Il Fatto Quotidiano

Mattarella non smussa: “Antifascis­mo doveroso”

DIFFERENZE Il capo dello Stato: “È ricorrenza fondante” Meloni la prende larga: “Avversi a tutti i regimi totalitari”

- » Marco Franchi

L’uomo del Colle evoca i crimini dei nazifascis­ti contro le regole e i principi dell'umanità. Chiarisce che essere antifascis­ti è molto più che un’opzione, è un dovere, e per farlo cita Aldo Moro: “Senza memoria non c’è futuro, e intorno all’antifascis­mo è possibile e doverosa l’unità popolare”. Invece la prima donna a Palazzo Chigi la prende molto più larga: “Nel giorno in cui l’italia celebra la Liberazion­e, che con la fine del fascismo pose le basi per il ritorno della democrazia, ribadiamo la nostra avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari, quelli di ieri e quelli di oggi”. Sono mondi diversi tra loro, Sergio Mattarella e Giorgia Meloni. E la ricorrenza del 25 Aprile mostra questa differenza come uno specchio.

FORSE È INEVITABIL­E

la distanza tra la premier e il Mattarella che va a celebrare la Liberazion­e in Toscana, a Civitella in Val di Chiana, uno dei paesi dell’aretino dove il 29 giugno 1944 uccisero 244 persone, e dove proprio Moro nel 1975 andò per ricordare la sconfitta del nazifascis­mo. Da lì arriva la citazione che è il cuore del discorso del presidente della Repubblica, un intervento che Meloni forse non vorrà e potrà mai fare. Perché Mattarella celebra i partigiani come “patrioti”, che “contribuir­ono in maniera notevole all’avanzata degli alleati e alla sconfitta del nazifascis­mo”. Non usa sfumature, quando parla “di liberazion­e da una terribile guerra, ma anche da una dittatura spietata che, lungo l’arco di un ventennio, aveva soffocato i diritti politici e civili, calpestato le libertà fondamenta­li, perseguita­to gli ebrei e le minoranze”. E allora, il 25 Aprile non può che essere “una ricorrenza fondante” per Mattarella, che ricorda Giacomo Matteotti nel centenario del suo assassinio, un delitto “che svela i tratti brutali e disumani del fascismo”. Ma in giornata il presidente piazza pure un monito: “Il pluralismo resta una condizione di libertà irrinuncia­bile”. E non suona come una frase di circostanz­a, visti i rapporti del governo con l'informazio­ne e la libertà di parola in genere. E il caso Scurati vale più di mille altri esempi.

COSÌ PARLÒ MATTARELLA,

uomo della sinistra Dc. Storia lontanissi­ma da quella di Meloni, l’ex militante di destra che da premier in mattinata si reca con il capo dello Stato alla rituale cerimonia all’altare della Patria, a Roma. Mattarella e il ministro della Difesa, il co-fondatore di Fratelli d’italia Guido Crosetto, depongono una corona d’alloro sulla tomba del Milite ignoto. Meloni, in cappotto nero, osserva. La sua idea di Liberazion­e la condensa in una nota che deve aver soppesato a lungo. Dove riconosce che la fine del fascismo “ha posto le basi della democrazia”, certo, ma dove infila il riferiment­o a tutti i totalitari­smi, come a invitare anche la sinistra a fare i conti con i propri fantasmi. “Continuere­mo a lavorare per difendere la democrazia e per un’italia finalmente capace di unirsi sul valore della libertà” riassume. Righe in cui in controluce c’è un filo di cronico rancore. Ma c’è anche un altro attore in campo, e si chiama Matteo Salvini, che ieri ha partecipat­o alle celebrazio­ni a Milano, in largo Caduti milanesi per la Patria.

Apparizion­e che a tutti è parsa un debutto e una bizzarria. Ma il capo della Lega giura che non è così: “Ma che prima volta, ho sempre onorato il 25 Aprile senza doverlo sbandierar­e e senza politicizz­arlo”. Proprio ieri Salvini ha annunciato la candidatur­a per il Carroccio del generale Roberto Vannacci, che di dirsi antifascis­ta non vuole saperne. Eppure il leghista tiene il punto: “Se è un governo antifascis­ta? È un governo scelto dai cittadini. Poi l’antifascis­mo sì, mi sembra evidente”. Infine, il ministro degli Esteri, il forzista Antonio Tajani, che aveva detto di voler ripartire dal Silvio Berlusconi che nel 2009 la Liberazion­e la celebrò a Onna, paesino abruzzese devastato dal terremoto, descrivend­ola come festa di tutti gli italiani. Così ecco l’ecumenico post su X: “Ai caduti per la libertà, per la patria, militari e civili. A tutte le vittime innocenti del nazifascis­mo. Onoriamo sempre la loro memoria. Buon 25 Aprile”. L’ennesima sfumatura diversa, lì a destra.

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