L’europa paga già più degli Usa, ma meno di ciò che ha promesso
Negli ultimi sei quadrimestri, dall’ultimo del 2022, l’europa ha sempre donato all’ucraina più degli Usa. Nonostante questo, gli aiuti europei non sono riusciti a colmare il vuoto lasciato dal blocco durato per tutto il 2023, dei fondi provenienti da Washington. La scorsa settimana il Congresso statunitense ha approvato 60 miliardi di euro in aiuti, ma secondo gli economisti sono solo 23 quelli che andranno a Kiev. Dovrebbero essere a malapena sufficienti a una pianificazione di sei mesi di guerra. Considerando l’ultima tranche di aiuti, gli Usa hanno dato 90 miliardi a Kiev, l’ue e gli Stati membri sono a quota 89,9 a cui vanno aggiunti tutti i fondi inseriti a bilancio per i prossimi anni. Gli ultimi 4,8 miliardi sono stati approvati ieri dal Parlamento europeo per la neonata Riserva Ucraina atta a “mantenere il funzionamento dello Stato e dei servizi essenziali”. Questi soldi saranno iscritti nel bilancio 2024 e si sommeranno a un altro miliardo destinato ai Balcani occidentali e al Fondo europeo per la Difesa. Anche quest’ultimo serve a comprare armi.
PER TENERE TRACCIA di tutti i versamenti a Kiev, i ricercatori dell’ukraine Support Tracker dividono gli aiuti in “promessi” e “consegnati”. I governi annunciano grandi pacchetti che però non vengono inviati sul momento, sovente si tratta di fondi che saranno dilazionati in anni. L’arco temporale per la maggioranza dei donatori, specialmente in Europa, arriva al 2027. Questo è dovuto alla pianificazione di Bruxelles che considera il quadriennio (2024-27) come il quadro operativo di base. Lavorare in questa prospettiva ha permesso a diversi governi di rendere poco chiari i soldi usati per armare l’ucraina. Ieri l’ukraine Support Tracker ha reso nota la classifica della trasparenza negli aiuti dei vari Paesi: Germania prima, ultimo posto pari merito per Italia e Svezia. Pochi mesi fa Berlino ha annunciato il più grande pacchetto di aiuti per Kiev, 10 miliardi di euro, ben presto emendati a 12. Di questi 4,1 sono già stati trasferiti all’ucraina, nell’immediato la Cancelleria tedesca ha pubblicato il valore di ogni singolo bene inviato. I restanti 7,9 miliardi saranno inseriti nei bilanci dei prossimi tre anni. Seguendo lo stesso principio stanno lavorando Danimarca, Lituania, Norvegia e Svizzera. La Svezia ha annunciato 1,6 miliardi in aiuti, ma niente è ancora stato trasferito. Le istituzioni europee hanno raggiunto l’accordo con gli Stati membri per il trasferimento di 50 miliardi a Kiev nei prossimi quattro anni, 12,5 miliardi ogni 12 mesi. Questi fondi non sono ancora stati messi a disposizione dell’ucraina. Il totale degli aiuti promessi dall’europa (incluso il Regno Unito) e ancora da consegnare supera gli 81 miliardi di euro. Sommati agli 89,9 già inviati, diventa evidente il superiore impegno europeo per Kiev rispetto a quanto fatto (e promesso) dagli Stati Uniti. Dalla raccolta dati portata avanti dall’ukraine Support Tracker emerge che l’unico supporto su cui Washington gioca ancora un ruolo fondamentale è quello delle munizioni. L’europa ha trasferito a Kiev più cannoni, mezzi corazzati, sistemi di difesa aerea che la Casa Bianca, ma solo la metà delle munizioni messe a disposizione dagli americani. È interessante segnalare che nei 30 miliardi già spesi dalle istituzioni europee, nulla sia ancora andato agli aiuti militari. Bruxelles, fino all’approvazione dei 50 miliardi per la Difesa, ha sempre preferito mandare a Kiev aiuti umanitari e finanziari. Questi ultimi, oltre 27 miliardi, sono stati fondamentali per non far fallire il paese e garantire agli ucraini il funzionamento dei servizi di base: scuole, ospedali e servizi pubblici in generale. Stiamo escludendo da questo resoconto i paesi donatori non europei per semplificare, si tratta infatti di un apporto che non supera il 4% del totale. La prospettiva per i prossimi mesi (anni probabilmente) è un maggior impegno europeo, specialmente nel settore degli armamenti.
Di pari passo agli aiuti per Kiev, la macchina della Difesa di ogni Paese richiede interventi crescenti dovuti all’instabilità internazionale. Il Regno Unito intende finanziare l’incremento delle spese per la difesa fino al 2,5% del Pil, già nel 2030, con il taglio di servizi pubblici. Il ministro britannico Jeremy Hunt in visita a Kiev ha spiegato che l’impennata delle spese militari costerà 20 miliardi di sterline (23 miliardi di euro).
Trasparenza Gli ucraini fanno la classifica: i tedeschi i più affidabili; ultimi, a pari “demerito” con gli svedesi, ci sono proprio gli italiani