Il Fatto Quotidiano

Santanchè-angelucci: così l’srl “bollita” entrò in Borsa

Nel 2014 l’apporto di una società con bilancio truccato consentì di acquisire la quotata Pms, poi ribattezza­ta Visibilia Editore

- » Nicola Borzi, Thomas Mackinson, Davide Milosa

PIl ruolo di Tosinvest Aziende, pubblicità e manager: i rapporti della senatrice di FDI con la finanziari­a del gruppo editoriale

ochi imprendito­ri sarebbero così abili da riuscire a quotare in Borsa a costo zero una loro società. Ma ancor meno sarebbero quelli in grado di farlo grazie a una piccola azienda con i bilanci truccati e di fatto già sull’orlo del fallimento. Eppure, secondo Nicola Pecchiari, docente di contabilit­à dell’università Bocconi e consulente della Procura di Milano nelle indagini per i falsi in bilancio nel gruppo Visibilia, è esattament­e quello che Daniela Santanchè avrebbe fatto nel 2014. L’operazione, in gergo tecnico un’acquisizio­ne inversa, consentì all’attuale ministro del Turismo del governo Meloni di conquistar­e una piccola società quotata di pubbliche relazioni, la Pms, apportando come propria quota valutata oltre 2 milioni le testate giornalist­iche che sino a pochi mesi prima erano di Visibilia Srl. Peccato che, secondo l’analisi di Pecchiari, la Srl fosse all’epoca già insolvente e con patrimonio netto negativo per molti milioni, il che ne avrebbe dovuto far scattare la liquidazio­ne o il fallimento. La nuova azienda fu ribattezza­ta Visibilia Editore Spa ed è dalla denuncia dei suoi soci di minoranza che ha preso le mosse l’indagine dei pm milanesi sui conti del disastrato gruppo editoriale-pubblicita­rio amministra­to sino a fine 2021 dalla senatrice di Fratelli d’italia. Il tutto con un intreccio tra le aziende della coppia Santanchè-mazzaro e le società e i manager del gruppo Tosinvest della famiglia Angelucci, editori di Libero, Il Tempo e il Giornale ora vicini all’acquisto dell’agenzia Agi dall’eni.

LA VICENDA viene svelata nella relazione del perito Pecchiari nella relazione depositata il 25 marzo nelle mani del procurator­e aggiunto Laura Pedio: secondo l’analisi, la conquista da parte di Santanchè della Pms non sarebbe potuta avvenire nelle modalità con le quali invece andò in porto. A novembre 2014, Visibilia Editore Holding conferì il ramo d’azienda editoriale composto dalle sue testate giornalist­iche nella Pms, società in mano alla vedova di Patrizio Maria Surace, manager della comunicazi­one morto a 55 anni il 13 agosto 2012, stroncando le prospettiv­e della sua azienda. Il conferimen­to avvenne come sottoscriz­ione di un aumento di capitale da 2,08 milioni, consentend­o di acquisire l’85% di Pms, ribattezza­ta Visibilia Editore Spa. Secondo Pecchiari, “il progetto di collocare il ramo editoriale in una società quotata nel 2014 non doveva prescinder­e dal fatto che il correlato ramo di raccolta pubblicita­ria (rimasto in Visibilia Srl) era di fatto già insolvente, con la necessità di avviarne la liquidazio­ne o, più verosimilm­ente, una procedura concorsual­e”. Ma “ciò non avvenne a motivo dell’intenziona­le occultamen­to della perdita del capitale in capo a Visibilia Srl. Non solo: il contemeno stuale accesso al mercato finanziari­o della Visibilia Editore portava l’indubbio vantaggio dell’opportunit­à di accedere alla raccolta di capitali (azioni e/o obbligazio­ni) sui mercati finanziari”. Per il perito, i bilanci della Srl erano già stati truccati quando l’operazione avvenne, il 7 agosto 2014: le rettifiche sui conti della Srl condotte dall’esperto riducono il patrimonio netto di Visibilia Srl a fine 2014 “da 798 mila a 5,5 milioni”, con la perdita del capitale, ma al netto dell’ulteriore successiva plusvalenz­a da 4 milioni di apporto a Visibilia Editore sarebbe stato negativo per 9,5 milioni. Per Pecchiari ciò dimostra “quale fosse il reale stato di ‘salute’ del business congiunto editoriale + concession­aria” di Visibilia Srl prima del conferimen­to a Visibilia Editore della sola parte editoriale. L’attività editoriale e di raccolta pubblicita­ria era stata esercitata, fino al 7 agosto 2014, da Visibilia Srl. Posto che appare inverosimi­le che la sola attività di concession­aria (gestita da Visibilia Srl dal 7 agosto al 31 dicembre 2014) abbia potuto generare in soli 5 mesi una perdita del capitale di 5,5 milioni, appare evidente come l’intera gestione editoriale + concession­aria abbia generato perdite consistent­i già ben prima del 7 agosto 2014”. Visibilia Editore il 29 febbraio è stata commissari­ata dal tribunale di Milano. L’avviso di conclusion­e delle indagini per il filone dei falsi in bilancio di Visibilia Editore e Visibilia Srl (ora in liquidazio­ne) è stato recapitato l’11 aprile dai pm di Milano a Daniela Santanchè e, tra gli altri 17 indagati, al suo ex compagno Canio Mazzaro. In quell’avviso, i pm fanno propria la ricostruzi­one di Pecchiari sulla falsificaz­ione del patrimonio netto di Visibilia Srl sin dal 2014.

Ma dalle carte emerge anche un altro aspetto interessan­te. Visibilia Srl era stata fondata da Tosinvest, la finanziari­a del gruppo Angelucci, con il nome di Adv. Tosinvest poi ne cedette il suo 50% a Santanchè a settembre 2010, dopo che per anni l’azienda aveva raccolto pubblicità per Libero, quotidiano degli Angelucci. Non solo: tra i manager di Pms prima dell’acquisizio­ne sedeva Ernesto Monti, presidente della Tosinvest. Nel cda di Pms all’epoca della conquista da parte di Santanchè c’era poi Roberto Mazzei, consiglier­e sempre di Tosinvest. E lo stesso Mazzei fu proposto il 22 gennaio 2015 da Canio Mazzaro nella lista di Bioera per il cda della controllat­a Ki Group. Coincidenz­e.

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FOTO ANSA In affari Daniela Santanchè, senatrice di FDI, e Antonio Angelucci, deputato Lega

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