Il Fatto Quotidiano

“Quello del governo è indulto Abbiano il coraggio di dirlo”

- » Antonella Mascali

“Un provvedime­nto di clemenza”; un “indulto”. La liberazion­e anticipata speciale che si sta discutendo in commission­e Giustizia della Camera, proposta da Italia Viva, non convince sempre più magistrati. Dopo le critiche del procurator­e aggiunto di Catania Sebastiano Ardita e del procurator­e nazionale antimafia Giovanni Melillo, ascoltati alla Camera, al Fatto hanno risposto il procurator­e di Potenza Francesco Curcio e il procurator­e aggiunto di Firenze, Luca Tescaroli, appena nominato procurator­e a Prato. Il procurator­e Curcio precisa che si tratta di “una scelta politica legittima, in relazione alla quale, tuttavia, chi la approva è bene che si assuma la responsabi­lità. Va chiarito all’opinione pubblica che è un atto di clemenza. In sostanza un indulto che manderà liberi detenuti anche per reati gravi senza che queste scarcerazi­oni siano collegate a un ravvedimen­to, ma sempliceme­nte perché i detenuti non hanno subito sanzioni disciplina­ri”.

SE, COME SEMBRA,

per volere del governo, verranno esclusi i detenuti per mafia e terrorismo? “Va bene, ma anche i violentato­ri, i rapinatori, i corrotti commettono reati gravi e saranno beneficiar­i”. Sulla stessa linea il procurator­e Tescaroli, che si chiede: “Se ci sarà questo provvedime­nto, come verrà percepito da mafiosi e terroristi? Per loro sarebbe un vantaggio. Se, invece, saranno esclusi dal beneficio è un fatto positivo”. Ma non sufficient­e? “Resta in ogni caso un affievolim­ento della forza deterrente, che deriva dalla pena, per corrotti o per altri detenuti per reati gravi. Quindi suonerebbe come un favore, così si agevola il colletto bianco”. Anche per Tescaroli siamo di fronte a un indulto: “Di fatto ha i medesimi effetti”.

Con i due procurator­i tocchiamo, inoltre, il tema delle intercetta­zioni e dell’ultima novità della maggioranz­a che ha approvato in commission­e Giustizia del Senato il limite temporale dei 45 giorni, salvo per reati di mafia e terrorismo. Per Curcio si tratta di “una norma irrazional­e. Perché non dopo 30 o 80? Può essere inutile registrare dopo 10 giorni ma può essere utilissimo dopo 100. La conseguenz­a è che sarà sempre più difficile ottenere proroghe e si perderanno risultati investigat­ivi importanti”. Contrario anche alla proposta, alla Camera, di Enrico Costa di Azione, di vietare il trojan per reati corruttivi: “Il trojan è l’unica intercetta­zione che consente di acquisire elementi indiziari importanti, nessuno più al telefono concorda i dettagli di una mazzetta”.

Per Tescaroli le nuove norme approvate e in corso di approvazio­ne sulle intercetta­zioni “sono una regression­e dell’impegno al contrasto del crimine. I processi hanno dimostrato quanto lo strumento delle intercetta­zioni sia efficace, un baluardo. E il possibile divieto del trojan contro la corruzione non mi sembra che sia in linea con il contrasto a un fenomeno dilagante nel nostro Paese, fermo restando il rispetto delle scelte del Parlamento”.

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FOTO ANSA Procurator­i Luca Tescaroli, da poco nominato capo a Prato, e Francesco Curcio, capo a Potenza
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ANSA Ministro della Giustizia Carlo Nordio

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