100 mila al corteo Anpi Insulti agli ebrei e scontri fra polizia e filo-palestina
Offese e botte alla Brigata sionista, resta ferito un giovane. Calenda accusa gli organizzatori: “Hanno diviso la piazza”
Quando la testa del corteo sta per entrare in piazza Duomo, a Milano, le delegazioni del Pd e del M5S, una dietro l’altra, hanno appena mosso i primi passi giù per corso Venezia. Un fiume umano da 100 mila persone riempie oltre due chilometri di serpentone in nome dell’antifascismo e della Festa della Liberazione, in una giornata che però si riempie di rivendicazioni, proteste, insulti, persino scontri con la Polizia. Un clima agitato fin dall’inizio, quando dopo pranzo alcuni gruppi filo-palestinesi presidiano alcuni punti chiave del percorso del corteo, preparandosi poi a riceverlo sotto al Duomo al grido di “Fuori gli assassini dal corteo”. Ce l’hanno con la comunità ebraica, qui equiparata senza distinzione alcuna a Netanyahu e alle sue politiche criminali. Il caso, neanche a dirlo, è politico. Dietro allo stendardo della Brigata Ebraica, da sempre presente a pieno titolo nel corteo, ci sono esponenti politici come Carlo
Calenda, Mariastella Gelmini e Ivan Scalfarotto, che accusano l’anpi di non aver tutelato la comunità ebraica e aver “diviso la piazza”. Calenda e i suoi (ma pure le destre) danno la colpa a quel “cessate il fuoco ovunque” che l’associazione dei partigiani ha scelto come uno degli slogan: “Mi sono limitato a riprendere le parole di Sergio Mattarella – dice passeggiando il presidente Anpi Gianfranco Pagliarulo al Fatto – oltreché di una risoluzione dell’onu”.
Al netto delle fragili accuse ai partigiani, vero è che la Brigata Ebraica finisce per essere un bersaglio. Quando il gruppo arriva in piazza Duomo, viene fischiato e insultato da alcuni giovani filo-palestinesi. Qualcuno riesce a infilarsi tra le maglie del servizio d’ordine e se la prende con alcuni giovani: volano vasi e sedie, un paio di ragazzi usano le aste delle bandiere come bastoni. Un manifestante è ferito a un braccio, poi la Polizia interviene prima che le cose peggiorino e due degli assalitori vengono portati in
Questura. Non è l’unico momento di tensione. Un altro gruppo pro-palestina si è sistemato sotto al palco sopra cui si alternano gli interventi. Beppe Sala è fischiatissimo, continuano i cori contro Israele. Più volte il gruppo, una cinquantina di persone, prova a sfondare il muro di transenne dietro cui è costretto: a un certo punto, la Polizia li rimanda indietro con una carica di alleggerimento. Il gruppo tira anche un petardo sotto al palco, poi, quando la cerimonia si chiude e la piazza inizia a svuotarsi, improvvisa un corteo – controllatissimo, ma pacifico – verso la vicina Cairoli.
PER FORTUNA,
il corteo era stato anche molto altro. Chiassoso, festoso, certamente variegato (si passa dalle bandiere per la pace della sinistra a quelle ucraine), vede sfilare una folta delegazione del Pd con in testa Elly Schlein: “Si cerchino altrove quelli che si dividono per il 25 Aprile, sono loro che sbagliano. Il modo migliore per onorarlo è continuare a impegnarci per difendere la Costituzione”. Accanto a lei ci sono tra gli altri Andrea Orlando, Pierfrancesco Majorino e Lele Fiano, che scuote il capo per le accuse agli ebrei: “La contestazione alla comunità ebraica è indegna”. Per i 5S ci sono il capogruppo lombardo Nicola Di
Marco e Gaetano Pedullà, in corsa per le Europee. Dietro al gonfalone dell’anpi ecco Pif: “Faccio un appello alla presidentessa (così si arrabbia) Giorgia Meloni: si definisca antifascisto, se antifascista è troppo femminista”. Cammina invece più avanti lo scrittore Antonio Scurati, reduce dalla contestatissima esclusione dal programma Rai Chesarà..., dove avrebbe dovuto leggere un monologo sul 25 Aprile: “Mi hanno chiesto di leggerlo e lo leggerò – sussurra al Fa t t o mentre si avvicina a piazza Duomo – ma non dico altro, non ho prediche da fare”.
Poi lo scrittore leggerà dal palco quel testo ripreso in diverse altre piazze d’italia: “Finché la parola ‘antifascismo’ non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana”. La piazza applaude, poco prima che gli scontri rovinino il resto. Per i Giovani palestinesi di Milano, uno dei gruppi coinvolti, “il comitato promotore e la Polizia difendono i sionisti”: “Non c’è differenza tra il governo Meloni e questo palco”. Marco Bestetti (FDI) lamenta “il clima d’odio alimentato da Anpi”. La Brigata Ebraica è amara: “Parole malate portano a comportamenti malati”. Dei 100 mila di Milano rischia di restare questo.
Serpentone Presenti Avs e 5S, tra i dem ci sono Fiano, Majorino e la leader Schlein: “Difendiamo la Carta” Sfilano pure Pif e Scurati
confronto e tenere in vita a colpi di defibrillatore una Lega in caduta libera. Superato da Forza Italia nei sondaggi e massacrato da Umberto Bossi, Salvini fa quindi all-in sperando che il generale, oltre che lettori, abbia pure voti. La scommessa non è però a costo zero e potrebbe rivelarsi un boomerang: Vannacci è detestato da parte del partito e non compreso da molti altri. Qualcuno, come l’ex ministro Gian Marco Centinaio, ha già chiarito che non lo voterà, preferendo “chi si è fatto il mazzo nella Lega”. Ieri il solito Paolo Grimoldi, bossiano doc, ha infierito: “Ormai candidano chiunque per raccattare tre voti”.
L’inserimento di Vannacci in tutte e 5 le circoscrizioni – probabilmente da capolista – aggiunge malcontento al malcontento, con il corollario che se davvero questa volta la Lega dovesse crollare allora anche alcuni fedelissimi potranno rivendicare di aver tentato di avvisare Salvini. Non sfugge ad esempio che, nel giorno in cui Vannacci tentenna sull’antifascismo, il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari (che a Salvini deve tutto) non esita a distinguersi: “Il nostro partito è nato antifascista, Umberto Bossi lo ha sempre rivendicato. Su questo argomento bisogna essere netti e io lo sono sempre stato”. Bisognerà informare anche Salvini.
Nella mattina del 25 Aprile partecipa a una cerimonia a Milano per la Festa della Liberazione, ma a ilfattoquotidiano.it che gli chiede se non sia provocatorio presentare il libro (e la candidatura di Vannacci) a cento metri dal corteo antifascista, il vicepremier si innervosisce: “Provocatoria lo è questa domanda. Viva i libri, viva la cultura. Presentare un libro non è mai provocatorio”. Poi parleranno le urne.