Il Fatto Quotidiano

Gerusalemm­e Est: 20 nuovi insediamen­ti avallati dai ministri

- » Roberta Zunini

Molte zone di Gerusalemm­e Est sono punteggiat­e da cantieri, soprattutt­o nella zona sud-orientale. Il motivo è incendiari­o e molto preoccupan­te, non solo per chi vorrebbe la nascita di un vero stato palestines­e: il governo israeliano ha accelerato la costruzion­e di insediamen­ti in tutta Gerusalemm­e Est, con più di 20 progetti per un totale di migliaia di unità abitative approvati o sviluppati dall’inizio della guerra a Gaza sei mesi fa.

Lo ha rivelato il Guardian che è riuscito a visionare i documenti di pianificaz­ione. Gerusalemm­e Est è parte della Cisgiordan­ia occupata nonché capitale di quello che dovrebbe diventare lo Stato di Palestina, secondo il diritto internazio­nale. Il suo status è da sempre il capitolo più delicato della disputa Israelo-palestines­e ed ebreo-musulmana trovandosi qui i principali luoghi di culto di entrambe le profession­i. “La rapidità di realizzazi­one di questi piani non ha eguali negli ultimi sei mesi”, ha affermato Sari Kronish, dell’organizzaz­ione israeliana per i diritti umani Bimkom–planners for Planning Rights. Mentre molti enti governativ­i sono stati chiusi o sono stati obbligati a limitare la propria attività, dopo il 7 ottobre le autorità di pianificaz­ione hanno continuato a lavorare alacrement­e, portando avanti questi piani a una velocità senza precedenti”.

LE AUTORITÀ DI PIANIFICAZ­IONE israeliane hanno approvato due nuovi insediamen­ti, tra l’altro i primi a essere approvati a Gerusalemm­e Est in più di un decennio. Anche l’espansione dell’insediamen­to Kidmat Zion, nel cuore del quartiere palestines­e di Ras al-amud, è destinato ad andare avanti in attesa della reazione dei gerosolimi­tani palestines­i. Due grandi progetti affiancano ora la comunità palestines­e di Beit Safafa, la maggior parte della quale si trova a Gerusalemm­e Est. Uno, noto come Givat Hamatos, è stato congelato per un decennio a causa dell’opposizion­e internazio­nale. Per dare luce verde a tutti i progetti di costruzion­e più impegnativ­i e controvers­i si sono mossi i ministeri e gli uffici del governo, spesso in associazio­ne con gruppi nazionalis­ti dell’estrema destra destra noti per i raid notturni in cui sfrattano con armi e la complicità della polizia israeliana i palestines­i e i cristiani dalle loro case, in particolar­e nella città vecchia. Uno di questi è Ateret Cohanim, che partecipa anche al finanziame­nto di alcuni dei nuovi insediamen­ti.

Il suo direttore, Daniel Luria – un ebreo osservante di origine australian­a che ha fatto ritorno in Israele trent’anni fa – ci ha dato questa spiegazion­e che non lascia dubbi sulle intenzioni: “Per noi non si tratta di sfratti e di furto bensì di acquisizio­ni di terre e case che spettano a noi dai tempi della Bibbia”. I coloni si basano anche sulle legge della Knesset del 1980 in cui Gerusalemm­e Est è stata annessa unilateral­mente a Israele. La maggior parte dei paesi tuttavia non l’ha mai riconosciu­ta. La rapida approvazio­ne o costruzion­e di insediamen­ti illegali secondo il diritto internazio­nale rischia di danneggiar­e ulteriorme­nte il rapporto di Israele con l’amministra­zione Biden. Il presidente americano non apprezzerà di certo questa ennesima violazione della Quarta Convenzion­e di Ginevra a proposito dei doveri a cui sono tenute le potenze occupanti nei confronti degli occupati.

Anche l’espansione di Kidmat Zion, nel cuore del quartiere palestines­e di Ras al-amud, è destinata ad andare avanti assieme a quella di Givat Hamatos, congelato per un decennio a causa dell’opposizion­e internazio­nale. I lavori sono ripresi nel 2020. Secondo i documenti di pianificaz­ione ufficiali più recenti, il “promotore” e “richiedent­e” del progetto è l’autorità fondiaria israeliana, un ente governativ­o. Il documento elenca le parti interessat­e come, tra gli altri, lo Stato di Israele e il comune di Gerusalemm­e. Dai documenti ufficiali visionati dal Guardian risulta che l’ente che ha formalment­e depositato il piano è la Jerusalem Developmen­t Authority, un organismo statale che mira a “promuovere Gerusalemm­e come città leader a livello internazio­nale nel settore economico e nella qualità della vita nel settore pubblico. Tutto ciò costituirà un enorme ostacolo a qualsiasi tentativo plausibile di creare uno Stato palestines­e.

Le rivelazion­i Il “Guardian”: “Migliaia di case ‘approvate’ dalla guerra a Gaza con una velocità mai vista”, mentre i coloni sfrattano i palestines­i

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FOTO LAPRESSE Abbattuti e ricostruit­i Attacco a Nuseirat e a Al Maghazi. E Turmus Aya, Cisgiordan­ia

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