“Quello del governo è indulto Abbiano il coraggio di dirlo”
“Un provvedimento di clemenza”; un “indulto”. La liberazione anticipata speciale che si sta discutendo in commissione Giustizia della Camera, proposta da Italia Viva, non convince sempre più magistrati. Dopo le critiche del procuratore aggiunto di Catania Sebastiano Ardita e del procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, ascoltati alla Camera, al Fatto hanno risposto il procuratore di Potenza Francesco Curcio e il procuratore aggiunto di Firenze, Luca Tescaroli, appena nominato procuratore a Prato. Il procuratore Curcio precisa che si tratta di “una scelta politica legittima, in relazione alla quale, tuttavia, chi la approva è bene che si assuma la responsabilità. Va chiarito all’opinione pubblica che è un atto di clemenza. In sostanza un indulto che manderà liberi detenuti anche per reati gravi senza che queste scarcerazioni siano collegate a un ravvedimento, ma semplicemente perché i detenuti non hanno subito sanzioni disciplinari”.
SE, COME SEMBRA,
per volere del governo, verranno esclusi i detenuti per mafia e terrorismo? “Va bene, ma anche i violentatori, i rapinatori, i corrotti commettono reati gravi e saranno beneficiari”. Sulla stessa linea il procuratore Tescaroli, che si chiede: “Se ci sarà questo provvedimento, come verrà percepito da mafiosi e terroristi? Per loro sarebbe un vantaggio. Se, invece, saranno esclusi dal beneficio è un fatto positivo”. Ma non sufficiente? “Resta in ogni caso un affievolimento della forza deterrente, che deriva dalla pena, per corrotti o per altri detenuti per reati gravi. Quindi suonerebbe come un favore, così si agevola il colletto bianco”. Anche per Tescaroli siamo di fronte a un indulto: “Di fatto ha i medesimi effetti”.
Con i due procuratori tocchiamo, inoltre, il tema delle intercettazioni e dell’ultima novità della maggioranza che ha approvato in commissione Giustizia del Senato il limite temporale dei 45 giorni, salvo per reati di mafia e terrorismo. Per Curcio si tratta di “una norma irrazionale. Perché non dopo 30 o 80? Può essere inutile registrare dopo 10 giorni ma può essere utilissimo dopo 100. La conseguenza è che sarà sempre più difficile ottenere proroghe e si perderanno risultati investigativi importanti”. Contrario anche alla proposta, alla Camera, di Enrico Costa di Azione, di vietare il trojan per reati corruttivi: “Il trojan è l’unica intercettazione che consente di acquisire elementi indiziari importanti, nessuno più al telefono concorda i dettagli di una mazzetta”.
Per Tescaroli le nuove norme approvate e in corso di approvazione sulle intercettazioni “sono una regressione dell’impegno al contrasto del crimine. I processi hanno dimostrato quanto lo strumento delle intercettazioni sia efficace, un baluardo. E il possibile divieto del trojan contro la corruzione non mi sembra che sia in linea con il contrasto a un fenomeno dilagante nel nostro Paese, fermo restando il rispetto delle scelte del Parlamento”.