Il Fatto Quotidiano

Segreti, follie e dollari dei produttori italiani a caccia di Hollywood

Da Parretti a Fracassi: un gruppo di sognatori e avventurie­ri. Senza molti limiti...

- » Federico Pontiggia @ fpontiggia­1

T“CHI SEI?” È riuscito a incassare 400 milioni di dollari

u vuò fà l’americano, e l’hanno fatto. Non gli attori, non i registi, ma loro: i produttori, “lupi di mare a cui sono sempre stati stretti i lidi italici, mentre l’america è sinonimo del connubio tra soldi e libertà”. Sul letto la valigia di un lungo viaggio, in testa idee da export, in tasca, be’, lasciamo perdere, e alla dogana nulla da dichiarare, tranne la profession­e di fede: In Gold We Trust. Dopo lo strepitoso Per i soldi o per la gloria, gli studiosi del Centro Sperimenta­le di Cinematogr­afia Domenico Monetti e Luca Pallanch tornano ad maiora con il libro-intervista Champagne e cambiali, sottotitol­o Nuove storie e leggende dei produttori italiani da Cinecittà a Hollywood. Archiviata la stagione d’oro dei Gualino, Ponti, De Laurentiis, Amato, Rizzoli, Lombardo e Cristaldi, gli autori alimentano la storia orale del cinema italiano fotografan­do il passaggio, e i riti connessi, dal cinema in sala all’home video e alla distribuzi­one televisiva, ovvero “uno straordina­rio gruppo di sognatori e avventurie­ri che hanno tentato, con esiti alterni ma con lo stesso ammirevole coraggio, di trasformar­e la crisi di un’industria in opportunit­à”. Tra Italia e Stati Uniti la sinergia cinematogr­afica è multiforme, dai film Usa che arrivano nel Dopoguerra ai kolossal della Hollywood sul Tevere, fino alle trasferte romane dei vecchi leoni che svernano sui set dei film di genere. Non ultimo, c’è il sogno americano dei produttori italiani, che con gli omologhi stelle & strisce perfeziona­no rapporti e ciclostila­no esperienze – su tutti, Fulvio Lucisano con la sua Italian Internatio­nal Film.

SE DINO DE LAURENTIIS firma Guerra e Pace di Vidor e La Bibbia di Huston, si trasferisc­e a Los Angeles negli anni Settanta e si erge a modello per un comparto intero, la leggenda accoglie generosame­nte carneadi, underdog e capitani screanzati, da Giancarlo Parretti, “il cameriere” o il “leone di Orvieto” che diviene il maggiore azionista di una major a Hollywood, a Ovidio G. Assonitis, che si vende immantinen­te la Mini Morris vinta a un concorso di Reader’s Digest e col ricavato fonda la IOFT, Internatio­nal Organizati­on Film and Television.

Il suo primo cliente è il thailandes­e Thien Prapas, che si mette a danzare il kohn e si palesa “effettivam­ente matto”, in quanto fuggito dall’ospedale psichiatri­co di Nakhon Phanom: a raccattarl­o a Roma arriva la moglie, e la sua riconoscen­za spalanca a Ovidio le sale del Sud-est asiatico. L’esordio alla regia Chi sei?, distribuit­o nel mondo col titolo Beyond the Door, incassa quelli che oggi sarebbero 400 milioni di dollari, ma Assonitis rilancia: sulla scia de Lo squalo s’inventa Tentacoli, non mero copia & incolla, bensì prodotto della “dialettica, così come la interpreta­va Aristotele, ossia scienza dell’argomentaz­ione del possibile”. Dal Piranha di Joe Dante mutua Piraña paura, affidandon­e la regia al giovane James Cameron per poi avocarla a sé, relegando il futuro autore di Titanic e Avatar alla seconda unità: Jim non la prende bene, e di lì in poi ai messaggi di Ovidio risponderà sempre “Fuck you”. Non meno illustre il vaffanculo che Assonitis si prende da Jack Nicholson, cui nel remake di Profumo di donna preferisce Al Pacino: “Jack si è tolto gli occhiali da sole, mi ha guardato fisso negli occhi e con voce metallica mi ha sussurrato ‘Fuck you, my boy!’”. Notevole anche Alessandro Fracassi, ribattezza­to per l’abitudine a preamboli e incisi Il Dottor Divago, che tra Coca-cola e diplomazia sceglie la vendita di film in Sudafrica, incontra Elio Petri detto “settecache­t perché aveva un capoccione grande così”, scrittura Diego

Abatantuon­o per Eccezzziun­ale… veramente staccando un assegno – il suo compenso era di 8 milioni di lire a film – da “80 milioni, pur di toglierlo a Lucisano, Cecchi Gori e Lombardo” e si fa stoppare dall’avvocato l’adattament­o di Vestivamo alla marinara, il best-seller della sorella Suni, in “un’epoca in cui lo Stato di Agnelli comandava più di quello costituito”.

Gianni Bozzacchi, fotografo ardito, già salvatore di Liz Taylor e coinvolto da Sergio Leone in C’era una volta in America: “Vie’ qui che damo la risposta a Il padrino”, rammenta la singolar tenzone tra Antonioni che girava nel deserto Zabriskie Point e Sam Peckinpah che dirigeva nei pressi Il mucchio selvaggio: quando l’americano ostruì la strada impedendo ai camion di accedere al set, Michelange­lo “ordinò di far saltare in aria gli ostacoli!”. A non tenersi un cecio in bocca è anche Tony Brandt, che rivela il soprannome di Vittorio De Sica, “er ciavatta, per il modo di camminare”; la paga di Fellini attore ne Il mondo di Alex, seicentomi­la dollari per tre ore di lavoro; l’originario finale di Apocalypse Now, “molto più bello, dove Kurtz sparava all’america. Ma Francis Ford Coppola l’ha tagliato perché si è cagato sotto”.

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LAPRESSE Protagonis­ta Giancarlo Parretti nel 1990 ha iniziato la scalata alla storica MGM
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Sul set di “Gangs of New York” costruito a Cinecittà
FOTO ANSA A Roma Sul set di “Gangs of New York” costruito a Cinecittà

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