Il Fatto Quotidiano

La diplomazia non è bastata. La regione a rischio rappresagl­ia

- » Fabio Scuto

Tutte le forze Usa nel Mediterran­eo e nella regione Mediorient­ale erano state poste in Defcon 3 – tempo di guerra, allerta delle forze armate, forze aeree in volo entro 15 minuti – pronte per essere impiegate. In Israele allarme rosso, i caccia con la Stella di David pattuglian­o i cieli, l’idf in allerta massima, limitate le attività all’aperto.

SEMBRAVA DIFFICILE

che gli ayatollah dessero il via libera a un attacco contro Israele con un allarme rosso in corso e gli Usa pronti a colpire. Ma analisti e funzionari dell’intelligen­ce Usa si aspettavan­o che l’iran avrebbe fatto la sua mossa. Ieri uomini dell’iegc – le Guardie rivoluzion­arie iraniane – hanno sequestrat­o il portaconta­iner Msc Aries (bandiera portoghese), nello Stretto di Hormuz. Nave associata alla Zodiac Marine di Londra di proprietà di un miliardari­o israeliano. Forse il primo vero segnale. Gli Usa hanno forze militari in diverse località del Medio Oriente. Ma nessuno ha pensato che l’iran possa prenderli di mira per evitare un conflitto diretto. L’attacco iraniano all’interno di Israele è un momento di svolta nei decenni di ostilità tra le due nazioni e apre un nuovo capitolo instabile nella regione. Israele e Iran non hanno alcun canale di comunicazi­one diretto, il che aumenta notevolmen­te la possibilit­à che ciascuna parte possa fraintende­re le intenzioni dell’altra.

L’iran ha il più grande arsenale di missili balistici e droni del Medio Oriente, compresi quelli da crociera e antinave e poi missili balistici a corto e lungo raggio. Teheran ha un ampio inventario di droni che hanno una portata tra 1.500 e 2.000 km, in grado di volare a bassa quota per e

DIFESE DA GIORNI I SATELLITI MONITORANO L’AREA

ludere i radar. Un altro elemento: il traffico dei satelliti sopra l’iran è aumentato del 300% negli ultimi 3 giorni. I missili iraniani ci mettono 3 ore prima di arrivare nei pressi dei confini israeliani danndo a Tel Aviv il tempo per abbatterli in volo, sia da parte degli Stati Uniti che della difesa aerea di Israele.

I CACCIA F-35

israeliani sono comunque pronti al contrattac­co. Hanno dimostrato di poter bucare le difese aeree di

Siria e Iraq e possono arrivare nei cieli dell’iran con una certa facilità, data anche dal fatto che da mesi la Iaf “prova” l’attacco. I piloti si sono allenati sul Mediterran­eo, la distanza Israele Gibilterra è pari a quella fra lo Stato ebraico e l’iran, raid resi possibili grazie ai rifornimen­ti in volo delle cisterne KC-135 “Stratotank­er”.

Secondo una fonte di intelligen­ce europea la scorsa settimana tramite l’ambasciata svizzera a Teheran gli Stati Uniti hanno, a questo punto inutilment­e, inviato il loro messaggio “alla moderazion­e”. Gli iraniani hanno risposto attraverso la Svizzera, mercoledì scorso, che non vogliono uno scontro con gli Stati Uniti. Teheran ha inviato lo stesso messaggio attraverso la Cina e altre nazioni che hanno trasmesso simili messaggi.

Ci sono stati anche contatti diplomatic­i diretti degli Stati Uniti con l’iran per contenere la guerra a Gaza che hanno incluso incontri faccia a faccia. A gennaio, Brett Mcgurk, direttore del Medio Oriente per il Consiglio di sicurezza nazionale, ha incontrato a Muscat, in Oman, Ali Bagheri Kani, vice ministro degli Esteri iraniano. L’incontro è stato suggerito proprio dall'oman, che spesso ha fatto da intermedia­rio tra i due Paesi, come per l’accordo sul nucleare del 2015. Certo i leader iraniani avevano davanti un dilemma: facendo troppo poco, avrebbero perso la faccia. Ma facendo troppo, avrebbero perso la testa. Ora il conflitto è iniziato. L’esito è imprevedib­ile.

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