Trojan: FDI rischia di andare sotto con il voto segreto
Il deputato di Azione Enrico Costa chiede ancora di eliminare il captatore per i reati contro la PA. A favore Lega e Fi
Èsempre stato l’obiettivo del centrodestra e adesso potrebbe concretizzarsi: il divieto del trojan, il captatore informatico, per le indagini contro la corruzione e più in generale i reati contro la Pubblica amministrazione, consentito, invece, grazie alla Spazzacorrotti.
In Commissione Giustizia alla Camera giovedì pomeriggio è stato dichiarato ammissibile l’emendamento anti-trojan al disegno di legge cybersicurezza presentato dal solito Enrico Costa, ex Forza Italia, ora di Azione. Tre giorni fa era stato dichiarato inammissibile, Costa ha fatto ricorso e ha avuto ragione. Dunque, l’emendamento che manda al macero il trojan per le indagini è tornato a vivere.
E QUI SI APRE
una questione politica interna alla maggioranza. Il governo, con in testa il sottosegretario Alfredo Mantovano, ha intenzione di dare parere negativo tant’è vero che aveva esultato per l’inammissibilità della norma. Quest’ultimo è appoggiato da Fratelli d’italia che, con la testa alle elezioni europee, teme ricadute sul suo elettorato. Il voto in commissione è previsto la settimana prossima. Ma è l’aula di Montecitorio il luogo cruciale per questo emendamento che, invece, Forza Italia vuole votare. E Costa sembra intenzionato ad aprire una spaccatura nella maggioranza: proporrà il voto segreto e con ogni probabilità sarà concesso visto che il tema riguarda la libertà personale. Stesso schema dell’emendamento bavaglio – approvato dalla maggioranza – cioè il divieto di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare.
Dunque il centrodestra sembra spaccato, ma FI insiste sul voto per vietare il trojan anticorruzione. D’altronde, a settembre scorso, sono stati gli azzurri in Senato a fare un blitz in Commissione Giustizia e a imporre all’ultimo minuto un “suggerimento” per arrivare al divieto del trojan, all’interno della relazione finale in merito all’indagine “conoscitiva sulle intercettazioni” della presidente Giulia Bongiorno. Artefice,
il capogruppo forzista in commissione Pierantonio Zanettin, il quale ottenne un’integrazione della relazione contro il trojan che contraddice quanto scritto da Bongiorno sull’importanza del captatore, riconosciuta anche nella lotta contro la corruzione: “È opportuno un supplemento di riflessione su modalità e condizioni di utilizzo del trojan per reati di minore gravità”. Cioè la corruzione diventa un reato “minore”. Ma nella relazione Bongiorno, valida fino a poche ore prima di quel voto, c’era solo l’apprezzamento per il trojan anche contro la corruzione: “La disciplina introdotta in Italia costituisce un importante punto di riferimento a livello internazionale in un momento nel quale numerosi sistemi processuali sono alla ricerca di un nuovo punto di equilibrio tra la privacy e i moderni metodi di captazione delle comunicazioni informatiche e telematiche, considerate come uno dei principali terreni di diffusione del terrorismo, di operatività della criminalità organizzata e la corruzione, e di collegamento tra queste differenti realtà…”. Ed è bene precisare che il captatore informatico per un’ipotesi di corruzione si può usare solo in presenza di “gravi” indizi di reato e se “assolutamente indispensabile” per le indagini. Altro che spionaggio di massa “nelle camere da letto di mezza Italia”.
MA LA STORIA
del governo Meloni è fatta di norme già approvate o in corso d’opera “svuota” reati scontro la Pubblica amministrazione. Il primo decreto, a ottobre 2022, “anti-rave” eliminò dall’elenco dei reati ostativi ai benefici carcerari quelli corruttivi i, che erano stati inseriti dalla Spazzacorrotti. L’anno scorso è stato approvato il divieto delle intercettazioni a “strascico” previste da un decreto dell’ex ministro della Giustizia Bonafede. Sono in discussione le nuove norme che complicano il sequestro dei cellulari e di altri apparecchi informatici e, soprattutto neutralizzano l’utilizzabilità della messaggistica sequestrata, come le chat. Ed è in via di approvazione anche il limite temporale di 45 giorni per intercettare, a meno che non si tratti di mafia e terrorismo.
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