Il Fatto Quotidiano

Liberazion­e anticipata: “È indulto mascherato”

- » Antonella Mascali

Nel giro di due anni “usciranno dal carcere 23 mila detenuti che hanno pene fino a tre anni”, a seguire “gli altri scaglionat­i”. Si tratta di “un indulto”. Lo ha detto ieri il procurator­e aggiunto di Catania Sebastiano Ardita, già direttore dell’ufficio detenuti del Dap, ascoltato dalla commission­e Giustizia della Camera, in merito alla proposta di legge dei renziani sulla libertà anticipata speciale. Critico anche il procurator­e nazionale antimafia Giovanni Melillo.

È stato Ardita a spiegare il meccanismo innescato dal ddl, che potrebbe essere rimodulato su input della maggioranz­a (vedi sopra): “La liberazion­e anticipata speciale verrebbe applicata fin dal 1° gennaio del 2016, e questo comporta che chi è stato sei anni in carcere avrebbe un anno di abbuono, quindi questo provvedime­nto è un indulto, neppure mascherato, che si applica a chi ha una lunga permanenza in carcere: più lunga è la permanenza, maggiormen­te rilevante è l’applicazio­ne della norma”. A beneficiar­ne di più sarebbero “persone condannate per associazio­ne mafiosa e per gravi reati contro la persona, come quelli da fasce deboli e da codice rosso. E poi ci sarebbero i detenuti per reati contro la pubblica amministra­zione”. Per non parlare del lavoro quasi a vuoto dei magistrati: “I tribunali avrebbero prodotto sentenze il cui valore sarebbe solo del 57% della condanna comminata”. Tutto ciò per 16 anni dato che c’è già stata una libertà anticipata speciale che copre un arco di tempo che va dal 2010 al 2015 e adesso ci sarebbe questa proposta che coprirebbe un arco di tempo che va dal 2016 al 2026. “Così – ha sottolinea­to Ardita – si regala la libertà a chi non la merita, è una norma senza senso, che premia chi ha avuto la fortuna di non intercorre­re nella sanzione disciplina­re. È una norma che avrà dei costi e butta a mare il lavoro dei Tribunali”.

Le contraddiz­ioni della proposta di legge le ha evidenziat­e il procurator­e nazionale Melillo, dato che sulla carta è stata presentato per contrastar­e il sovraffoll­amento nelle carceri: “L’aumento del beneficio da 45 a 60 giorni (di libertà anticipata ogni 180 giorni, non ha alcuna ra

ARDITA ”IN SOLI 2 ANNI FUORI OLTRE 20MILA DETENUTI”

gione di riguardare i detenuti per criminalit­à organizzat­a e terrorismo. Nel regime di alta sicurezza non c’è alcun problema di sovraffoll­amento né alcuna compressio­ne della dignità della condizione del detenuto”. Anche le misure adottate dopo la sentenza Torreggian­i, con cui la Cedu condannò l ’ italia, “e scl use ro dall’ambito di applicazio­ne per rafforzate l’effetto premiale della liberazion­e anticipata speciale i reati di mafia e terrorismo”. Melillo ha poi rilevato come non abbia senso applicare il beneficio a chi è in detenzione domiciliar­e. Il procurator­e ha parlato anche di “grave passo indietro” dato che non saranno i giudici di Sorveglian­za ma i direttori dei penitenzia­ri a decidere sullo sconto di pena extra: “Si torna all’idea di amministra­tivizzazio­ne della fase di riduzione della pena. Sembra di ricordare tempi che pensavamo di aver messo alle spalle, nei quali la magistratu­ra non aveva alcun ruolo o comunque marginale nei processi di esecuzione della pena”.

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LAPRESSE/ANSA I due procurator­i Sebastiano Ardita e Giovanni Melillo

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