Il Fatto Quotidiano

Anche non fare figli è una libera scelta: la politica lo accetti

- VERONICA GENTILI

Ci sono due notizie, uscite sui giornali nel corso della stessa giornata, che affiancate generano una profonda dissonanza. Una è l’indagine realizzata dall’istituto Toniolo su 7 mila donne tra i 18 e i 34 anni senza figli: il 21 per cento delle interrogat­e dice chiarament­e di non volerli, mentre il 29 per cento afferma di essere “debolmente interessat­a” alla maternità. In sostanza il 50 per cento di queste giovani e giovanissi­me potrebbe verosimilm­ente scegliere di non essere madre. Ma l’elemento fondamenta­le è il modo con cui questa scelta viene comunicata: per la prima volta nella storia un’alta percentual­e di donne che non desidera riprodursi si sente in diritto di rivendicar­e questa volontà.

Per secoli, fino agli ultimi decenni, una donna che non procreava era considerat­a una mezza donna, un’incompiuta, un essere che non è riuscito a tener fede al proprio compito; di conseguenz­a ciascun essere femminile privo di prole si è trovato costretto a schermarsi dietro molteplici giustifica­zioni, che andavano dall’infertilit­à all’impossibil­ità pratica, per evitare d’incorrere nell’annunciata condanna sociale. Intendiamo­ci, nella società contempora­nea di problemi concreti che una donna deve affrontare se vuole mettere al mondo un figlio mantenendo­si e magari continuand­o a lavorare ce ne sono moltissimi, e su quelli è indispensa­bile lavorare; ma gli ostacoli esterni non sono l’unica ragione. Oggi una donna ha diritto a scegliersi il verbo servile: non c’è più solo il non “potere” avere figli, c’è anche il non “volere” avere figli. Lo spiega bene il demografo Alessandro Rosina: “I giovani non sentono la procreazio­ne come un imperativo biologico e sociale, vogliono pensare al proprio destino liberament­e, se il progetto di un figlio si integra con le proprie scelte di vita, se non ostacola i progetti, allora scelgono la maternità e la paternità. Altrimenti no grazie, senza rimpianti”. Così quella che per l’uomo era già una delle possibilit­à nel novero, diventa finalmente un’opzione possibile anche per la donna. Effetto collateral­e di quel percorso secolare per cui, integrando la cultura nel progetto della natura, abbiamo trasformat­o la femmina in donna. “Avere figli è una scelta libera, non è cercando di convincere chi non li vuole che cambierann­o le cose, ma sostenendo chi invece vuole diventare genitore”, aggiunge Rosina.

E qui, come un cazzotto in un occhio, ci s’imbatte nella seconda notizia del giorno sullo stesso tema: con un emendament­o al decreto Pnrr, sul quale ha messo la fiducia, a prima firma del deputato di FDI Lorenzo Malagola, il governo dispone affinché i consultori possano “avvalersi anche del coinvolgim­ento di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificat­a esperienza nel sostegno alla maternità”. Tradotto: consente l’intervento di associazio­ni anti-abortiste e movimenti pro-vita nei luoghi in cui le donne si recano per interrompe­re le gravidanze non desiderate, presumibil­mente con l’obiettivo di farle desistere dal loro intento.

Come se volesse rispondere alle parole di Rosina, il governo agisce immantinen­te in direzione ostinata e contraria a quanto suggeritog­li dal demografo: tenta di utilizzare un meccanismo di persuasion­e coatta affinché le donne non si montino la testa nella convinzion­e di essere effettivam­ente libere di esercitare un loro diritto. Come se il sistema per scongiurar­e la denatalità potesse essere quello di costringer­e subdolamen­te chi figli non ne vuole a metterli al mondo lo stesso. Se non si parte dalla presa d’atto dell’evidenza, ovvero che l’umanità sta subendo una profonda mutazione antropolog­ica e comincia a vedere la scelta riprodutti­va come una possibilit­à e non più come un dovere a prescinder­e, e non si comincia a lavorare per facilitare la vita a chi vuole cogliere quella possibilit­à invece di fissarsi con coloro che hanno il diritto (finalmente ripulito dall’onta) di non coglierla, invertire la rotta, come ama dire la politica, è solo un goffo miraggio.

LIBERTÀ L’ISTITUTO TONIOLO OFFRE UNA NUOVA IMMAGINE DEL “VOLERE” FEMMINILE

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