Il Fatto Quotidiano

Bernini chiede una stretta Piantedosi: “Legge c’è già”

La ministra, con i rettori, vuole più repression­e contro la “violenza antisemita”. Il Viminale frena: “Nessuna modifica”

- » Vincenzo Bisbiglia

Le richieste di Anna Maria Bernini che vuole “cambiare rotta”, allarmata dalla presunta “emergenza sicurezza” e dal “dilagante antisemiti­smo” negli atenei. E il muro di Matteo Piantedosi il quale, di fatto, si oppone a una paventata stretta normativa, dicendo che “non c’è bisogno di nuove regole” e che “non verrà limitato il diritto degli studenti a manifestar­e”.

Così le proteste nelle università italiane dividono il governo. La resa dei conti potrebbe emergere già dalla riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza annunciata per il prossimo 24 aprile. La riunione è stata chiesta e ottenuta dalla ministra per l’università e vi parteciper­à anche una delegazion­e della Crui, la conferenza dei rettori italiani. Il dualismo è accentuato dalla scia degli scontri di martedì sera all’esterno della Sapienza a Roma, culminati con un bilancio – recitano i bollettini della Questura – di 27 agenti feriti, di cui due con 20 giorni di prognosi, e di due manifestan­ti fermati.

AL COMITATO,

apprende il Fatto, ministra e docenti sottoporra­nno un dossier teso a dimostrare la presunta escalation della “violenza politica a carattere antisemita” negli atenei. Il riferiment­o è anche al collettivo studentesc­o “Cambiare Rotta”, il gruppo legato alla sinistra radicale che anima la battaglia del mondo universita­rio contro i progetti di ricerca proiettati anche in campo militare. In realtà, questo collettivo è solo la parte più rumorosa di un malcontent­o molto ampio, visto che si stanno moltiplica­ndo gli appelli condivisi tra docenti, ricercator­i e studenti per la sospension­e delle collaboraz­ioni fino al cessate il fuoco in Medio Oriente. Contestazi­one che contempla anche iniziative come il bando del ministero degli Esteri, scaduto il 10 aprile, che promuove la collaboraz­ione tra università italiane e israeliane anche sul settore difesa. Su tale scia, fin qui tre università (Torino, Bari e la Normale di Pisa) hanno deciso di rinunciare al bando, con il rettore di Bari, Stefano Bronzini, che si è pure dimesso dal board della Fondazione Med-or, costola del colosso Leonardo Spa.

Bernini, in un’intervista dei giorni scorsi al Giornale, ha definito Cambiare Rotta “collettivo avvezzo alla violenza antisemita”, ha detto che bisogna “coniugare una battaglia culturale con l’intransige­nza verso ciò che è fuori dal perimetro democratic­o” e ha invitato, indirettam­ente, il comitato alla “responsabi­lità”. Misure speciali all’orizzonte, dunque? Bernini e i rettori non le chiederann­o in quanto – ragiona una fonte del

Mur – “la ministra non si occupa di ordine pubblico”. Ci sarà però un aut aut: l’escalation deve finire. Ovvio che una soluzione se l’aspettino.

E QUI ENTRA IN GIOCO Piantedosi. Il Viminale ha veicolato più volte un messaggio chiaro: “Non sono previste modifiche di alcun tipo alla gestione dell’ordine pubblico in occasione di eventi e manifestaz­ioni all’interno degli Atenei né sono state fatte valutazion­i in proposito”. Non è una posizione momentanea, ma una stella polare. Il ragionamen­to del Viminale è semplice. Da oltre 30 anni il fermento giovanile anima gli atenei: la Pantera, il movimento No Global, l’onda. E ogni volta la polizia “muscolare” ha lavorato per garantire la sicurezza, mentre l’intelligen­ce ha lavorato a governare i fenomeni, anche con il dialogo. Non a caso, ripetono al Fatto le fonti del Viminale, l’italia è uno di quei Paesi dove non sono state impedite le manifestaz­ioni pro-palestina, e questo Piantedosi lo ha rivendicat­o in Parlamento anche nei giorni in cui impazzavan­o le polemiche sulle manganella­te ai ragazzi delle scuole superiori a Pisa e Firenze. D’altronde, come dimostra l’operazione del Reparto Mobile di martedì alla Sapienza, la polizia non lascia scoperti gli atenei. Ma il Viminale non farà altro per stringere le maglie. Né per esempio, garantire l’assenza di contestazi­oni ai personaggi pubblici via via ospiti dei rettori (tra gli ultimi, il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari a Napoli). Con buona pace degli stessi, del governo e della ministra Bernini.

IL VERTICE IL 24 APRILE AL MINISTERO: “FERMARE L’ESCALATION”

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Cambiarero­tta Per Bernini, il collettivo è “avvezzo alla violenza antisemita”

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