Il Fatto Quotidiano

“In crisi grazie alla miopia Usa e all’anarchia globale”

- P. ABDOLMOHAM­MADI » Alessia Grossi

“Debolezza struttural­e e miopia dell’amministra­zione Biden e delle Istituzion­i mondiali, nonché l’anarchia internazio­nale”. Per Pejman Abdolmoham­madi, professore di Relazioni internazio­nali del Medio Oriente presso l’università di Trento, ricercator­e associato Ispi, sono queste le cause della crisi mediorient­ale e globale.

Professore, riavvolgia­mo il nastro. Come siamo arrivati fin qui?

Le ragioni sono tre: la prima è da rintraccia­re nella linfa vitale che l’amministra­zione Biden ha fornito all’iran sbloccando, poche settimane prima dell’attacco, 6 miliardi di dollari alla Repubblica islamica che stava reprimendo la cittadinan­za. Va detto che è dall’esterno che arriva energia al regime: gli iraniani sono più vicini alle democrazie liberali e lo dimostra il sangue versato nell e pro teste. La seconda, l’apertura ai cosiddetti proxy filo-iraniani e a Doha, dando così spazio all’islam radicale, e in terza battuta, certo, la reazione sproporzio­nata di Netanyahu all’attacco di Hamas

– da condannare – . Andiamo avanti: perché l’attacco israeliano a Damasco?

È il frutto dell’anarchia internazio­nale. L’onu è debole e ognuno fa ciò che vuole. La Turchia attacca la Siria e l’iraq. Hezbollah viola un altro Stato con gli attacchi a Israele, Israele viola il territorio siriano. L’isis colpisce il Pakistan. Nessuno dice nulla mentre la sovranità nazionale non viene rispettata. Quello che è successo a Damasco è stata una doppia violazione: del territorio siriano e poi dell’iran. L’intento di Netanyahu era colpire le teste delle proxy sciite. Ma sono 15 anni che la Comunità internazio­nale non condanna questi atti. Siamo di fronte al torto di tutti. Per questo andiamo verso la guerra mondiale.

Perché si tace?

È la politica del doppio standard. Il Qatar, che ospita i leader di Hamas e riceve i capi talebani, è partner commercial­e dell’occidente. In Qatar si svolgono i Mondiali di calcio. Questo doppio standard, con la Cina sempre più forte, è pericoloso: bisogna uscire dalla debolezza struttural­e. Si va verso l’imperialis­mo dei totalitari­smi: Russia, Paesi arabi del Golfo persico, Cina, Iran permeano tutto il mondo liberale.

Cosa pensa della Cina mediatrice dei conflitti?

Proponendo­si come mediatore, Pechino sta dicendo che è vicina a cambiare la partita rim

‘ ‘ Roma promuova una conferenza di pace prima che Russia e Cina portino allo scontro mondiale

piazzando l’egemonia Usa – Biden sembra Carter che si autoelimin­a dalla corsa alla Casa Bianca –. La Cina non è solo una potenza economica: vuole affermare la sua egemonia mondiale entro il 2047.

Con Trump tutto questo non sarebbe accaduto?

No, perché la politica di Trump in Medio Oriente è stata di attacco forte verso i sistemi militanti della Regione, si veda l’uccisione di Soleimani, la promozione degli accordi di Abramo che, seppure con qualche difetto, hanno messo in moto il riconoscim­ento di Israele e il ritiro di Trump dall’accordo sul nucleare frutto della morbidezza di Obama verso la Repubblica islamica dell’iran. Non a caso con lui i conflitti erano meno. La dottrina dei Repubblica­ni, più realista, era più efficace.

Cosa si aspetta ora?

Mi aspetto una probabile escalation del conflitto che potrebbe coinvolger­e gli attori regionali. C’è il rischio serio di una guerra globale con l’ingresso della Cina e della Russia.

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