Il Fatto Quotidiano

Bibi al mondo: “Attacchere­mo” L’iran: “Useremo i missili russi”

Pressing su Netanyahu di Uk e Germania a cui risponde: “Ascoltiamo, ma decidiamo noi”

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Il premier israeliano Benjamin Netanyahu non molla e va avanti per la sua strada: ci sarà un nuovo attacco in replica alla risposta dell’iran nonostante le forti pressioni internazio­nali contrarie, con gli Stati Uniti e il G7 dei ministri degli Esteri, riuniti a Capri, che puntano sulla leva delle sanzioni contro Teheran. Ma Israele avrebbe colpito l’iran già lunedì, ma alla fine ha deciso di rinviare l’attacco. Lo rivelano al sito Axios cinque diverse fonti israeliane e americane. Netanyahu ha, quindi, frenato, per “ascoltare” la comunità internazio­nale, ma adesso dice: “Apprezzo tutti i tipi di suggerimen­ti e consigli, ma voglio che sia chiaro: prenderemo le nostre decisioni e lo Stato di Israele farà tutto il necessario per difendersi”, ha affermato dopo aver incontrato il ministro britannico David Cameron e la tedesca Annalena Baerbock a Gerusalemm­e per chiedere di evitare l’escalation.

Cameron ha usato un argomento che da giorni molti analisti israeliani, e anche ministri, invocano nell’invitare Netanyahu alla prudenza: “Meglio essere intelligen­ti piuttosto che duri. La vera necessità è tornare a concentrar­si su Hamas, sugli ostaggi, sull’arrivo degli aiuti, su una pausa nel conflitto a Gaza”. Un ragionamen­to proposto anche dal ministro Arieh Deri del partito religioso Shas, che siede, come uditore, nel ristretto gabinetto di guerra israeliano: “Meglio non aprire più fronti” in questo momento, ha detto Deri, ricordando che “c’è una campagna non finita a Gaza e che lì ci sono ancora gli ostaggi”.

“Ho chiarito nei colloqui in Israele che il Medio Oriente non deve scivolare in una situazione che non ha una fine certa. Occorre la massima moderazion­e. Non è cedere, ma evitare una guerra regionale”, ha esortato anche la responsabi­le della diplomazia tedesca Baerbock. Ma le parole di Netanyahu fanno intendere che la decisione israeliana sia ormai presa e che nuovo fuoco verrà sparato contro l’iran.

E Teheran, ovviamente, risponde con dichiarazi­oni sullo stesso tono: “L’attacco di rappresagl­ia dell’iran contro Israele – ha avvertito il presidente iraniano Ebrahim Raisi – è stata un’azione limitata e punitiva contro il regime. Se i sionisti intraprend­eranno qualsiasi azione contro i nostri interessi, la risposta dell’iran sarà molto più dura”. “Consigliam­o ai nemici di non commettere alcun errore strategico, perché l’iran è pronto a colpirli, soprattutt­o con i caccia Sukhoi-24, i bombardier­i tattici supersonic­i russi”, ha minacciato da parte sua il comandante delle forze aeree di Teheran, Hamid Vahedi, evocando un duello aereo nei cieli del Medio Oriente fra i jet di epoca sovietica e i micidiali F-35 e F-16 israeliani.

Intanto è lo scontro tra Israele e Hezbollah a non subire pause: in un attacco rivendicat­o dai miliziani sciiti, 14 soldati e quattro civili sono stati feriti in un “centro comunitari­o nella cittadina di frontiera di Arab al-aramshe”. Gli Hezbollah hanno sostenuto, invece, di aver colpito una base militare “con droni e missili teleguidat­i” in risposta all’uccisione di tre miliziani da parte di Israele, tra cui un comandante di brigata. Attaccata anche una base di ricognizio­ne aerea sul Monte Meron. Lo Stato ebraico ha risposto centrando, secondo il portavoce militare, “le fonti da cui sono

Retroscena Tel Aviv era pronta a colpire già lunedì, ma le pressioni internazio­nali hanno provocato il rinvio

partiti i razzi e poi un complesso militare degli Hezbollah e infrastrut­ture del terrore a Naqura e Yarine, nel Libano del sud”.

E mentre il Qatar parla di “una fase difficile” e “in stallo” nelle trattative per una tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi ancora nella Striscia, il leader di Hamas, Ismail Haniyeh,

è atteso nel fine settimana in Turchia, Paese della Nato, per il cui presidente Erdogan, la fazione islamica “non è un’organizzaz­ione terroristi­ca”. “È Netanyahu che trascina la regione in guerra per restare al potere”, è stata l’accusa lanciata oggi da Ankara per bocca del ministro degli Esteri Hakan Fidan.

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