La Bce: il nuovo Patto di Stabilità è recessivo Impatterà sul Pil tra lo 0,2 e lo 0,4% annuo
Il nuovo Patto di Stabilità appena varato dall’europarlamento, con l’astensione di degli eurodeputati dei partiti italiani e il voto contrario di M5S, comporterà misure di consolidamento di bilancio che avranno effetti recessivi sull’economia dell’eurozona. Lo sostengono le stime della Banca centrale europea contenute in un approfondimento del suo ultimo Bollettino economico sui temi della governance fiscale. Secondo gli economisti della Bce, le misure di consolidamento dei bilanci pubblici necessarie a tenere fede alle richieste del Patto saranno comprese, in media, tra 0,4 e 0,6 punti percentuali di Pil ogni anno nel biennio 2025-2026. Il loro impatto sulla crescita economica dell’eurozona sarà compreso tra lo 0,2 e lo 0,4% del Pil in ogni anno. L’effetto maggiore sul Pil si avrà scegliendo l’aggiustamento di bilancio in 4 anni, invece l’impatto sarà più contenuto (ovviamente) se verrà “spalmato” su 7 anni. La flessibilità prevista dalle regole potrebbe attenuare il colpo, ma comporterebbe aggiustamenti più elevati in futuro.
L’adesione al nuovo Patto, secondo il bollettino Bce, “comporterebbe, nel complesso, un ulteriore inasprimento delle politiche di bilancio per il biennio 2025-2026 rispetto allo scenario di base delle proiezioni di marzo 2024 formulate dagli esperti Bce”, scrivono i tecnici dell’eurotower di Francoforte. A seconda della durata del periodo di aggiustamento (da 4 a 7 anni), gli scenari ipotizzano che i governi adottino misure di consolidamento per un valore compreso, in media, tra 0,4 e 0,6 punti percentuali del Pil nel biennio 2025-2026. Nel complesso, a livello aggregato di area dell’euro gli scenari elaborati ipotizzano che il 70% del consolidamento sarà realizzato dal lato della spesa e il 30% dal lato delle entrate (in questo caso, meno della metà sarà realizzato attraverso imposte indirette nette). Se la composizione dell’aggiustamento fosse questa, ci sarebbero solo effetti modesti sul Pil, in particolare in caso di aggiustamento su un orizzonte temporale di 7 anni. Ma la stessa Bce sottolinea che le sue stime su aggiustamenti ed effetti sul Pil sono caratterizzate da “notevole incertezza”. Tempi e composizione del consolidamento devono essere ancora concordati nei piani strutturali di bilancio nazionali, e non sono ancora noti i rischi connessi all’attuazione pratica delle regole, come la flessibilità consentita ex post qualora i Paesi usufruissero del margine di deviazione previsto.