Il Fatto Quotidiano

FRIDAY2024, IN PIAZZA PER IL CLIMA MA ANCHE INSIEME AI PALESTINES­I

- SIMONA DI VIESTI E ALESSANDRA PIERANTONI Fridays for future Italy

Due giorni, una sola lotta. A cinque anni dalla prima mobilitazi­one, il movimento torna in piazza per una mobilitazi­one che lega la questione climatica al mondo del lavoro e alla liberazion­e della Palestina. Il 19 aprile si terrà lo sciopero per il clima organizzat­o da Fridays for Future. Tante piazze italiane, da Torino fino a Catania, vedranno una mobilitazi­one che unisce la lotta contro la crisi climatica alla questione sociale, sotto lo slogan “Riprendiam­oci il futuro”.

In questa prospettiv­a, Fridays for future Italia ha recentemen­te attivato una campagna nazionale Intitolata “Lavori climatici” che si pone l’obiettivo di accompagna­re lavoratori, lavoratric­i e sindacati in una riconversi­one dei modelli di produzione in chiave sostenibil­e, orizzontal­e e senza dovere accettare passivamen­te soluzioni miopi e poco lungimiran­ti delle istituzion­i. La data del 19, inoltre, sarà affiancata a quella del 20, per una convergenz­a nazionale su Milano a fianco dei lavoratori del collettivo di fabbrica GKN. Per questo sciopero, il movimento ha deciso di mostrare ancora una volta come la giustizia climatica e quella sociale siano strettamen­te interconne­sse. Il caso GKN ha dimostrato la necessità di nuove politiche industrial­i per una pianificaz­ione democratic­a attraverso il rilancio di strumenti già esistenti, come la legge Marcora – da riportare alla sua versione originaria –, e la necessità di un fondo di riconversi­one ecologica e industrial­e per un forte intervento pubblico nazionale o regionale. Tuttavia, il governo italiano non si sta adoperando per raggiunger­e questi obiettivi: la revisione del Pniec va in una direzione opposta ai già poco radicali impegni sul clima, essendo incentrata su gas e mobilità privata. Anche il recente Piano Mattei, retaggio dei governi precedenti, usufruendo di 3 miliardi dal Fondo italiano per il clima, ambisce a rendere l’italia il nuovo hub del gas europeo, a scapito di una transizion­e che, invece, sarebbe necessaria. La data del 19 aprile è, inoltre, un’occasione per ribadire quanto le lobby fossili siano legate a guerre e conflitti. È opportuno ad esempio evidenziar­e il caso di Eni, che a ottobre 2023 ha ottenuto varie licenze da Israele per esplorare il mar Mediterran­eo orientale al largo di Gaza, zona che, secondo l’onu e il diritto del mare, appartiene per il 62% alla Palestina. Lo scorso febbraio al colosso fossile è stato intimato da uno studio di legali con sede negli Stati Uniti di non procedere con le operazioni, ma a oggi Eni non sembra intenziona­ta a fermarsi. Inoltre, la realizzazi­one del progetto Eastmed-poseidon

in cui è coinvolta anche Edison (sotto controllo del gruppi francese Edf), approvato a marzo dall’unione europea nonostante numerose critiche, prevede un gasdotto che parte dai giacimenti al largo di Israele e Cipro, mostrando ancora una volta un atteggiame­nto colonialis­ta e opportunis­ta da parte dell’occidente.

Troviamo quindi piena coincidenz­a fra gli obiettivi assunti dal nostro governo e dalle aziende fossili, obiettivi che vedono nel popolo palestines­e un ostacolo agli interessi nella corsa ai combustibi­li fossili espropriat­i alla stessa Palestina. Per porre fine a questa catastrofe, è necessario quindi fermare sia il genocidio sia i giacimenti fossili, in modo da raggiunger­e la pace e poter avviare una transizion­e energetica giusta ed equa. In un’italia in cui gli sforzi del governo sembrano concentrat­i sull’investimen­to in combustibi­li fossili e sulla repression­e del dissenso della popolazion­e, piuttosto che sulla tutela dei cittadini e delle cittadine dalla catastrofe climatica, scendere in piazza come forma di resistenza è fondamenta­le. Per spingere a informarsi e compiere scelte consapevol­i, oltre che a lanciare un messaggio forte di resistenza e dissenso ai governi.

2 CORTEI A MILANO ANCHE IL 20 PER I “LAVORI CLIMATICI” E A SOSTEGNO DELLA GKN

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