Il Fatto Quotidiano

.IRAN SPALLE AL MURO. .È LA VERA BOMBA.

- » MASSIMO FINI

La notizia cui i media hanno dato grande risalto in questi giorni, e che continua a tenere le prime pagine, è l’attacco iraniano a Israele. Ed è ovvio perché è la prima volta che Teheran attacca direttamen­te Israele sul suo territorio. Ma è altrettant­o ovvio che l’attacco è stato di pura parata. Gli ayatollah sapevano benissimo che i 170 droni e i 150 missili, balistici e da crociera, lanciati sul territorio israeliano non avevano alcuna possibilit­à di perforare i sistemi difensivi israeliani, come l’iron Dome (“cupola di ferro”), che si sono sempre dimostrati impermeabi­li.

Se avessero voluto veramente sfondare le difese israeliane, gli iraniani avrebbero agito via terra con i gruppi di pasdaran. Credo anzi che paradossal­mente gli ayatollah temessero che un qualche loro missile o drone andasse a segno. Il vero obiettivo degli ayatollah, dopo l’attacco israeliano al consolato iraniano di Damasco con l’uccisione di cinque o sei capi pasdaran, era rivolto all’interno più che all’esterno: dimostrare al popolo iraniano che il regime non rimaneva inerte davanti a un attacco dei nemici di sempre. E in effetti, nella notte fra sabato e domenica, a Teheran il popolo iraniano, che nei momenti difficili si ricompatta, è sceso in piazza, dimentican­do divisioni politiche e di genere, per festeggiar­e quella che in realtà era una sconfitta, perché gli israeliani hanno dimostrato ancora una volta la loro invulnerab­ilità nei cieli e l’impossibil­ità di Teheran di perforare, almeno via aerea, le loro difese.

Pari e patta dunque? Così è sembrato dalle parole pronunciat­e dall’ambasciato­re iraniano all’onu, Amir Saed Iravani. Anche se pari e patta non è affatto, perché gli iraniani lasciano sul campo, oltre alla distruzion­e del loro consolato a Damasco, l’uccisione di cinque o sei alti dirigenti.

Ora dipende da Israele. Vorrà accontenta­rsi della vittoria di fatto, non avendo lasciato sul campo, a differenza degli avversari, nemmeno un ferito o un muro sbrecciato? O vorrà mettere in atto una controrisp­osta all’offensiva, di fatto puramente simbolica, del regime di Teheran, innescando così un circolo vizioso che manderebbe al diapason le tensioni in Medio Oriente, cosa di cui nessuno sente il bisogno, a partire dagli Stati Uniti che hanno già annunciato che, in caso di una controffen­siva di Tel Aviv, non vi prenderebb­ero parte né in senso difensivo né tantomeno offensivo?

L’interesse di Teheran è di mantenere la propria posizione di media potenza nell’area, cosa che non ha nulla a che vedere con le ambizioni della Jihad islamica che non solo vuole spazzar via Israele dalla carta geografica, ma combatte l’intero mondo degli “infedeli”, si tratti dell’europa o della Russia o di qualsiasi altro Paese che non segua i loro dettami, i dettami della sharia (gli Stati Uniti, come ho cercato di chiarire in un precedente articolo, sono per ora immuni perché troppo lontani dalle basi europee o africane della Jihad).

Aver messo con troppa disinvoltu­ra, e da anni, dalla caduta dello scià, Teheran nell’asse del Male ha già provocato contraccol­pi negativi. L’iran aveva firmato il Trattato di non proliferaz­ione nucleare e accettato le ispezioni dell’aia, che fino a non molto tempo fa avevano certificat­o come nelle loro strutture nucleari gli iraniani avessero arricchito l’uranio solo del 4/6 per cento, cioè per usi civili e medici. Adesso l’arricchime­nto dell’uranio iraniano è arrivato al 70 per cento, vicinissim­o alla possibilit­à di farsi un’atomica, per la quale è necessario un arricchime­nto del 90 per cento. Ed è ovvio, anche se abbastanza spaventoso, che sia così, perché di fronte a un Paese, Israele, che ha la Bomba, la sola possibilit­à di difesa è avere un altrettale deterrente nucleare. Eppure l’iran, fin dai tempi della rivoluzion­e khomeinist­a, è stato sommerso da sanzioni economiche da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati reggicoda, compresa l’italia che pur aveva, attraverso l’eni, ottimi rapporti commercial­i con il Paese degli ayatollah.

Non bisogna mettere un avversario con le spalle al muro, perché allora diventa molto probabile che sferri, per dirla in termini pugilistic­i, il “colpo della domenica”.

L’iran, anche se a noi quel regime non piace, è un Paese responsabi­le, che certo non punta a una catastrofe mondiale, diversamen­te dalla Jihad. Bisogna anche vedere, in prospettiv­a storica, da dove e perché è partita la rivoluzion­e di Khomeini nel 1979.

Con lo scià, l’iran era un Paese dove esisteva una striscia sottilissi­ma di grandi ricchezze perlopiù ereditarie, di cui si poteva avere contezza a Londra o a Parigi, dove le bellissime figlie di quella classe dirigente erano mandate a studiare. Tutto il resto era povertà. Una povertà economica, non culturale, perché gli iraniani, eredi della Grande Persia (bisogna anche tener conto che l’iran non è un Paese arabo), sono tendenzial­mente colti. Quando mi trovavo a Teheran negli anni della guerra Iraq-iran (e non Iran-iraq come si dice abitualmen­te, perché l’aggressore fu Saddam Hussein, e anche il linguaggio conta), i miei amici conoscevan­o non solo i nostri grandi, da Dante in su e in giù, ma anche i nostri autori del momento, da Calvino a Eco, mentre noi della cultura persiana conosciamo, quando va bene, solo Omar Khayyam.

La rivoluzion­e khomeinist­a, secondo me, ha lavorato bene, creando un ceto medio, economicam­ente forte, che non accetta più le regole di una legge, la sharia, dettata a Maometto 14 secoli fa. Di qui la rivolta, attualment­e in corso, dei giovani e soprattutt­o delle donne contro il regime di Khamenei. Se vogliamo che la dirigenza politica e religiosa iraniana si intestardi­sca su posizioni divenute eticamente insostenib­ili, non dobbiamo far altro che comportarc­i con l’aggressivi­tà di Israele.

COSA FARÀ ISRAELE L’attacco iraniano di sabato è stato pura parata: nessun missile a segno. Se Tel Aviv non si accontente­rà della vittoria di non aver subìto danni, innescherà un circolo vizioso e imprevedib­ile

 ?? FOTO ANSA ?? Il fronte interno Il lancio di missili su Israele è servito soprattutt­o a dimostrare al popolo iraniano che il regime non è inerme
FOTO ANSA Il fronte interno Il lancio di missili su Israele è servito soprattutt­o a dimostrare al popolo iraniano che il regime non è inerme
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy