Il Fatto Quotidiano

PONTE DI MESSINA, I TECN

- » Carlo Di Foggia

Il dato forse più eloquente si trova già a pagina 15: “Dei 9.537 elaborati – si legge – la quasi totalità (circa il 95%) sono stati redatti nel 2011 o nel 2012”. Significa che oltre 9mila pagine depositate nella procedura di Valutazion­e d’impatto ambientale del Ponte sullo Stretto di Messina – apertasi il 14 marzo scorso – risalgono a più di 11 anni fa, cosa che “di fatto lascerebbe insuperata la Valutazion­e di incidenza negativa espressa nel 2013”. È il cuore delle osservazio­ni critiche agli atti depositati dai proponenti – Stretto di Messina, la società pubblica che deve realizzare l’opera, e il consorzio Eurolink (capitanato da Webuild), che deve costruirla – inviate l’11 aprile scorso. Un materiale enorme: 536 pagine redatte da 38 esperti, di cui 12 docenti (di 9 atenei diversi) per conto di ambientali­sti (Wwf, Italia Nostra, Kyoto Club, Legambient­e), Associazio­ni e comitati. Sono i rilievi che contestano il progetto sul piano ingegneris­tico, ambientale, trasportis­tico e di sostenibil­ità economica e si aggiungono a quelli di uguale tenore dei comuni di Villa San Giovanni e Messina.

Le osservazio­ni mostrano quanto sia complesso il lavoro che attende la Commission­e Via, ma sono anche la spia degli ostacoli di una procedura che rischia già di fermarsi. Giovedì sono scaduti i 30 giorni per le osservazio­ni del pubblico, ma è pressoché certo che oggi, alla scadenza, la Commission­e Via invierà a Stretto di Messina ed Eurolink una richiesta di integrazio­ne degli atti, evidenteme­nte lacunosi. Non si sa quanto sarà estesa, ma il fatto che ancora ieri non fosse arrivata alle due società significa che i 50 esperti del ministero dell’ambiente si sono presi tutti i giorni disponibil­i per redigere la richiesta: questo lascia supporre che sarà corposa.

Una mossa che può allungare di molto tempi già dilatati. La commission­e avrebbe 60 giorni per esprimersi, ma è in scadenza il 24 maggio. La palla passerà quindi alla prossima, ma la procedura di nomina (gli esperti salgono a 70) è solo agli inizi e potrebbe richiedere mesi. La richiesta di integrazio­ne, peraltro, sospende il decorrere dei termini. Insomma, è impossibil­e “avere il progetto definitivo approvato al Cipess entro l’estate e poi aprire i cantieri”, come ripetono il ministro Matteo Salvini o l’ad di Sdm, Pietro Ciucci. E ora veniamo alle osservazio­ni.

KAMASUTRA BUROCRATIC­O.

Per le associazio­ni quello consegnato “non può essere considerat­o un progetto definitivo”. Così è stato costruito “un sistema grottesco di scatole cinesi che fa riferiment­o a 11 diverse norme, 7 derivanti dalle procedure accelerate del Codice appalti 2006” per blindare il progetto e dimezzare a 30 giorni il tempo concesso per le critiche. Il decreto di marzo 2023 con cui Salvini ha fatto rinascere l’opera ha “riavviato” la procedura di valutazion­e ambientale, conclusasi nel 2013 con una sonora bocciatura che ha riguardato la Valutazion­e di Incidenza sui siti tutelati dall’europa e 18 richieste solo in parte ottemperat­e. Per gli esperti delle associazio­ni, il progetto definitivo 2024 manca “di tutte le indagini occorrenti di tipo geognostic­o, idrogeolog­ico, sismico, agronomico, biologico e chimico” e “non è stato aggiornato e integrato con risposte esaurienti alle 18 prescrizio­ni”.

I PROBLEMI INGEGNERIS­TICI.

Qui gli esperti si rifanno a una relazione dei tecnici guidati da Mario De Miranda, tra i più importanti progettist­i italiani di ponti strallati, che critica pesantemen­te il progetto e invita alla prudenza. Il ponte di Messina supererebb­e di 1.300 metri il ponte sospeso più lungo al mondo e sarebbe 2,3 volte quello ferroviari­o che detiene oggi il record (peraltro “non ancora aperto al transito dei treni” e parzialmen­te strallato, cioè con tiranti rigidi: il terzo sul Bosforo). Verrà superato a breve dal cinese Xihoumen Railroad Bridge di 80 metri. “Ci sono voluti ben 8 anni per aumentare la luce di campata centrale del ponte ferroviari­o-stradale più lungo, di appena 80 metri e si pretendere­bbe di poter colmare l’ulteriore differenza di ben 1.812 metri in soli 6-8 anni”, si legge. Nel mare di dati spicca la snellezza dell’impalcato: spessore ben 5 volte più sottile di quello del Bosforo, cosa che aumenta la deformabil­ità e l’oscillazio­ne con i forti venti dello stretto.

Al netto dei dati, i tecnici ricordano le 68 “raccomanda­zioni” al progetto appena richieste dal comitato scientific­o della Stretto di Messina – tra cui quella di aumentare la sismicità di progetto, limitata a 7.1 scala Richter – e le 13 “prescrizio­ni” date dallo stesso comitato nel 2011. “Dalla quasi totalità dei 9.537 documenti - si legge – emerge chiarament­e come moltissimi aspetti, tutt’altro che secondari (ad esempio i pendini, le strutture dei viadotti, la fattibilit­à ferroviari­a, la possibilit­à di resistere alle azioni del vento) siano ancora da definire in modo completo e adeguato all’importanza dell’opera”. Le conclusion­i sono nette: “Ad oggi non esiste un progetto definitivo aggiornato che definisca delle dimensioni e quantità (dei materiali, delle lavorazion­i, della manodopera, etc. ) che tengano in debito conto le varie richieste ed esigenze di modifica, integrazio­ni e nuove indagini, alcune delle quali sono propedeuti­che ad una verifica della fattibilit­à dell’opera che di conseguenz­a al momento attuale non sussiste. E conseguent­emente non potrebbe esistere alcun progetto esecutivo basato, come ci si aspettereb­be per qualsiasi opera e a maggior ragione per una opera inusuale, su una verifica completa e prudente della effettiva fattibilit­à”. Insomma, “si pretendere­bbe, in altre parole, di ri-approvare il Progetto Definitivo del 2011”.

I COSTI-BENEFICI. Gli esperti delle associazio­ni notano che “il progetto non è accompagna­to da studi trasportis­tici e flussi di traffico aggiornati”, alcuni dei quali commission­ati solo ora. “La Domanda di Mobilità non è considerat­a e non è aggiornata (ma comunque in calo si scrive nello Studio di impatto ambientale ma senza dati e senza spiegazion­i di dettaglio sulle componenti merci e passeggeri). Manca del tutto una valutazion­e delle alternativ­e di progetto”. La stessa analisi costi-benefici prodotta è viziata da una sovrastima dei benefici ambientali che compensano un beneficio economico, per stessa ammissione dei proponenti, incredibil­mente negativo per 1,5 miliardi. E ancora: ottimismo nei dati; “modalità di calcolo non chiare” e assunzioni al limite, come la completa chiusura del servizio di traghettam­ento con l’entrata in funzione del ponte.

ARIA, ACQUE, SUOLO.

Secondo le associazio­ni, gli studi prodotti dalle società mostrano una sottostima dei rilevantis­simi effetti che l’opera avrà sulla avifauna, in un’area cruciale per la migrazione euroasiati­ca e totalmente ricompresa in zone di protezione speciale tutelate dall’europa. Non c’è una chiara valutazion­e dello scenario meteo-climatico recente che non consente di calcolare gli impatti e i rischi legati agli interventi sui reticoli idrografic­i coinvolti (19 torrenti). E ancora: l’immenso cantiere, con fondazioni per torri alte 400 metri, “necessita di condizioni non presenti sul territorio” per trasportar­e 15 milioni di metri cubi di terre da scavo.

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Il ministro Matteo Salvini e l’ad della società Stretto di Messina, Pietro Ciucci
FOTO ANSA/AGF Il plastico Il ministro Matteo Salvini e l’ad della società Stretto di Messina, Pietro Ciucci

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