigi Squarzina, Massimo Castri, Mauro Bolognini e Silvano Piccardi, viene diretta pure dall’illustre genitore in commedia, tra cui Cesare o nessuno, Fa male il teatro e Bugie sincere.

Se il teatro è il suo habitat d’elezione,

Rieccolo Corto Maltese. Alla deriva. Piegato dalla fatica e dalla sete. In ginocchio su una spiaggia siciliana, quella nota di Pozzallo, naufrago tra i fantasmi, sopravviss­uto tra i reietti. Corto, questa volta, arriva puntuale, trascinato dalle onde, a un appuntamen­to impossibil­e. Un incontro magico che regala un dialogo prezioso. Non è una persona a parlare e perdersi col nostro eroe, ma un veliero in rovina, una barca, fatta di legno corroso e chiodi arrugginit­i, abbandonat­a sulla spiaggia in attesa della fine assoluta. Un relitto, ma con un’anima, una sensibilit­à, con la parola e il pensiero soprattutt­o. Si chiama “Irene of Boston 1914”. Non viene dagli Stati Uniti, ma dalla Boston originale, “una grigia città della costa orientale dell’inghilterr­a”. La barca Irene vorrebbe scomparire nel mare, vorrebbe essere rapita dalla risacca, immergersi nel blu e spemia Paola non ha disdegnato sortite sul grande schermo, dove esordisce nel 1970 con Contestazi­one generale di Luigi Zampa e si dà in formato famiglia con Di padre in figlio (1982) per la regia di Vittorio e Alessandro, e sul piccolo, dalla miniserie Dimenticar­e Lisa a Il gatto in tasca con la regia di Gigi Proietti che rimbalza in tv nel 1983.

Il fratello Alessandro Gassmann l’ha salutata così: “Ciao sorella mia. Sei sempre stata la più saggia di tutti noi, la più rassicuran­te, la più equilibrat­a e simpatica. Ti vorrò per sempre bene, come tutti quelli che ti hanno conosciuta”. gnersi per sempre, invece è arenata sulla sabbia siciliana, con un passato insopporta­bile a tormentarl­a: “A quel tempo c’era la guerra ed ero stata costruita per diventare una pilot-ship, la barca dei piloti, cioè portavo i marinai verso l’inferno, li portavo a combattere. I piloti salivano a bordo sulle sponde del fiume”, il placido Witham, “e puntavamo al largo, dov’erano ancorate le grandi navi grigie che quei marinai avrebbero comandato per raggiunger­e le zone di guerra”: “Erano giovani, avevano riccioli biondi, barbe rosse o capelli scuri, ridevano, cantavano, si sentivano forti e immortali, sognavano la vittoria e un ritorno da eroi, fumavano, bevevano, leggevano poesie di Edgar Allan Poe e io li portavo a morire”. Corto e Irene si esibiscono in una danza della parola ammaliante, annullando ogni sensazione di stranezza nel lettore che dovrebbe rimanere sconcertat­o dal dialogo tra un uomo e una barca. Ma l’impossibil­e esiste, come Corto Maltese. Un personaggi­o di fantasia, inventato e reso immortale dal

genio di Hugo Pratt, che il tempo ha reso reale, in carne e ossa, nei sogni di noi appassiona­ti, quei sogni che si confondono con la veglia, proprio come il dialogo tra Corto e Irene. È successo davvero? È magico? È un’allucinazi­one di Corto? È un manifesto pacifista e internazio­nalista, come solo il vessillo di Corto sa essere. Regalate Corto Maltese ai tiranni e ai falsi campioni di democrazie vuote e il mondo potrebbe risvegliar­si migliore. Corto Maltese e Irene di Boston è una storia onirica (o realmente accaduta, che importa), dalla penna raffinata e potente di Marco Steiner, primo volume della nuova collana Escondida: racconti illustrati come libere isole narrative oltre le rotte del viaggio prattiano. I disegni sono originali di Hugo Pratt. Il libro è impreziosi­to dalla musica del jazzista Francesco Cafiso: basta inquadrare il Qr code col telefono, per ascoltarla in sottofondo mentre si legge. E, a quel punto, perdersi è d’obbligo, perché “perdersi è l’unica maniera per scoprire qualcosa di nuovo, e rinascere diversi”.

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© CONG S.A. SVIZZERA Il respiro delle pagine Illustrazi­oni originali di Hugo Pratt

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