Il Ramadan no, ma le scuole chiudono per sagre e santità
Valditara vuole l’alt a quelle “non riconosciute”
“Calendario scolastico dell’istituto Paritario Gesù-maria, anno 2023-2024: scuole medie e liceo chiusi per settimana bianca dal 25 febbraio al 3 marzo 2024”: non è una festa ufficiale, riconosciuta dallo Stato italiano, questo possiamo dirlo per certo, eppure una circolare dell’istituto fornisce queste indicazioni. Così come non è festività riconosciuta il Carnevale, eppure lo festeggiano – chiudendo le scuole – quasi tutti: l’istituto Comprensivo Statale Salice Salentino Guagnano a Indirizzo Musicale, per dire, ha comunicato che “nei giorni di lunedì 12 febbraio e martedì 13 febbraio 2024, le attività didattiche sono sospese per le festività di Carnevale” e che “le lezioni riprenderanno regolarmente mercoledì 14 febbraio 2024”. Sempre nella stessa scuola, così come in altre decine, è stato anche comunicato che “l’attività didattica sarà sospesa giovedì 25 aprile (Festa della Liberazione)”, ma pure venerdì 26 aprile “come da delibera del Consiglio d’istituto)”. Per non parlare delle sagre, delle feste di Paese e di diverse tipologie di celebrazioni di Santi e Madonne. Che fine faranno?
IL MINISTRO dell’istruzione e del Merito, Giuseppe ’’
Valditara, ha annunciato nell’ultimo Consiglio dei ministri un provvedimento “in dirittura d’arrivo” che, a suo dire, vieterà la chiusura delle scuole per le festività non riconosciute e su cui oggi il Pd chiederà conto in Question time. L’intenzione, ovviamente, è evitare che si ripeta un altro caso Pioltello, dove una scuola ha deciso di sospendere le lezioni per la fine del Ramadan, che avrebbe coinvolto praticamente la metà degli studenti. Basta però fare un giro nelle circolari delle scuole e nelle ordinanze comunali per rendersi conto che una norma davvero coerente con quanto annunciato dovrebbe o ridurre l’autonomia – garantita anche dalla Costituzione – delle scuole (e delle Regioni e dei Comuni) aprendo la strada a ricorsi sicuri, oppure diventare solo una norma di facciata e di vuota dichiarazione politica, facilmente aggirabile “giocando” sulle motivazioni.
Ma prima di continuare, ricapitoliamo: le feste riconosciute dallo Stato, quelle in cui le scuole sono chiuse obbligatoriamente, sono poche: Natale, Pasqua, Pasquetta, Ferragosto e così via. Tutti i giorni rossi del calendario, insomma, a cui si aggiunge la festa del Santo Patrono.
Eppure, a Chieti, l’istituto Comprensivo 3 ha prima annunciato che le lezioni dell’anno scolastico sarebbero state anticipate di due giorni, e poi che sarebbero state recuperate il 12 e 13 febbraio 2024: anche in questo caso, per festeggiare il Carnevale. Così come le vacanze di Pasqua sono state estese fino a martedì 2 aprile, con inizio il giovedì. D’altronde, le scuole possono farlo perché sono dotate – assieme alle Regioni – di un’autonomia decisionale su apertura e chiusure, una volta garantiti 200 giorni di lezione.
DIVERSAMENTE, si rischia che Bronte, in Sicilia, come fatto nel 2022, non possa più sospendere l’attività quando c’è la sagra tipica. Una ordinanza comunale aveva infatti decretato, in occasione della XXXI Sagra del pistacchio, la chiusura “di tutte le scuole di ogni ordine e grado esistenti nel Comune l’1 e l’8 ottobre”. Anche a Bagnoli, in Campania, è capitato venissero chiuse durante la tipica sagra del Tartufo: certo, si poneva la necessità di favorire la viabilità, ma non solo. A Nusco, ad esempio, per la “Notte dei falò”, è stata disposta la chiusura delle primarie il 18 e il 19 gennaio, con uscite anticipate e stop per tutte le altre il 20 gennaio. Una decisione che ha tenuto in considerazione anche il fatto – recita l’ordinanza – “che detta manifestazione è molto sentita dalla comunità locale, che comporta una partecipazione di particolare rilevanza di residenti” e che porta alla decisione “onde consentire a tutti la partecipazione all’evento”. Motivazione molto simile a quella di Pioltello.
Un cronista di Caserta News, invece, racconta che a Villa Literno le scuole sono rimaste chiuse il 2 aprile “In quella data, infatti, la città celebra la festa della Madonna del Pantano, una ricorrenza molto sentita dalla comunità liternese” si legge sul sito. Niente lezioni quindi. “Una decisione presa per consentire agli studenti e alle loro famiglie di partecipare all’evento religioso, considerando la particolare devozione della popolazione liternese verso tale festività e la tradizionale processione che coinvolge l’intera cittadinanza”. Tra le festività “autorizzate” ci sono i Santi Patroni, ma in questo caso, il Santo in questione era un altro: il povero San Tammaro, la cui festa cade fuori dall’anno scolastico. Per fortuna, gli istituti in questi casi possono recuperare per par condicio il giorno di festa, pure se non per forza con quello di un Santo. Si potrebbe scegliere finanche il Ramadan.
E a tal proposito, risale al 2004 la proposta della giunta regionale della Campania, di autorizzare i dirigenti scolastici a utilizzare i giorni che ogni istituto può gestire autonomamente, per favorire l’integrazione, Ramadan o Capodanno cinese che fosse. L’allora presidente nazionale delle scuole cattoliche (Fidae), don Antonio Perrone, si disse d’accordo: “È gestibile in piena autonomia da tutte le scuole –spiegava – Se i dirigenti scolastici, genitori e alunni lo vogliono, perché non attuarlo? Si tratta di rispetto, di cultura, di democrazia. Magari ciò accadesse anche in altri Paesi del mondo dove, invece, si pratica la guerra e lo scontro tra le religioni vediamo tutti i giorni a cosa porta”. L’unico no veniva da Azione Studentesca. Sono passati vent’anni e nulla è cambiato.
Autonomia Circolari e ordinanze comunali di attività sospese per festa del pistacchio, del tartufo, settimane bianche e Santi vari. E adesso? ‘‘ Non sarà più possibile chiudere per festività non riconosciute dallo Stato